- Un ragionamento da partito nazista?
- Il trionfo della legge su una morale oscurantista e clericale?
- Come fa un medico a certificare in anticipo con certezza la buona salute del nascituro?
- Eperché non ha fatto tutti gli esami ma solo alcuni
- Come faranno 2 genitori a spiegare al diretto interessato che hanno "vinto" un sacco di soldi perché dovevano disfarsi di lui e non ci sono riusciti?
E poi diciamo che è difficile il nostro mestiere, dove dobbiamo soltanto giudicare se un pallone si trova di là o di qua di una riga bianca.
L'articolo è dal Gazzettino di Treviso odierno.
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TREVISO - La sentenza della Cassazione in sè è rivoluzionaria. Per la prima volta infatti viene riconosciuto il diritto all’indennizzo anche al bambino che nasce disabile e non solo alla famiglia. Finora potevano chiedere il risarcimento del danno solo i familiari: papà, mamma, sorelle e fratelli. Nessun altro. Soprattutto non aveva diritto di chiedere i danni il bambino che, a causa di una errata diagnosi del medico, nasceva diversamente abile. Il feto infatti non è soggetto di diritto, come sostiene la giurisprudenza, e dunque non ha diritto a non nascere; se nasce malformato non ha diritto di chiedere i danni. Finora insomma i Tribunali avevano ritenuto che vivere - e nascere disabili - era comunque meglio che non nascere.
Questa sentenza della terza sezione civile della Suprema Corte ribalta il punto di vista e riconosce il diritto all’indennizzo al bimbo handicappato. Il caso è stato sollevato dall’avvocato Enrico Cornelio di Mestre per conto della famiglia O.
La mamma della piccola che chiameremo Maria, che aveva già avuto due figli, quando scopre di essere incinta per la terza volta dice chiaramente al medico che è disposta a continuare la gravidanza purché il bambino nasca sano. Per mille motivi, a cominciare dal fatto che ha già due figli piccoli cui badare e che la famiglia non è in condizioni economiche tali da prendere sotto gamba la nascita di un figlio con problemi. Dunque, la signora si rivolge a un medico che lavora in ospedale a Castelfranco, il quale riconosce le sue ragioni e consiglia una serie di test, ma non quelli decisivi - amniocentesi, villocentesi, deposito di liquido linfatico nella plica nucale. Del resto la signora era giovane, avendo all’epoca 29 anni e due figli sanissimi.
Nel settembre del 1996 nasce la piccola Maria, affetta da sindrome di Down. I genitori e le sorelle di Maria chiedono conto di quello che è successo al medico e all’Ulss 8 di Castelfranco. Il Tribunale di Treviso assolve il medico e la sentenza viene confermata anche dalla Corte di appello di Venezia. I genitori fanno, quindi, ricorso in Cassazione. Che accoglie tutti i motivi di ricorso dell’avvocato Cornelio il quale non solo chiede la condanna del medico e dell’Ulss, ma soprattutto l’ammissione alla richiesta di indennizzo della diretta interessata e cioè della bambina disabile.
E per la prima volta la Corte di Cassazione accoglie il principio che non nascere a volte non è un danno, mentre nascere malformato e diventare invalido è un danno. Per la piccola Maria è stato chiesto un milione di euro.