da tony il gio feb 24, 2011 10:41 am
Tre Nazioni del Maghreb sono in stato di guerra civile. Non può essere un caso evidentemente e l’esperienza storica ci insegna che le rivoluzioni popolari nascono dall’esasperazione delle disparità tra la condizione di vita del popolo e quella della ristretta classe dirigente, dalla grande rivoluzione francese al “piccolo” tumulto di San Martino ne “I Promessi Sposi”
Non può essere un caso evidentemente che in un mese avvengano tre sollevazioni in stati vicini e simili. Siamo infatti in Paesi islamici, ma non dove vige un regime teocratico integralista come in Iran o nell’Afghanistan talebano, dove la dittatura controlla e soffoca, o prova a soffocare, ogni movimento, ogni possibile focolare di protesta a colpi di censura e di fucile. Internet aiuta, abbatte i confini, quelli nazionali e quelli imposti dalle censure; ma non è solo questo. Se le idee partite dalla Tunisia hanno avuto terreno fertile perché il malessere è ovunque: parte dalla Tunisia e arriva fino all’India, passando per Turchia e Iran, dove la tensione è rimasta nell’aria (e tralasciamo Israele per non dover introdurre troppe semplificazioni). La crisi economica è proprio mondiale e dove l’economia di un Paese è debole ma connessa con i paesi occidentali l’inflazione si fa sentire in modo più pesante nei confronti della popolazione che così non riesce a soddisfare i bisogni primari: mangiare e tenere un tetto sopra la casa. Il resto viene da sé. E non promette niente di buono, evidentemente perché negli stati confinanti le condizioni sono le stesse: i ricchi giacimenti petroliferi del medio oriente sono proprietà degli sceicchi che si occupano di Formula 1 e calcio internazionale.
Allora cosa può fare chi si trova in questo momento in nordafrica? Chi non ha niente, non lascia niente ed appena può scappa verso l’Europa, non ci sono alternative. E allora il problema diventa terribilmente europeo e italiano, perché un milione di persone potrebbe finire dalle nostre parti. Cosa ne facciamo? La convenzione di Ginevra protegge chi fugge da aree di guerra, non possiamo mandarli indietro, almeno non finché non cessa la guerra e d’altra parte dovremmo pensare molto bene a dove metterli tutti. Non è più solo un problema di forniture energetiche, peraltro un problema serissimo, visto che il nostro sistema energetico si basa (anche) su gas e petrolio proveniente dalla Libia e dalla Tunisia. È un problema sociale, che l’Italia e la Grecia da sole, già immerse fino al collo, non possono sostenere. Secondo Amnesty International, la cui ex-presidente è stata recentemente pensionata con una buonuscita da 800mila $, bisognava fare di più prima e sarà anche vero ma bisogna anche chiedersi cosa si doveva fare, perché non sono paesi poveri in cui inviare gli aiuti umanitari, ma paesi governati in modo scellerato. Di andare a vendere la democrazia con le armi e la coca cola non se ne parla proprio, a meno che l’esperienza iraqena non abbia insegnato nulla. Il passaggio alla democrazia è salvo rari casi sempre stato traumatico e violento. Perché la democrazia nasce dal basso ed essere voluta da una nazione, altrimenti resta un esperimento destinato a morire. Che ci piaccia o no, quindi, questi moti sono una tragedia inevitabile e l’unica cosa in grado di fermarli è un atto di responsabilità da parte del dittatore di turno (su Gheddafi non ci spero) oppure il suo linciaggio.
Quanto alla possibilità che si instauri un regime islamico integralista di stampo iraniano al posto dei vecchi regimi, essa esiste, del resto quante volte ad un regime ne è subentrato un altro? Però dove c’è voglia di libertà uguaglianza e giustizia, difficilmente queste cose attecchiscono ed io spero fortemente che sia così, perché dall’integralismo, islamico o di altro genere, non è mai venuto fuori niente di buono.
A proposito: e l’Italia? Siamo proprio sicuri che in Italia queste cose non potranno mai accadere? Siamo un Paese moderno, liberale, civile? Sì. Ne siamo quasi sicuri. Eppure le condizioni di partenza ci sono tutte: corruzione dilagante (lo ha detto questa settimana la Corte dei Conti, lo ha detto la Cassazione penale SS.UU. n. 15208/2010 nei confronti della nostra massima carica politica, lo dicono svariate statistiche internazionali), potere d’acquisto delle famiglie al minimo storico, disoccupazione giovanile altissima. Clientelismo, scandali, sprechi della politica e dello Stato non fanno nemmeno notizia. Chi dovrebbe formare le coscienze critiche o lavora per la politica o contro di essa. E non si dica che chi scrive è di sinistra! Arriveremo in una situazione simile a quella libica allora? Direi proprio di no, non avremo i 10mila morti annunciati oggi da Tripoli, ma le immagini dei politici in fuga dalla folla durante Tangentopoli vengono dall’Italia e il pericolo che qualcuno si faccia male sul serio c’è.
E poi tutti condanneranno la violenza, come è giusto che sia.