fischiofiasco:
io sono un insegnante e non mi sono mai sognato (e meno male...) di farmi influenzare nel giudizio da particolari estetici del ragazzo (trattandosi di scuole superiori parliamo anche di 18enni) come tatuaggi, orecchini e modo di vestire.
Il parallelo che proponi è sicuramente interessante, come sono del tutto sensate le riflessioni che seguono.
C’è uno scoglio però che si frappone. Tu insegni alle medie superiori, hai un rapporto se non quotidiano quanto meno costante con i tuoi studenti dei quali impari ad apprezzare qualità e valutare difetti a dispetto anche della loro tenuta e del loro aspetto. Ti è quindi relativamente agevole scollegarti dai tuoi canoni e da eventuali pregiudizi (nulla di negativo in questo termine, tutti ne abbiamo, sono antropologicamente necessari).
Diverso è il caso personale del sottoscritto che opera in ambito universitario dove, come ben saprai e come sanno più o meno tutti, il distacco docente-studente è marcato o un rapporto che sia tale è limitato a pochi casi. Questo indipendentemente dalle reciproche volontà: è il sistema aldilà di tutte le retoriche buone per una filmografia ottimista.
Si prova a essere distaccati, non condizionati, ci provo ma umilmente non son sicurissimo che sia accaduto ogni volta.
Ora, nel caso di un giovane arbitro, questi si trova, un po' come all'università, spesso se non sempre (correggetemi se così non è) a essere sottoposto al giudizio da parte di chi non lo conosce e che egli non conosce, il tutto piuttosto superficialmente nella migliore eventualità (parentopoli escluse).
Quindi il rischio è doppio: il primo è quello d’incappare in un OA prevenuto e un po’ ottuso. Il secondo è quello che il suo valutatore sia sì ben intenzionato a volare alto, sopra i preconcetti, ma zavorrato dalla mancanza di conoscenza effettiva non solo tecnica ma anche umana.
Molto, ma molto d’accordo sull’importanza della proprietà di linguaggio, serve a dare autorevolezza e a prevenire equivoci pur non percepito dagli spalti. Per un tatuaggio vistoso il ragionamento è inverso: ininfluente o quasi (credo) nell’impatto coi giocatori ma influenza l’occhio di chi guarda che di solito ha bisogno di tutto tranne che di un pretesto per deridere o peggio.