da w1llys il mer mar 03, 2010 12:46 pm
-Le limitazioni imposte a Tedeschi e Boggi come ad esempio la verbalizzazione dei lavori delle CAN.
Fa piacere leggere la domanda impostata in questo modo, sottolineando un aspetto che, evidentemente, molti conoscono ma che, a memoria, non ricordo di aver mai letto in alcun luogo. Si parla sempre della situazione Zega-Baratta ma mai di questo aspetto, enormemente più grave.
Andiamo con ordine.
Gussoni, appena eletto, convocò Roberto Boggi in Presidenza per avere spiegazioni relativamente alla posizione di Zega e Baratta che, come tutti sanno, non avevano superato i test atletici (in particolare il test di Cooper) ma, nonostante ciò, arbitravano regolarmente.
La spiegazione di Boggi non convinse Gussoni (sinceramente non posso che essere dello stesso avviso: se le regole valgono per tutti devono valere anche per tutti gli arbitri della CAN – C, come si chiamava allora) e, approfittando di questo, impose alla CAN ed alla CAN-C ciò che voleva comunque fare, vale a dire impose la verbalizzazione dei lavori delle commissioni e la spiegazione di ogni singola gara, in tal modo limitando gravemente e pesantemente la libertà decisionale degli organi tecnici nominati (non dimentichiamolo) dall’acerrimo nemico Luigi Agnolin (nel breve periodo in cui questi occupò la poltrone di Commissario dell’Associazione).
Nel volgere di un mese circa si dimisero dai loro incarichi sia Boggi che Tedeschi i quali, per le loro non certo esigue condizioni economiche, avevano accettato l’incarico certamente come un onore ma anche come un onere non limitato all’aspetto contrattuale. Limitati gravemente nella loro potestà decisionale decisero di presentare le proprie dimissioni, prontamente accettate dall’allora Presidente. In modo elegante Tedeschi (adducendo l’inaccettabilità delle troppe polemiche personale mosse dai mass-media nei suoi confronti) in modo molto più polemico Boggi che, ricorderanno in più, scrisse una lunga lettera-denuncia pubblicata su alcuni quotidiani in cui spiegava il comportamento di Gussoni e le gravi violazioni alla libertà decisionale del commissario nominato. Per questa lettera, come in ogni stato di polizia che si rispetti, Boggi venne deferito e colpito da sospensione temporale (non ricordo la quantificazione, mi si perdoni).
Si apriva così la problematica relativa alla sostituzione del designatore Tedeschi.
Secondo logica il posto avrebbe dovuto essere occupato dal Presidente del settore tecnico che, peraltro, già conosceva sia l’ambiente che i singoli arbitri ed assistenti, essendo stato il designatore fino al giugno precedente. Eh sì, in quel momento a capo del settore tecnico vi era proprio Maurizio Mattei. Il quale non venne nemmeno contattato, così come non venne interpellato (se non in modo ufficioso) nemmeno il Comitato Nazionale.
Gussoni tenendo fede ad un principio enunciato più volte senza vergogna (chi lo ha sentito parlare non può negarlo: spesso ho io stesso sentito Gussoni dire che lui prima che uomo AIA si sente uomo CAN…) assunse l’incarico di designatore ad interim della CAN, occupando ben due poltrone contemporaneamente, Presidente dell’AIA e designatore della CAN. Per non dire poi della terza poltrona occupata poco dopo, vale a dire quello di vice presidente vicario della Federazione. Se a questo aggiungiamo che doveva far fronte anche ai suoi impegni come magnate industriale, con svariati viaggi all’estero per seguire le sue aziende possiamo ben immaginare quanto tempo potesse dedicare alla base. D’altronde ci sarà un motivo se da 150 e passa voti è passato a dover rinunciare alla corsa presidenziale lo scorso anno, avendo dovuto prender atto che forse avrebbe potuto contare sul voto della sezione di Viareggio, forse…
In ogni caso, appena auto-nominatosi designatore della CAN si fece affiancare da Pierluigi Collina, in quel momento commentatore di Sky (non dimentichiamoci che Collina si era dimesso 18 mesi prima dall’AIA, non dalla CAN, per i soldi della Opel, sponsor del Milan, società di serie A, che oggi viene arbitrata da colleghi designati da Collina stesso…) nel ruolo di collaboratore esterno. Ovviamente in modo gratuito: altrettanto ovviamente posso immaginare che lo stesso Collina abbia accettato ben sapendo che l’anno successivo avrebbe occupato il ruolo di designatore per la modica cifra di euro 500mila (aumentati quest’anno a 580mila) per l’immenso compito di designare 21 (ventuno) gare alla settimana.
Naturalmente, dato che Gussoni è un uomo rispettoso dei regolamenti, fece inserire nel regolamento una norma ad hoc, che consentiva ad un numero circoscritto ed in possesso di taluni requisiti (si veda il sito, nella pagina relativa al regolamento) di rientrare nell’AIA. Norma ad personam (o quasi…) di cui Collina approfittò immediatamente. L’anno successivo Collina (con grande sorpresa generale, ironico…) divenne designatore della CAN.
Chi è attento osservatore si sarà reso conto che i nomi lanciati da Gussoni sono rimasti i medesimi lanciati da Collina, come pure che coloro che non rientravano nelle grazie di Gussoni sono rimasti ai margini anche con Collina. Esempi? Nei sei mesi di regno Gussoni non videro più la serie A arbitri come Herberg, Squillace e Pantana, i quali, chi più (il maceratese) chi meno (gli altri due) venivano designati ogni tanto in serie A. L’anno successivo tutti e tre non fecero nemmeno una singola apparizione nella massima serie per essere poi dismessi a fine anno. Strano, sembra quasi che tutto fosse già deciso a tavolino (ironico)… Idem dicasi per Salati di Trento, una gara in A a fine stagione con Gussoni (che non aveva necessità di dismetterlo), nessuna l’anno successivo. Permettetemi: c’è qualcosa che non va…