Borgonovo e la SLA

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Borgonovo e la SLA

Messaggioda Aspide1979 il ven set 05, 2008 7:17 am

L'ex attaccante di Fiorentina e Milan ha scelto di raccontare il suo dramma
Borgonovo: «Malato di Sla lotto per vivere»
«Ho aperto una Fondazione, cerco soldi per la ricerca. Magari salta fuori la penicillina del 2008»

GIUSSANO (Milano) — Dieci, lunghissimi, minuti. Il tempo tecnico perché la farfalla esca dallo scafandro con le pupille dilatate dallo sforzo e quegli occhi neri, buoni e vivissimi, mobili come quando cercavano un pallone da arpionare in area. Oggi vanno a caccia di lettere, una per una, sul comunicatore oculare che sovrasta la sedia a rotelle. L'attesa è stata lunga: tre anni spesi ad accettare che la malattia gli sia entrata a gamba tesa sulla vita. Dieci minuti in più o in meno, ora, sono spiccioli. «Io, Stefano Borgonovo, sono malato di Sla. Ho aperto una fondazione per aiutare chi è nelle mie condizioni. Voglio trovare soldi per la ricerca: magari salta fuori la penicillina del 2008. Mi rifiuto di pensare che la Sla sia una malattia del pallone. Io, se potessi, scenderei in campo adesso, su un prato o all'oratorio. Perché io amo il calcio». Il nuovo Stefano, dentro, non è cambiato. Il male l'ha mangiato dall'interno senza scalfirne la purezza di intenti, la grana fina dei sentimenti, l'anima. Fuori, la sclerosi laterale amiotrofica l'ha plasmato come cera. I piedi tecnici della coppia Borgonovo- Baggio in viola, Stefano sotto i riccetti bruni e Robi vestito di talento alla fine degli anni 80, si sono stortati e non camminano più. I polpacci che regalarono al Milan la finale di Coppacampioni '90, decisivo gol al Bayern in trasferta, sono evaporati. Le mani che agguantarono tre presenze nella nazionale di Vicini, sono diventate adunche. Le parole furono le prime ad andarsene. Ottobre 2005. Stefano smozzicava le frasi. Il baco era appena entrato nel chip del campione.

LA DIAGNOSI - «Io pensai a un ictus, poi un neurologo ci mise di fronte alla realtà» dice Chantal Borgonovo, roccia, compagna d'avventura, mamma di quattro ragazzi e moglie della Sla. La voce di Stefano, oggi, è quella dell'eye tracker, la macchina che lo tiene in contatto con il mondo. Una lettera per volta. Ha il timbro metallico del Gps dell'auto, il suo personalissimo navigatore satellitare dentro la nuova esistenza. «Parliamo, discutiamo, chiacchieriamo. Quando rompo troppo mi manda persino a quel paese». È solo tutto un po' più lento. «Vaf-fan-cu-lo Chantal». E poi, dieci minuti dopo: «Ti a-mo Chantal». No, in fondo non è cambiato proprio niente. Ci sono affetti speciali, amici veri e una famiglia che emana forza e triste ottimismo intorno a questa partita senza tribuna vip e senza pubblico, gli ex compagni a cui è stata sbattuta la porta in faccia sono rimasti lì, sullo zerbino della bella casa di Giussano, ad aspettare una schiarita all'orizzonte della tempesta emotiva. Oggi il salotto è pieno di gente e di luce, c'è Andrea che sembra Borgonovo diciottenne al debutto in A col Como e gira al largo dalla carrozzina di quel papà che all'improvviso ha smesso di segnare, c'è Alessandra che dirige il traffico di facce e di caffè, Benedetta con il cane in braccio e la piccola Gaia, 5 anni, in grembo al dottor Mario Melazzini, presidente dell'Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica), ammalato lui stesso, bomber di sfondamento in questa squadra della speranza che tutti i giorni si batte all'Ospedale di Niguarda tra le fila del centro Nemo, difesa a uomo, marcature strette. Borgonovo, naturalmente, capitano. L'architrave del dolore è Chantal, che s'innamorò di Stefano a 15 anni vedendolo passare in piazza San Giacomo e da allora non l'ha più lasciato, nella buona («Como, Firenze, Milano, una vita fantastica, lui giovane, bello, ricco, sano») e nella cattiva sorte, la simmetria con il mondo interiore di Gianluca Signorini è forte («E infatti, quando mi sentivo persa, avrei voluto mettermi in contatto con la moglie ma avevo paura di disturbare»), questa è una storia che ha in sottofondo il sibilo delle macchine che aiutano Stefano a respirare ma non c'è cappa, l'aria è serena, e raccontare forse aiuta. «Ste è una brava persona, era un calciatore stimato, non si meritava una malattia come questa». Perché, Chantal? «Lo sapevano tutti, ma all'inizio non volevamo parlarne, eravamo nel rifiuto totale, la mano, il braccio, le gambe, perdeva qualcosa ogni giorno, una caduta libera, facevamo finta di niente anche con i suoi genitori...».

TANTE IPOTESI, NESSUNA CERTEZZA - Perché, Chantal? «I traumi del calcio, i fertilizzanti dei campi, l'abuso di farmaci leciti, il doping, la predisposizione genetica: le ipotesi sono tante, i casi in Italia 5 mila, nessuna certezza e nessuna cura...». Perché, Chantal? «Usare la popolarità di Stefano per parlare della Sla, aiutare chi non è assistito come noi, cercare fondi per la ricerca e un giorno, maga ri, trovare una cura. Ecco perché». La Fondazione Borgonovo è nata così: «Gli ho detto: il malato sei tu, la gente può identificarsi in te». Stefano annuisce, immobile ma con l'argento vivo e il tubo della tracheotomia addosso, poi fa una smorfia che è un sorriso ancora bellissimo. Usa gli occhi come mouse, dice: «Sono arrabbiato con Pessotto che ha scritto un libro per raccontare che voleva morire mentre io sono qui che voglio vivere». Stanarlo non è stato facile. «Aveva bisogno di tempo, non era pronto — ricorda Chantal —, ma è un lottatore, lo è sempre stato. Dura? È molto peggio che dura. Però io sono convinta che per noi non sia finita». Dribbling. «Viviamo giorno per giorno. Il futuro non è segnato». Cross teso. «E se lui fosse il primo calciatore che guarisce dalla Sla?». È un contropiede fulminante. Stefano capisce e scatta sul filo del fuorigioco, controlla la palla, se la sistema sul destro come quel giorno a Monaco. Batte due volte le ciglia. Sembra un urlo a squarciagola. «Sì».

Da www.corriere.it
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Re: Borgonovo e la SLA

Messaggioda cecco25 il ven set 05, 2008 9:01 am

Veramente bella questa intervista, la sto vedendo da stamattina su sky, credo che siano stati loro ad intervistarlo per primi ieri.
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Re: Borgonovo e la SLA

Messaggioda mikeguerini il ven set 05, 2008 9:45 am

cecco25 ha scritto:Veramente bella questa intervista, la sto vedendo da stamattina su sky, credo che siano stati loro ad intervistarlo per primi ieri.

Io l'ho vista ieri notte su sky sport 24, certo che è una malattia terribile... mi dispiace per lui e per tutte le persone con questa malattia
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Re: Borgonovo e la SLA

Messaggioda Aspide1979 il ven set 05, 2008 10:24 am

Che casualmente (ma dati scientifici non ce ne sono ancora) colpisce più gli sportivi ed in particolare i calciatori...
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Re: Borgonovo e la SLA

Messaggioda cecco25 il ven set 05, 2008 12:51 pm

Mi era parso di sentire qualche tempo fa che la colpa probabilmente era di una pomata molto famosa che si usa per i problemi muscolari. Infatti da poco è stata cambiata con un'altra, sempre della stessa casa, ma ha un altro nome e altre sostanze.
Però non lo hanno più detto da quel dì . boh .
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Re: Borgonovo e la SLA

Messaggioda Aspide1979 il sab set 06, 2008 2:59 pm

Mi auguro che non sia colpa del Lasonil... altrimenti tutti quelli che fanno terapia contro le trombosi venose profonde sarebbero a rischio!
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Re: Borgonovo e la SLA

Messaggioda cecco25 il sab set 06, 2008 10:07 pm

Aspide1979 ha scritto:Mi auguro che non sia colpa del Lasonil... altrimenti tutti quelli che fanno terapia contro le trombosi venose profonde sarebbero a rischio!


Comunque non è quella.

Non so se lo posso dire quale è, visto che sicurissimo ( ma ho buona memoria) non sono.
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Re: Borgonovo e la SLA

Messaggioda onlyReferee il dom mar 22, 2009 2:11 pm

Aspide1979 ha scritto:Che casualmente (ma dati scientifici non ce ne sono ancora) colpisce più gli sportivi ed in particolare i calciatori...

Già, le statistiche dicono così. Speriamo che comunque si trovi una cura un po' alla volta e che la medicina faccia il possibile.
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Erba thriller

Messaggioda Sasch il dom mar 22, 2009 3:27 pm

In riva al lago dove hanno giocato Lombardi e Borgonovo
Salgono a sei i casi di Sla legati allo stadio di Como. Veleni e vernici nel mirino

DAL NOSTRO INVIATO
COMO Se questi fili d'erba potessero parlare si esprimerebbero in laghé con la cadenza saltellante della musica di Van de Sfroos che fa ballare il Sinigaglia prima delle partite e racconterebbero storie di confine e sogni in parastinchi, dal paradiso della A (13 campionati, un sesto posto come miglior risultato nella stagione del debutto, '49-'50) al precipizio della serie D, polenta uncia e belloni venuti da Hollywood, pugni dati (Ferrigno) e pugni presi (Bertolotti), perché nemmeno un uomo di mondo come George Clooney può immaginare che una gelida domenica del novembre 2000 negli spogliatoi di questo stadio si sfiorò la tragedia e che la sua erba, questi fili bagnati dall'umidità del lago, è entrata dentro il fascicolo di un'inchiesta della Procura di Torino che scava tra morti e malati, Sla e patologie letali, fregandosene della classifica (6˚ a 43 punti in C2) e dei gol di Luca Facchetti, il centravanti col futuro nel cognome sulle cui spalle (larghe) appoggia la voglia di rinascita.

I casi di sclerosi laterale amiotrofica, la malattia dei calciatori, che affondano le radici nei centodue anni di vita del Football Club Como sono diventati sei. Il più celebre è Stefano Borgonovo, 86 presenze e 16 reti, 45 anni martedì, malato da quattro. Il più rimpianto Adriano Lombardi, regista carismatico degli anni Settanta (132 presenze), deceduto nel 2007. L'ultimo emerso Maurizio Gabbana, due stagioni in B ('76-'78); era l'alternativa ideale a Fontolan. Il meno noto Celestino Meroni, amatissimo fratello di Gigi con cui era cresciuto nel vivaio della società lariana prima che la farfalla prendesse il (breve) volo verso il mito granata: morto anche lui, nel 2001, di Sla. Albano Canazza, divorato dalla sclerosi laterale amiotrofica a 38 anni. E Piergiorgio Corno, che tra violente onde d'affetto e rassegnazione quella roccia di sua moglie Mariagrazia definisce «il recordman»: 6 presenze ('65-'66), un quasi gol alla Cremonese (che ha la sua vittima di morbo di Gehrig: Attilio Tassi), 15 anni marcato a uomo, molto molto stretto, dalla Sla. Piergiorgio lotta in un letto della villetta di Albate, irrorato da una commovente spiritualità: «Nella mia vita ho capito che nulla è accaduto per caso — ha scritto proprio ieri sul suo computer —. Più volte la presenza di un'entità superiore si è manifestata e per questo vedo la Sla come un percorso che ha una sua ragione, che non capirò mai con la razionalità umana. Ma verrà un momento in cui tutto sarà chiaro».

E che dire del tumore di Guido Quadri, della leucemia di Andrea Fortunato, della vasculopatia cardiaca di Giuseppe Longoni, brevemente transitati dal Sinigaglia, dal campo d'allenamento di Orsenigo e dall'esistenza? Il mistero dell'erba di Como potrebbe risalire ai primi del '900, ai tempi della bonifica della zona paludosa alla foce del torrente Cosia, quando i barconi carichi di rifiuti tossici provenienti dalle fonderie di Dongo attraccavano proprio là, all'orizzonte dello storico «buco» nel settore distinti sparito negli anni Novanta in una ristrutturazione del Sinigaglia. Se fossero davvero i veleni nel sottosuolo (cadmio, cromo, piombo, manganese, nichel) a causare l'impazzimento del motoneurone alla base della Sla, avrebbe ragione Oscar Brevi, capitano del Como di Stefano Di Chiara, quando dice che «io sono scettico, al Sinigaglia giochiamo 16-17 partite a stagione, però non dovrebbe essere difficile appurarlo, cosa impedisce di analizzare il terreno, cercare sotto l'erba e sotto lo stadio?» anche se alla tesi dell'erba killer da queste parti non crede nessuno, «una panzana» sbotta Mariagrazia Corno, «mai sentito parlare di materiali tossici » dice Paolo Mascetti per cinquant'anni medico sociale del Como, «al massimo carbone cotto, marogna come diciamo noi in dialetto, per aiutare il drenaggio del prato» ricorda Livio Prada, lucidissimo 79enne, factotum lariano dagli anni Quaranta a oggi, la memoria storica a cui nominare Meroni Gigi nato all'oratorio di San Bartolomeo, provincia del Sinigaglia, fa bagnare ancora gli occhi. Eppure si indaga anche in questa direzione, guai a lasciare qualcosa di intentato: gli ispettori di Guariniello hanno fatto due sopralluoghi, si sono portati via avanzi di antiparassitari e vecchi barattoli incrostati di vernice verde, a Como, come in tutta Italia, si spennellano i campi per nascondere le tracce della gramigna, pratica confermata al pm dagli antichi manutentori del prato dello stadio, funghicidi a base di formaldeide (potentissimo antibatterico) e mani di verde per truccare un campo di patate da diva, si studiano gli effetti neurotossici sull'essere umano, calciatori inclusi. Dove cresceva l'erba ora c'è un giallo drammatico e intrigante da risolvere. E la bruma sottile, che sale dal lago mentre Di Chiara manda la squadra sotto la doccia, rende tutto meno chiaro

Gaia Piccardi
20 marzo 2009

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Sla, scoperto a Torino il gene che regola la malattia

Messaggioda Sasch il dom mar 22, 2009 3:33 pm

TORINO (3 marzo) - È stato scoperto un gene che regola la Sla (sclerosi laterale amiotrofica). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Human Molecular Genetics. Il risultato è il frutto di uno studio condotto nel 2008 da 10 centri di ricerca italiani, cinque americani, due tedeschi e due londinesi. A coordinare le ricerche è stato il reparto di Neurologia universitaria dell'ospedale Molinette di Torino diretto dal professor Roberto Mutani, primo firmatario dello studio è Adriano Chiò.

La ricerca è stata condotta su 2161 pazienti, di cui 900 italiani. È stata analizzata la Sla di tipo sporadico e non quella ereditaria che invece rappresenta il 5-10% dei casi. Gli scienziati hanno individuato 7 geni che regolano la malattia: di questi uno è stato ritenuto il più importante nella regolazione della malattia ed è stato denominato Sunc1. Lo studio è stato finanziato dall'Istituto superiore della sanità, dalla Regione Piemonte e dalla Federazione italiana giuoco calcio.
Chiò è il consulente del sostituto procuratore Raffaele Guariniello che dal 1998 indaga sulle morti sospette di alcuni calciatori provocate dalla Sclerosi laterale amiotrofica, anche conosciuta come morbo di Lou Gehrig.

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