Allo stesso tempo un arbitro professionista avrebbe ancora più sudditanza psicologica perchè se fai un torto ad esempio alla juve magari non ti rinnovano il contratto...
E’ l’esatto contrario. E’ vero ovviamente che ci sono società più influenti di altre e che né le federazioni né il mondo intero siano campi ove si coltiva l’onestà.
Ma un professionista, qualunque attività svolga, può mettere sul piatto della bilancia le sue capacità e la sua indipendenza. Con indipendenza intendo proprio dire che non è dipendente tecnicamente da nessuno ma stipula dei contratti, contratti che è vero che possono non essere rinnovati dalla federazione, ma allo stesso modo possono non essere rinnovati dal professionista (arbitro) che ha trovato di meglio.
Questo è lo snodo centrale: la possibilità di arbitrare anche fuori Italia né più né meno come avviene per i calciatori che possono essere messi alla porta ma possono pure sbattere la porta per fatti loro.
Il dilettante non ha alcun strumento di difesa al di fuori della speranza che chi lo sceglie sia lungimirante e onesto. Un po’ poco mi pare.
So benissimo, ripeto, che non viviamo nel mondo migliore e chi sostiene attualmente il dilettantismo ha buone ragioni (fra le quali perdona non metto la tua) ma la stella polare, il traguardo cui mirare è a parer mio quello di un taglio totale del cordone ombelicale che lega la figura arbitrale alle federazioni. Guardare a un rapporto puramente professionale fornitore-cliente che, prevengo l’obiezione, non esclude affatto la passione per lo sport e il mestiere.
Probabilmente rimarrà un auspicio, manchiamo di coraggio e amiamo il né carne né pesce.