Scusate, sarà OT ma la questione è di grande importanza, sintetizzo:
Sì eccome alla tecnologia per aiutare la “fisiologia”. In soldoni: ciò che l’occhio può non cogliere come dato di fatto, fisico, oggetto contro oggetto estraneo ad ogni possibile variante interpretativa. Palla e linee o, al limite l’allineamento nell’off side come semplice suggerimento o segnale di attenzione (difficile ma non impossibile tecnologicamente).
Il problema di questo sport è la discrezionalità, troppo ampia su quasi tutte le situazioni.
Scrive bitto.
Parzialmente vero perché ne è anche la risorsa e, se vogliamo il fascino, magari un po’ perverso come quello di una squillo, ma fondamento del suo tratto costitutivo di sport inesatto e quindi intrigante e aperto a tanti.
Non sono affatto convinto, per circoscrivere l’argomentare in un ambito “sindacale”, di categoria, che le figure dell’arbitro e dell’AA ne uscirebbero rafforzate. Sicuramente più deresponsabilizzate e psicologicamente più serene ma, mi chiedo e chiedo a tutti: è per timbrare il cartellino e fare il travet del fischietto che chi è in attività ha fatto la sua scelta o la farà chi ha da venire? E' del tutto estraneo alla psiche dell'arbitro l'umanissima ambizione al potere, all'oggettiva sua importanza agli occhi di molti?
Attenzione la responsabilità è certamente un peso ma è anche, se non in prima istanza, libertà. Cautela quindi, a mio giudizio, nella riduzione degli ambiti di discrezionalità di chi dirige. Ridurre ipoteticamente il margine d’errore oltretutto comporta come ricaduta l’enfatizzazione dello stesso tanto più mediatizzato e grave quanto più raro. So di muovermi sul filo del paradosso e non voglio certo sostenere che non si debba operare per ridurre gli errori ma solo mettere in guardia contro la tendenza alla robotizzazione (così mi piace chiamarla) dell’arbitro che ad esso nuoce avvilendone la professionalità. Né sono affatto sicuro che gioverebbe al sistema calcio nel suo assieme. Discorso complesso lo ammetto e meritevole di spazio maggiore.