ROMA - La Commissione Disciplinare, con una sentenza uscita oggi, ha accolto il reclamo della società Pegaso (Seconda Categoria, Girone F), in merito alle decisioni del Giudice Sportivo relative all'incontro Pegaso-Futbol Montesacro disputata il 6/1/2013. Gara che il giudice sportivo aveva dato come persa a tavolino dalla Pegaso, a motivo delle minacce (dentro e fuori dal campo) dei giocatori della Pegaso nei confronti dell'arbitro. Minacce che avevano costretto lo stesso direttore di gara a sospendere l'incontro e chiamare le forze dell'ordine.
LA SENTENZA - La sentenza odierna, pur confermando la violenza del comportamento della Pegaso, tende a minimizzare. Si legge infatti inequivocabilmente che la gara sarebbe potuta continuare, anche perché "l'intervento della forza pubblica aveva riportato la calma" (si legge) e l'arbitro «pur essendo al riparo da qualsiasi conseguenza fisica in quanto al sicuro negli spogliatoi, non ha ritenuto di adottare alcun concreto provvedimento per ristabilire l’ordine e portare a termine». Insomma, colpa dell'arbitro, che pur dovendosi barricare negli spogliatoi, non ha voluto (potuto?) condurre a termine la partita.
GIUSTIZIA E' FATTA? - La domanda è lecita: non basta dunque che si arrivi a dover far intervenire la forza pubblica per sospendere un incontro e punire chi si sia macchiato di episodi antisportivi (quali le minacce), quantomeno con la sanzione della sconfitta a tavolino? (Infatti la sentenza ordina la ripetizione della gara). O si deve attendere che dalle parole si passi ai fatti nei confronti dell'arbitro? Sperando di non doverlo toccare con mano e che la decisione non rappresenti un pericoloso precedente, il succo della sentenza è comunque questo: la Pegaso, che al momento della sospensione della partita si trovava in inferiorità numerica e sotto nel punteggio, dopo aver minacciato l'arbitro, potrà rigiocare l'incontro. Giustizia (?) è fatta.
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