Non condivido tutti gli entusiasmi. Non dico che sia un'iniziativa da bocciare ma da ponderare guardandola da tutte le prospettive. Una qualche esperienza di formazione e gestione l'ho maturata in passato, seppure in ambito strettamente lavorativo, ma le dinamiche e le risposte psicologiche sono delle costanti.
Gli effetti positivi possibili sono scontati e già trattati.
Vediamo ora lo scenario delle controindicazioni da non escludere, tutt'altro:
Il tutoraggio continuo può generare incertezza. Se un "superiore" ti indirizza, ti corregge e lo fa con un'alta frequenza al conforto di avere il supporto si può contrapporre la sfiducia e il senso di inadeguatezza. La percezione di essere sempre sotto esame minuto per minuto è fattore (anche)critico e in cuffia è altra cosa rispetto all'anonimo OA silente.
Il giovane (e non solo) impara molto più dagli errori e dalle conseguenze che comportano che dai suggerimenti in corso d'opera.
Il rischio di un arbitraggio eterodiretto è concreto e, quando concretizzato, limita la formazione.
Questi sono gli aspetti principali, ci sarebbe ben altro da mettere in rilievo, ma non è sede.
Comprendo che un lavoro fatto a modo, con tutte le cautele, la comunicazione calibrata sugli aspetti caratteriali, la sensibilità ecc. potrebbero minimizzare i rischi esposti, va da sé. Ma nel pratico i dubbi che ciò avvenga nella misura necessaria sono per me inevitabili.