lahir ha scritto:Pur anelando il tostapane griffato Observer (ironia della sorte mi si è rotto di recente il mio cui ero molto affezionato, sono serio eh! adoro il pane tostato la mattina), sposo al 100% la visione di Marb. E aggiungo: attenzione a non entrare nel discorso scivolosissimo del "essersi meritati la democrazia o l'autonomia". La democrazia è una questione di principio, non di merito.
Entrando, invece, nel merito della questione io penso che sia stato sbagliato sospendere la tornata elettorale, andando quindi in un regime di prorogatio volto a fare le riforme. A mio avviso riforme ed elezioni sarebbero dovute andare in parallelo, con entrata in vigore del nuovo regolamento. Infine, per anni sono stato un sostenitore dell'elezione a suffragio universale (addirittura allargato ai minorenni: se un 14enne può refertare, ossia certificare che qualcosa è successo su un campo, perché non può votare?), col tempo però ho cambiato idea (e non perché abbia qualche interesse, come insinuato da altri utenti, io non sono nessuno e non ho contezza delle mail che manda il presidente dell'AIA), avendo alcune perplessità sulla buona riuscita. Poi, per carità, il suffragio universale non è la fine del mondo e magari col tempo vedremo che era la scelta migliore. L'unica cosa, a mio avviso, è non fare le cose di corsa, per cui nuove elezioni nei tempi stabiliti dall'odierno regolamento e in parallelo riforme.
la vediamo in maniera difforme.
la democrazia non è una questione di principio, ma una convenzione sociale.
e di conseguenza, è influenzata dai componenti del bacino sociale al quale ella si rappresenta.
Nello specifico, non possiamo pensare che i Francesi sono più democratici di noi perchè eleggono il presidente a suffragio universale mentre noi no ... va beh lasciamo perdere la politica, altrimenti #iosogiorgia mi fa veramente intercettare dalla Polfer e mi fa portar via in ceppi, stila Ilaria Salis!
Il senso è che non saremo più democratici, se eleggeremo il nostro presidente a suffragio universale.
Come non lo siamo meno oggi, che lo eleggiamo con il metodo dei delegati.
Ci sono semplicemente delle convenzioni sociali che rappresentano il nostro modo di essere. Di comportarci. Di esistere.
In questo, io credo che negli ultimi 20 anni si sia data ampia prova che il meccanismo elettivo non funziona. Obbliga il presidente eletto a una serie di vincoli pre elettorali che ne ingabbiano il potere riformatore, e lo vincolano nelle scelte. Tecniche, prima ancora che politiche.
Che questa sia la soluzione giusta? Non lo so proprio.
Che Carlo Pacifici sia un manager di straordinaria esperienza e capacità e lungimiranza? Ne sono certo come che il sole scalda!
A me non sembra una scelta così sbagliata, in fondo. Tanto ... peggio di così!