Secondo l'accusa Trentalange aveva "la diretta responsabilità delle nomine dei vertici degli organi di giustizia Aia" ed ha poi "omesso di assumere qualsiasi iniziativa, anche la più minimale, volta e finalizzata ad accertare i reali requisiti professionali e di moralità del sig. Rosario D'Onofrio prima della proposta, fatta dallo stesso Trentalange, e conseguente nomina da parte del Comitato Nazionale Aia (nel marzo 2021), a Procuratore arbitrale dell'Aia, comportamento omissivo, seguito da quello commissivo di proposta, che ha determinato la nomina del D'Onofrio - con cui il Trentalange aveva un rapporto personale consolidato di vecchia data (era stato infatti lui a segnalarlo al Presidente Nicchi al fine della nomina a componente della Commissione Disciplinare Nazionale il 7 marzo 2009, primo incarico avuto dal D'Onofrio in un Organo di giustizia sportiva) - ad una carica di vertice di un importante Organo di giustizia domestica Aia (Procuratore nazionale Aia) mentre il nominato era detenuto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione di Garbagnate Milanese perché condannato alla pena definitiva di anni 2 e 8 mesi di reclusione ed alla multa di 6.000 euro per gravissimi reati concernenti la detenzione di circa 44 Kg. di sostanze stupefacenti".
Non è tutto. Chiné lo accusa anche di "aver contattato telefonicamente il vicepresidente della Commissione Disciplinare Nazionale Andrea Santoni, il quale, riscontrando negligenza ed inadeguatezza professionale in capo al D'Onofrio quale componente della predetta Commissione, aveva invitato quest'ultimo per iscritto a tenere comportamenti più consoni alle funzioni svolte, chiedendogli di non assumere nuove iniziative contro Rosario D'Onofrio, e così facendo - per proteggere il D'Onofrio, al quale era evidentemente legato da consolidato rapporto personale - interferiva con l'attività, le prerogative, l'autonomia e l'indipendenza di un Organo di giustizia sportiva". E ancora, Trentalange avrebbe "omesso di assumere qualsiasi iniziativa, anche la più minimale, volta e finalizzata a controllare il possesso dei requisiti professionali e di moralità necessari per l'attribuzione al sig. Rosario D'Onofrio di importanti onorificenze e premi (arbitro benemerito e premio Concetto Lo Bello), nel mentre il D'Onofrio era detenuto agli arresti domiciliari e conseguentemente proponendo e facendo attribuire al D'Onofrio onorificenze e premi in campo sportivo-arbitrale incompatibili con il suo status di detenuto e, più in generale, con i suoi gravi precedenti penali".
Nessuna iniziativa anche per "accertare e conseguentemente intervenire affinché il sig. Rosario D'Onofrio, che nel corso dello svolgimento dell'incarico di Procuratore dell'Aia (dal marzo 2021 al 10 novembre 2022, data del secondo arresto), ha partecipato solo a pochissime riunioni in presenza (17 giugno 2021, 1 aprile 2022, 5 settembre 2022) presso la sede della Procura Aia di Roma" e sarebbero mancati anche "direttive, ordini di servizio o protocolli operativi che potessero assicurare standard di trasparenza e di correttezza amministrativa, volta e finalizzata all'esecuzione presso l'Aia di un'attività di controllo sui rimborsi delle spese (...), comportamento che ha agevolato l'attività illecita di Rosario D'Onofrio, il quale - per l'esercizio delle sue funzioni dal mese di marzo 2021 al mese di agosto 2022 - ha presentato richieste di rimborso spese allegando biglietti ferroviari falsificati, e mai emessi dalla società di gestione dei servizi di trasporto, creando un danno economico di rilevante entità alla Figc ed all'Aia".
C'è poi il capitolo dimissioni dello stesso D'Onofrio. Si legge nell'atto redatto da Chiné, che Trentalange è colpevole "per avere comunicato e distribuito durante il Comitato Nazionale Aia riunitosi a Caltanissetta il 12 novembre 2022 un documento (notizia poi riportata dalla stampa nazionale) recante apparentemente le dimissioni dall'Aia di Rosario D'Onofrio, datato 9 novembre 2022 e firmato "Rosario D'Onofrio", documento inviato dall'account di posta elettronica in uso al fratello del Procuratore, senza avere previamente compiuto la benché minima verifica volta e finalizzata ad accertare attendibilità e veridicità del documento e del suo contenuto", visto che D'Onofrio "nella data dell'invio del documento da parte del di lui fratello era già detenuto in carcere"; "nella data di apparente firma del documento (9 novembre 2022) si trovava a Roma, presso la sede dell'Aia per svolgere le sue funzioni di Procuratore ed ivi non aveva manifestato ad alcuno la volontà di dimettersi"; "la firma apposta in calce al documento, affatto diversa per forma e per fattura, da quelle apposte su altri documenti".
Finita qui? Niente affatto. Trentalange è accusato anche di "avere reso dichiarazioni non veridiche" nel corso del Consiglio Federale del 15 novembre "in ordine alla avvenuta acquisizione di un curriculum di Rosario D'Onofrio prima della sua nomina a Procuratore Aia, ai titoli di studio e professionali posseduti da quest'ultimo ed alle presunte, ma inesistenti, autocertificazioni rese dal medesimo".
Appare evidente che la posizione di Trentalange dopo accuse così, sia compromessa. Pochi giorni fa il ministro dello Sport Abodi aveva dichiarato di essere "rimasto stupito che nessuno abbia sentito il bisogno di mettersi a disposizione", adesso la situazione non può che essersi ulteriormente aggravata. Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha già convocato per il 19 dicembre un consiglio federale che al punto 4 dell'ordine del giorno ha "situazione Associazione Italiana Arbitri: provvedimenti conseguenti". Insomma, bisogna fare qualcosa. Anche se si tratta solo di una conclusione indagini, alle cui accuse Trentalange ha tutto il diritto di difendersi, emergono comunque diversi profili di responsabilità che di fatto, per una figura come quella del presidente degli arbitri, teoricamente primi garanti del sistema, ne hanno già compromesso la credibilità. Anche perché la Procura ha raccolto una grande quantità di materiale, dall'esame degli atti della DDA di Milano che ha svolto l'indagine che ha portato all'arresto di D'Onofrio, all'audizione di diversi testimoni fino alla raccolta di materiale probatorio all’interno degli uffici Aia. Gravina sente di avere una grande responsabilità, verso gli arbitri ma anche verso un sistema calcio che ha bisogno della massima trasparenza. La soluzione migliore per tutti, arrivati a questo punto, è quella delle dimissioni di Trentalange. Ma se continuerà a ritenersi e a ritenere l'Aia "parte lesa" per il caso D'Onofrio, potrebbe tornare prepotentemente in ballo l'ipotesi commissariamento.
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