Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Tutto ciò che fa discutere sul mondo arbitrale

Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda BlueLord il ven apr 11, 2014 7:09 am

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L’ex fischietto di A, Andrea Romeo: «Bisogna spiegare le nostre scelte. Per Nicchi era il momento sbagliato...»

«Le mie dimissioni? Atto d’amore verso la categoria: ho arbitrato in A fino a giugno e mi sento ancora uno del gruppo. Non permetterci di parlare è un errore. I tempi sono cambiati: dovremmo spiegare sempre le nostre scelte. La chiami pure “operazione simpatia”: adesso siamo sempre sotto attacco e spesso in modo strumentale». La scelta di Andrea Romeo (sezione di Verona, vietate le solite battute...) ha fatto rumore in un mondo ovattato come quello arbitrale. Lasciare l’Aia dopo 28 anni non è cosa usuale specie per un motivo apparentemente futile: l’autorizzazione negata dal presidente Marcello Nicchi a partecipare a una trasmissione tv. In realtà la decisione è ponderata e svela un malessere più profondo. L’ex fischietto ci tiene a spiegarlo per evitare equivoci.

Romeo, qualche maligno sostiene: «E’ andato via perché ha un contratto in tasca».
«Non è così. I fatti sono questi: mi ha invitato Bonan a Sky per parlare in modo pacato delle difficoltà degli arbitri. Ho pensato: “Bella occasione per spazzare via un po’ di stereotipi”. Ero sicuro di avere l’autorizzazione. Nicchi mi fa: “Andrea, non è il momento”. La verità è che non è mai il momento giusto, mentre in altri Paesi è un fatto normale. Il presidente forse pensa di proteggerci, ma siamo sempre più isolati. E diventiamo facili bersagli».

Lei in tv c’è andato.
«Prima mi sono dimesso. Conosco le regole: ero nei quadri tecnici della Serie D. Non ho dormito una notte, ma poi sono stato bene. Ho ricevuto tante telefonate dei colleghi in attività: sono con me. Sa perché?».

Ci dica.
«Non permetterci di parlare è un grave errore. Una cosa fuori dai tempi: per i tifosi siamo quelli da insultare, sbagliamo in malafede. La nostra voce non si sente mai: chi vuole ricamarci sopra ha vita facile. Dovremmo uscire da questa logica, non dico di parlare alla fine della partita, ma dopo un paio di giorni. Spiegare il nostro punto di vista, far capire i nostri sacrifici, aprire le porte di Coverciano, far vedere le nostre ansie. E scusandoci per gli errori commessi invece di fare spallucce. Il silenzio è controproducente. Anche perché chi parla di noi in tv spesso usa toni sprezzanti».

Allude per caso alle moviole gestite da ex arbitri?
«Le confido che non mi dispiacerebbe un ruolo da opinionista, ma una cosa è certa: lo farei in modo costruttivo. Frasi tipo “Incredibile questo errore” serve solo a far polemica, ma la gente è stufa. Io vado al bar, i tifosi vogliono sapere cose concrete».

Proviamoci: i giudici di porta sono un flop?
«Al contrario, utilissimi. E parlo per esperienza: servono in tante circostanze, poi l’ultima decisione spetta all’arbitro centrale come è accaduto a Guida in Juventus-Genoa...».

Lei aveva giudicato da rigore il mani di Granqvist...
«Sì, l’ho urlato nell’auricolare. Ma Guida ha avuto una impressione diversa. Stop, decide l’arbitro centrale. Giusto così, senza nessun scandalo. Come in Sassuolo-Roma, forse è stata lunga la procedura, ma alla fine è stata presa la decisione giusta».

E la moviola in campo?
«Sono innovativo, ma la tecnologia non risolve nulla. Anzi, alimenta i contrasti: ci sono episodi dove si avranno sempre visioni diverse, tipo Granqvist. La moviola può servire sul gol non gol. Stop. Semmai userei le telecamere in un altro modo. Come? Addosso agli arbitri, già accade nel rugby. Farei vedere a tutti che cosa vediamo. Perché magari siamo a tre metri da un episodio, ma abbiamo la prospettiva falsata. Bisogna essere sempre più trasparenti e invece continuiamo ad arroccarci».

Se Nicchi la chiamasse per un chiarimento?
«Il presidente aveva promesso di restituire la parola agli arbitri. Forse ha cambiato idea, lo ritengo un errore e siccome sono abituato ad assumermi le mie responsabilità ho deciso deciso di dimettermi».


Replica di Nicchi:
Il presidente Marcello Nicchi sentito dalla Gazzetta ha così risposto sulle dimissioni di Romeo: «Gli avevo detto di aspettare qualche settimana prima di andare in tv, mica anni. Ha fatto la sua scelta, la rispetto. Conosce le regole, sa la stima che ho delle sue capacità. Gli faccio i migliori auguri: lo preferivo ad allenare i giovani arbitri, ma se da opinionista parlerà di noi in modo costruttivo è un fatto positivo»

Fonte:
Francesco Ceniti per La Gazzetta dello Sport dell'11/04/14, pag. 17
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda Radici il ven apr 11, 2014 9:09 am

Mi dispiace per Andrea ma le dimissioni non le condivido, deve restare e lottare per cambiare l'AIA, non dimentico che alle scorse elezioni ha fatto un tour tremendo per poter votare Nicchi, aveva la partita ma non mancò all'appuntamento con l'urna, Nicchi non gli perdonava una sua assenza......ora si lamenta del sistema (tardi ma ha capito) allora lotta dall'interno, oppure ci sono alri motivi legati a questo abbandono?
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda javasup il ven apr 11, 2014 9:38 am

Io penso più che altro che fare i salti mortali per non mancare all'assemblea nazionale sia stato un gesto di responsabilità e rispetto verso tutti gli associati veronesi che lo hanno votato e scelto per rappresentarli.
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda Edwin il ven apr 11, 2014 10:28 am

manteniamo un po' d'ordine (che mi sembra stia venendo meno).

Parliamo dell'intervista. e basta. grazie
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda gad il ven apr 11, 2014 10:53 am

Io finora non ho detto niente. Personalmente non ho colore politico (Si nicchi-No nicchi) ne alcunchè contro Romeo o la sua scelta di lasciare l'AIA: ha deciso così, significa che è convinto e contento delle sue scelte e per quanto la questione possa interessarmi come "collega" non mi sento ne in dovere ne in bisogno di esprimere giudizi su quello che è accaduto.

Vorrei però fare una considerazione sull'accaduto: una persona sta per 20 anni in una associazione con certe regole. Un certo giorno di aprile si sveglia la mattina che vuole andare a fare un intervento in televisione, chiede il permesso (sapendo che non è una cosa che viene concessa tutti i giorni), gli viene detto no e lui se ne va. Mi sembra quantomeno irreale quanto contorcersi dal dolore per una puntura di spillo. Personalmente penso che questo sia solo un casus belli e che le vere motivazioni siano altre, che non abbiamo ne il diritto ne il dovere di conoscere, semmai la sola curiosità: i maligni possono pensare al contratto televisivo (della televisione si parla molto in quest'intervista; è' un dato oggettivo, non maligno), quelli schierati politicamente al contrasto coi superiori, altri ancora ad altro e potremmo stare qui a sproloquiare anni senza arrivare ad alcunchè di vero. L'unica considerazione che posso fare è appunto che quella del diritto di parola ha più le sembianze di una facciata che delle fondamenta della casa che stiamo osservando.

L'altra considerazione che vorrei fare è sul diritto di parola. Personalmente se fossi un arbitro tedesco sarei contrario, lo sono ancora di più visto che l'arte la esercito in Italia. I motivi sono moltissimi:
-tra il dire e il travisare non c'è di mezzo il mare (e questo sopratutto in Italia): è facile che le nostre opinioni vengano travisate o comunque possano essere "utilizzate" contro di noi. Faccio un esempio (non sto dicendo che le due cose siano simili, ma è per farmi capire):sull'episodio Destro nei giorni scorsi si discuteva dell'opportunità dell'intervento del giudice sportivo a fronte delle motivazioni di un altra sentenza precedente: le motivazioni (sacrosanto e giusto che ci siano in questo caso) hanno creato un problema al giudice sportivo che valuta seduto su una sedia e col regolamento in mano; figuriamoci cosa possono creare ad un arbitro che invece valuta sudato in mezzo al campo quando deve confrontarsi con le motivazioni che portano altri colleghi su altri campi per motivare un arbitraggio diverso dal suo.
-le categorie inferiori. Gli arbitri in provincia ed in regione sono subissati da richieste di chiarimento e proteste prima, dopo e durante la gara. Il fatto che arbitri in categorie maggiori spieghino le loro decisioni, secondo me (nel nostro paese sopratutto) può indurre un proliferare di questi fenomeni che non sempre è facile gestire
-non finiremmo mai e non si concluderebbe nulla. Credete che se Rizzoli andasse in TV a spiegare i 5 minuti di Roma-Sassuolo gli emiliani sarebbero contenti del fatto che gli è stato negato il rigore? Non penso proprio. Chiarire tutto è impossibile, sopratutto se chi ascolta non vuole sentire. I giudici (scusate il riferimento alla politica) quando hanno pubblicato le motivazioni della sentenza di Berlusconi hanno accontentato i suoi sostenitori? No, sono rimasti "toghe rosse" perchè se uno è convinto di qualcosa è impossibile fargli cambiare idea.
-una nota positiva,nel poter parlare, però ci sarebbe (ciò che sostiene anche Romeo): è un occasione per spiegare il regolamento. Ma ormai i giornalisti (vedi Fontani) hanno imparato a fare molto bene anche questo. E non solo il regolamento, però, anche il nostro mondo. Ma davvero occorre spiegare al mondo che decidere in una frazione di secondo se il rigore c'è davanti a 50000 persone e col poco ossigeno che resta dopo un lungo scatto? Davvero occorre spiegare al mondo che tutti noi dai giovanissmi alla serie A ci alleniamo, studiamo il regolamento e le sue interpretazioni, viaggiamo, arbitriamo e lo facciamo in concomitanza con una vita reale parallela?

Infine, per rimanere in tema intervista, la referee-cam è una buona idea. Ma anche qui ci vedo un'arma a doppio taglio: scrivere che siamo degli incompetenti perchè ci hanno impallato la visuale e siamo posizionati male è un attimo.

Quelli del "vedere" e del "parlare" sono due argomenti delicati, a mio modo di vedere, e sia chi è a favore e chi contro dovrebbe tenere presente questo concetto e da qui partire per una riflessione sui pro e i contro, su ciò che si vuole trasmettere a pubblico e giocatori, su qual'è l'immagine dell'Arbitro che si vuole dare. Questo non lo si può risolvere in una telefonata o in una riunione (anche a fronte delle migliori ragioni del mondo-e come ho scritto sopra ce ne sono altrettante valide dalla parte opposta-) ma è un processo lungo che richiede del tempo.
Ultima modifica di gad il ven apr 11, 2014 10:58 am, modificato 3 volte in totale.
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda MaxAttention il ven apr 11, 2014 10:53 am

Al di là del discorso dimissioni che reputo una faccenda del tutto personale e su cui non mi sento di entrare nel merito, mi auguro con tutto il cuore che Romeo possa avere un ruolo da opinionista in qualche trasmissione sportiva parlando da arbitro e come se fosse ancora arbitro. Se lo farà avrà tutta la mia stima....Nessun ex associato attualmente nelle trasmissioni televisive parla da arbitro ma parla da show-man in maniera polemica e strumentale. A volte, ascoltandoli, penso: o questo, per il vil danaro, dice cose che in realtà non pensa oppure non era assolutamente un bravo arbitro......Beh con Andrea Romeo mi auguro proprio che ciò non accada e, a dir il vero, mi sento ottimista in tal senso. Perciò: in bocca al lupo Andrea!
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda mocitribra il ven apr 11, 2014 11:32 am

Come già dissi Andrea fa le cose con passione e per passione. L'intervista fortifica la mia opinione positiva su di lui. Condivido la necessità di una svolta nella capacità comunicativa dell'AIA. Non tutte le battaglie possono essere combattute "da dentro" e una scelta così importante non può essere certo nata da una telefonata con Nicchi. In bocca al lupo Andrea!
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda marblearch il ven apr 11, 2014 11:51 am

gad ha scritto:Io finora non ho detto niente. Personalmente non ho colore politico (Si nicchi-No nicchi) ne alcunchè contro Romeo o la sua scelta di lasciare l'AIA: ha deciso così, significa che è convinto e contento delle sue scelte e per quanto la questione possa interessarmi come "collega" non mi sento ne in dovere ne in bisogno di esprimere giudizi su quello che è accaduto.

Vorrei però fare una considerazione sull'accaduto: una persona sta per 20 anni in una associazione con certe regole. Un certo giorno di aprile si sveglia la mattina che vuole andare a fare un intervento in televisione, chiede il permesso (sapendo che non è una cosa che viene concessa tutti i giorni), gli viene detto no e lui se ne va. Mi sembra quantomeno irreale quanto contorcersi dal dolore per una puntura di spillo. Personalmente penso che questo sia solo un casus belli e che le vere motivazioni siano altre, che non abbiamo ne il diritto ne il dovere di conoscere, semmai la sola curiosità: i maligni possono pensare al contratto televisivo (della televisione si parla molto in quest'intervista; è' un dato oggettivo, non maligno), quelli schierati politicamente al contrasto coi superiori, altri ancora ad altro e potremmo stare qui a sproloquiare anni senza arrivare ad alcunchè di vero. L'unica considerazione che posso fare è appunto che quella del diritto di parola ha più le sembianze di una facciata che delle fondamenta della casa che stiamo osservando.

L'altra considerazione che vorrei fare è sul diritto di parola. Personalmente se fossi un arbitro tedesco sarei contrario, lo sono ancora di più visto che l'arte la esercito in Italia. I motivi sono moltissimi:
-tra il dire e il travisare non c'è di mezzo il mare (e questo sopratutto in Italia): è facile che le nostre opinioni vengano travisate o comunque possano essere "utilizzate" contro di noi. Faccio un esempio (non sto dicendo che le due cose siano simili, ma è per farmi capire):sull'episodio Destro nei giorni scorsi si discuteva dell'opportunità dell'intervento del giudice sportivo a fronte delle motivazioni di un altra sentenza precedente: le motivazioni (sacrosanto e giusto che ci siano in questo caso) hanno creato un problema al giudice sportivo che valuta seduto su una sedia e col regolamento in mano; figuriamoci cosa possono creare ad un arbitro che invece valuta sudato in mezzo al campo quando deve confrontarsi con le motivazioni che portano altri colleghi su altri campi per motivare un arbitraggio diverso dal suo.
-le categorie inferiori. Gli arbitri in provincia ed in regione sono subissati da richieste di chiarimento e proteste prima, dopo e durante la gara. Il fatto che arbitri in categorie maggiori spieghino le loro decisioni, secondo me (nel nostro paese sopratutto) può indurre un proliferare di questi fenomeni che non sempre è facile gestire
-non finiremmo mai e non si concluderebbe nulla. Credete che se Rizzoli andasse in TV a spiegare i 5 minuti di Roma-Sassuolo gli emiliani sarebbero contenti del fatto che gli è stato negato il rigore? Non penso proprio. Chiarire tutto è impossibile, sopratutto se chi ascolta non vuole sentire. I giudici (scusate il riferimento alla politica) quando hanno pubblicato le motivazioni della sentenza di Berlusconi hanno accontentato i suoi sostenitori? No, sono rimasti "toghe rosse" perchè se uno è convinto di qualcosa è impossibile fargli cambiare idea.
-una nota positiva,nel poter parlare, però ci sarebbe (ciò che sostiene anche Romeo): è un occasione per spiegare il regolamento. Ma ormai i giornalisti (vedi Fontani) hanno imparato a fare molto bene anche questo. E non solo il regolamento, però, anche il nostro mondo. Ma davvero occorre spiegare al mondo che decidere in una frazione di secondo se il rigore c'è davanti a 50000 persone e col poco ossigeno che resta dopo un lungo scatto? Davvero occorre spiegare al mondo che tutti noi dai giovanissmi alla serie A ci alleniamo, studiamo il regolamento e le sue interpretazioni, viaggiamo, arbitriamo e lo facciamo in concomitanza con una vita reale parallela?

Infine, per rimanere in tema intervista, la referee-cam è una buona idea. Ma anche qui ci vedo un'arma a doppio taglio: scrivere che siamo degli incompetenti perchè ci hanno impallato la visuale e siamo posizionati male è un attimo.

Quelli del "vedere" e del "parlare" sono due argomenti delicati, a mio modo di vedere, e sia chi è a favore e chi contro dovrebbe tenere presente questo concetto e da qui partire per una riflessione sui pro e i contro, su ciò che si vuole trasmettere a pubblico e giocatori, su qual'è l'immagine dell'Arbitro che si vuole dare. Questo non lo si può risolvere in una telefonata o in una riunione (anche a fronte delle migliori ragioni del mondo-e come ho scritto sopra ce ne sono altrettante valide dalla parte opposta-) ma è un processo lungo che richiede del tempo.


Analisi oggettiva, semplice ma non banale , pacata e assolutamente condivisibile dall'inizio alla fine.
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda AssistantRef il ven apr 11, 2014 2:01 pm

Certo che a sentire come si approcciano a noi alcune testate giornalistiche, anche se dirette da giornalisti autorevoli come Xavier Jacobelli (che commenta questa notizia qua: http://www.calciomercato.com/news/jacobelli-onore-a-romeo-dimessosi-dopo-che-nicchi-gli-aveva-viet-407841, alludendo alla "casta arbitrale" e a divieti regolamentari del terzo mandato, che non esistono), viene difficile immaginare che un'apertura degli arbitri ai media possa diminuire l'ostilità prevenuta nei nostri confronti.
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda Edwin il ven apr 11, 2014 2:07 pm

vabè ma ci sono dei personaggi (dei quali jacobelli è uno di spicco) che parleranno sempre contro gli arbitri in ogni occasione. Quella di parlare alla stampa è solo un pretesto. Me lo ricordo lo show che faceva ai tempi del Processo di Biscardi...
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