Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Tutto ciò che fa discutere sul mondo arbitrale

Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda ale il ven apr 11, 2014 2:19 pm

Secondo me la cosa fondamentale sarebbe stabilire bene e chiaramente a quali media rivolgersi. A mio avviso attualmente Sky è l'unico che dimostri interesse verso il nostro ambiente, cercando di capire i nostri errori senza l'obiettivo di attaccarci e di offenderci (emblematico è il lavoro che svolge ogni settimana Lorenzo Fontani, e non a caso Sky non ha ex arbitri che criticano e mettono in cattiva luce i loro ex colleghi). Quindi per me con Sky si potrebbe, e sarebbe ora di farlo, iniziare a intervenire e a spiegare il nostro punto di vista. Con TUTTI gli altri, Rai, Mediaset, tutti i giornali e i siti no, perché è chiaro che il loro unico scopo è quello di screditarci
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda oliverhutton il sab apr 12, 2014 8:18 am

So che questo mio commento non arricchirà la discussione ma ci tengo troppo a fare i miei complimenti a Gad per quello che ha scritto e per come lo ha scritto. Condivido tutto ;)
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda gadamer il sab apr 12, 2014 8:55 am

Ho apprezzato anch'io l'intervento di Gad. Su una sola cosa dissento e non è è una sfumatura banale. Mi pare (correggimi se sbaglio Gad, la fretta è nemica della lucidità) che tu tenda a sovrapporre il principio del diritto con quello del dovere.
Avere un diritto di esprimersi, spiegare, giustificarsi (perché no?) con un certo grado di libertà non implica l'obbligo di farlo a ogni piè sospinto quando ci viene richiesto.
Sulle conseguenze, sul fatto che il poter parlare -quando autonomamente si decide di farlo- non pongano certo freno alle dissennate polemiche siamo d'accordo. Ma siamo su due piani diversi: quello della libertà di espressione e quello dell'opportunità. Personalmente ritengo che il diritto alla libertà d'espressione (fatti salvi limiti di legge che vigono per tutti i cittadini) debba essere garantito e che sostenere che che lo si debba reprimere perché nuoce alla categoria o perché è benzina sul fuoco (ammesso e concesso che sia così) sia argomento debole. Non è questione di pro e di contro: un diritto o è tale e deve estrinsecarsi in una concreta possibilità di metterlo in atto o non è. E, in questo caso è un diritto negato. Poi possiamo con ragione dire che che chi entra nel mondo arbitrale si sottopone volontariamente all'auto-limitazione e deve osservare le regole, d'accordo, ma da qui a sostenere che la regola sia giusta, almeno sul piano del rispetto della libertà individuale, lo spazio per discuterne è infinito.
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda gad il sab apr 12, 2014 12:16 pm

Grazie dei ringraziamenti :wink:
Non voglio negare il fatto che il diritto di parola noi lo abbiamo in quanto esseri umani. Il fatto di non poter parlare in pubblico delle nostre decisioni però non è un impedimento che cala dall'alto e va a privarci di questo diritto. Il "non parlare" è frutto di una scelta che facciamo come classe arbitrale: nel millenovecentoepassa quando è stato scritto il regolamento gli associati dell'AIA non penso abbiano voluto privarsi di un diritto ma tutelarsi e tutelare le proprie decisioni sui campi, tutelare l'imparzialità e i propri colleghi. Guardando il "non parlare" con quest'ottica somiglia, più che a un diritto leso, una scelta del silenzio: non abbiamo la bavaglia sulla bocca ma semplicemente la bocca chiusa.

Faccio un esempio (che si discosta un po' dal quid della questione ma è più lampante): ogni tanto mi verrebbe voglia all'allenatore di rispondere a gente che ci imputa la responsabilità di gare perse: " Certo che se invece di sperare in un rigore avessi tolto il 5 dieci minuti prima e avessi giocato col 3-4-3 avresti avto più possibilità di vincere". Ho la libertà di farlo: è un mio diritto poter parlare. Perchè non lo faccio? Prima ancora di pensare ad avere un codice etico e all'esistenza della procura arbitrale penso se questa frase sia giusto o sbagliato che stia in bocca ad un arbitro. Mi rispondo e mi comporto di conseguenza. Questo ragionamento lo possiamo estendere a tutte le affermazioni che un arbitro può fare, comprese quelle per spiegare le proprie decisioni o il regolamento del calcio in tv.....
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda gadamer il sab apr 12, 2014 7:20 pm

Vedi Gad il tuo ragionamento fila abbastanza ma non convince del tutto. Sulle migliori intenzioni dei “costituenti” del regolamento nessuna obiezione. Però è un dato di fatto che gli stessi non potevano non essere consapevoli che si trattava proprio se non della privazione almeno della forte compressione di un diritto che però valeva la pena, a loro giudizio, porre in atto per uno scopo ritenuto prioritario.
Paragone per paragone: se vuoi farti prete devi rinunciare al matrimonio (sulla castità lasciamo perdere…). Quindi l’arbitro condivide, o dovrebbe farlo, la scelta iniziale e a essa uniformarsi.
Si tratta, in termini giuridici, di un contratto di tipo civilistico dove le parti concordano un tot di clausole cogenti per le parti, pena lo scatto di penali quando non lo scioglimento dello stesso.
Ma, detto ciò, la ruota del tempo gira, la società cambia e sarebbe auspicabile che le norme che restringono (legittimamente sia chiaro) il terreno ove i diritti superiori, quelli recepiti nelle costituzioni dei paesi civili, tendessero a loro volta a diminuire il più possibile. E’ appunto un principio di civiltà etica prima ancora che giuridica.
Nel caso in questione va da sé che sarebbe impensabile consentire a un arbitro di esprimersi pubblicamente quando vuole e su ogni argomento. Come nei contratti di lavoro esistono argomenti tabù (es: diffondere notizie aziendali, danneggiare l’immagine dell’azienda e altro), altrettanto o qualcosa di simile resterebbe in essere per un tesserato AIA. Però vivaddio il diritto a spiegare il proprio operato, il diritto a un’autotutela mediatica, quali che siano le conseguenze che ciò potrebbe comportare (fra parentesi le ipotesi sulle conseguenze sono per l’appunto ipotesi e non certezze) andrebbe sì in qualche maniera disciplinato, incanalato, ma la sua negazione la trovo figlia di una mentalità fortemente timorosa, burocratica e quindi conservatrice nella peggiore accezione del termine.
E con questo chiudo perché, visto che mi annoio per primo a rileggermi, non fatico a capire la noia altrui.
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda Observer il sab apr 12, 2014 8:46 pm

Io credo che tutti i punti che pone Andrea Romeo siano interessanti e da approfondire. Sono cose intelligenti, che sarebbe bene fare, ma che non si fanno dalla sera alla mattina.

In questo spero che il "sacrificio" di un dirigente valido come Andrea non sia invano. Spero che questo gesto che secondo me è d'amore verso l'AIA ... sia uno stimolo al cambiamento. Uno stimolo al dibattito corretto e sereno.

Ed alla crescita di tutti noi come comunità arbitrale.

Nella speranza di ritrovarsi con Andrea un giorno ... in fondo esistono i reintegri no?!


ps: chi dice che Romeo ha fatto quel che ha fatto per i gettoni di sky o per i contratti non lo conosce. I soldi non gli mancano, è un professionista serio e rispettato. Io non ne ho certezza, ma secondo me è un gesto d'amore. E come tale dovremmo valutarlo.
E' assurdo dividere le persone in buoni o cattivi. Le persone o sono affascinanti o sono noiose.

(O. Wilde)
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda gad il dom apr 13, 2014 9:57 am

Io continuo a vederlo più che come una "norma" come una "indicazione tecnica":
-tutti noi potremmo ravvisare centinaia di condotta gravemente sleale in campo, ma quali sanzioniamo? Solo quelle che rispondono ai criteri del regolamento e alle indicazioni del settore tecnico.
-tutti noi possiamo parlare, ma quando lo facciamo? In conformità con le indicazioni del regolamento associativo e le indicazioni degli OT
Anche se io la vedessi nel modo sbagliato e avessi ragione tu, la conclusione cui giungi mi pare eccessivamente azzardata:
Però vivaddio il diritto a spiegare il proprio operato, il diritto a un’autotutela mediatica, quali che siano le conseguenze che ciò potrebbe comportare

Il fatto che io abbia il diritto a parlare non significa certo che questo sia vantaggioso per me. Come già avevo scritto sono molto scettico sui vantaggi della cosa.
E ora, mi spingo un po' oltre: la tutela mediatica. Obiettivamente io, come arbitro, me ne sbatto della tutela mediatica. Quello che conta per me e per la mia crescita "professionale" sono le valutazioni degli osservatori, dell'OT e dei colleghi.
Cosa pensano giornalisti e tifosi è solo un contorno: non ho mai visto un muratore dare retta ai commenti dei vecchi affacciati fuori dalle recinzioni dei cantieri a guardare i lavori in corso.
E anche tifosi e media non hanno un diritto obbligatorio ad una spiegazione: tutte le categorie dal medico al poliziotto, dal giudice all'ingegnere arrivano ad un certo grado di spiegazione e non vanno oltre: per il poliziotto è una conferenza stampa, per noi un braccio steso o un cartellino alzato.
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda viviana il dom apr 13, 2014 9:59 am

Che professione fa Romeo?
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda carletto il lun apr 14, 2014 4:13 pm

gad ha scritto:Quelli del "vedere" e del "parlare" sono due argomenti delicati, a mio modo di vedere, e sia chi è a favore e chi contro dovrebbe tenere presente questo concetto e da qui partire per una riflessione sui pro e i contro, su ciò che si vuole trasmettere a pubblico e giocatori, su qual'è l'immagine dell'Arbitro che si vuole dare. Questo non lo si può risolvere in una telefonata o in una riunione (anche a fronte delle migliori ragioni del mondo-e come ho scritto sopra ce ne sono altrettante valide dalla parte opposta-) ma è un processo lungo che richiede del tempo.


Ho apprezzato molto l'intervento di gad, che sottoscrivo quasi appieno. L'unica pecca è che lo trovo monco. A mio parere personale si limita ad un'analisi dello status quo senza proporre alcunché per cambiare la situazione.

Mi spiego, oggi gli arbitri non parlano, non motivano il loro operato, sono meno loquaci dei giudici che quantomeno depositano le motivazioni delle proprie sentenze. Quando un arbitro e un addizionale discutono di un episodio si mettono la mano davanti alla bocca per mascherare il labiale, come se avessero qualcosa da nascondere, da non far leggere. Tutto ciò a cosa ha portato? Ad uno stillicidio di critiche (spesso faziose), di attacchi, eccetera. Per questo motivo, secondo me la scelta del mutismo è negativa, e lo è specialmente nel mondo di oggi molto più orientato alla comunicazione di quanto non fosse anche solo 10 anni fa.

Cosa c'è di sbagliato o di pericoloso nel parlare? Nulla, è semplicemente un aspetto in più nella valutazione dell'arbitro. All'arbitro, specialmente nelle categorie di punta, verrà richiesta una prestazione atletica, tecnica, e comunicativa. A me sembra così semplice.
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Re: Arbitri penalizzati dal divieto di parola: lascio l'AIA

Messaggioda gad il lun apr 14, 2014 6:23 pm

Ho apprezzato molto l'intervento di gad, che sottoscrivo quasi appieno. L'unica pecca è che lo trovo monco. A mio parere personale si limita ad un'analisi dello status quo senza proporre alcunché per cambiare la situazione.

Certo che si limita ad un analisi dello status quo: è' quello che voleva essere. Non propongo alcunchè per cambiare la situazione perchè, a mio avviso, la situazione sta bene come sta: per quel che mi riguarda mi trovo benissimo con la bocca cucita. Se il nostro problema è doverci spiegare perchè c'è gente che critica senza alcuna competenza al riguardo allora preferisco di gran lunga che siano queste persone a dover cambiare atteggiamento....

verrà richiesta una prestazione atletica, tecnica, e comunicativa

Occhio che la parte comunicativa non è per niente facile. E anche quando si riesce a comunicare bene non sempre si riesce ad ottenere l'effetto desiderato con le proprie parole a fronte anche di corsi di "addestramento"...
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