L’ARBITRO DI GERMANIA-FRANCIA CI SVELA I SEGRETI DI EURO 2016. E ORA ALZA L’ASTICELLA: «PUNTO ALLA DEROGA DA INTERNAZIONALE»
«La finale di Parigi? Vista e ho anche mandato un sms a Clattenburg per fargli i complimenti. Non ci sono rimpianti: con la
mia squadra abbiamo fatto tutti passi giusti e raggiunto l’obiettivo minimo». Nicola Rizzoli si gode un meritato ri- poso al mare: qualche giorno a Cattolica (dove sabato sarà premiato durante il festival del- la cultura sportiva), poi una settimana in Spagna. A fine luglio (il 27) è già tempo di raduno a Sportilia. Perché Rizzoli, nonostante una carriera monstre (con finale diretta al Mondiale, in Champions ed Europa League), non ci pensa proprio a staccare la spina. Nemmeno dopo aver toccato il punto più alto: il penalty assegnato alla Francia contro la Germania. Un mani sfuggito a 60 mila persone, ma visto dall’arbitro italiano. Una perla paragonabile al gol in rovesciata di Shaqiri.
Ci spiega come nasce un rigore?
«Pancia e concentrazione sulla dinamica dell’azione. Sull’angolo la nostra posizione è standard, mentre in base alle coppie che si formano decidi sul campo quale seguire con più attenzione. Avevo la visuale perfetta su Evra e Schweinsteiger: ho capito subito che il pallone andava verso di loro e ne ho focalizzato i movimenti. Il mani accade in un attimo: gesto fotografato mentalmente e decisione presa all’istante».
Però passano quasi due secondi prima del fischio: come mai?
«Parliamo di una semifinale dell’Europeo, ho a disposizione un collega che ha una prospettiva diversa dalla mia: è normale chiedergli conferme. In questo caso Damato era coperto, come poi si è visto dalle immagini tv. A quel punto vado avanti con la mia certezza e fischio il rigore».
Non ha avuto un dubbio? Anche vedendo i giocatori francesi quasi passivi?
«Qui entra in gioco la pancia: avevo registrato il rigore con una immagine precisa, i segnali successivi non possono influenzarmi. È vero, molti calciatori non hanno capito subito che cosa stava accadendo, tranne Giroud. I tedeschi mi hanno chiesto spiegazioni e quando gli ho detto di Schweinsteiger, si sono girati: lui era con una mano sulla fronte, sconsolato. Hanno capito che avevo visto giusto. La cosa più bella è stata quando nella notte ho guardato in tv l’azione: era andata proprio come l’avevo memorizzata».
Se non l’avesse visto, un episodio così sarebbe stato perfetto per la Var, la tecnologia in vostro aiuto...
«Faccio un’osservazione: se non avessi fischiato nulla siamo sicuri che il replay del mani sarebbe arrivato in pochi secondi? Perché nessuno se ne era accorto e forse chi è alla regia lo avrebbe scoperto solo dopo qualche minuto.... E non si può più tornare indietro».
L’arbitro più avanti della tecnologia...
«Su alcune decisioni sarà sempre così: in campo ci sono realtà irripetibili. Su altre questioni, invece, l’aiuto esterno potrebbe essere fondamentale. La goal tecnlogy è un esempio».
A volte bastano regole scritte nel modo giusto. È stato un Europeo molto buono per gli arbitri anche per questa ragione?
«Direi di sì. Aver tolto la tripla sanzione è stata un’ottima cosa, così come non dover punire in automatico il mani col giallo. E poi l’Uefa ha fatto molta prevenzione. Risultato: fair play e poche proteste. Ne ha guadagnato lo spettacolo».
Torniamo al suo Europeo: cosa si è portato a casa?
«Lo splendido affiatamento della squadra, compreso Banti rimasto in Italia per motivi familiari. Con Orsato, Damato, Tonolini, Di Liberatore e Cariolato sono stati giorni fantastici. Ripagati da un ottimo risultato».
Però la finale non è arrivata...
«Essere designati per una semifinale vuol dire aver fatto i passi giusti. La finale sarebbe stato un sogno».
La vostra prima gara di Euro 2016 è stata Inghilterra-Russia. Sapevate cosa era accaduto per le vie di Marsiglia?
«Ci siamo isolati quando mancavano 3 ore al match. Degli scontri tra tifosi non eravamo a conoscenza, almeno non in quelle proporzioni. Il giorno della gara la concentrazione inizia dalla mattina presto».
Perché dovete essere pronti a fischiare un rigore dopo un minuto, come in Francia-Irlanda per il fallo di Pogba.
«C’è quel rischio: se non imposti bene la gara rischi di non essere concentrato dal primo secondo e perderti un episodio decisivo».
I rigori di Germania-Italia sono stati uno spartiacque: fuori gli azzurri, voi avanti. Con che animo avete visto la partita?
«Tifando per la nostra Nazionale, come sempre. Certo, dopo entrano anche gli interessi personali, ma sono riflessioni successive. Prima di Italia-Svezia ci siamo ritrovati vicini di tv la squadra di Eriksson. All’inno svedese loro si sono messi a cantare. Allora quando è partito Fratelli d’Italia, ci siamo alzati e abbiamo urlato così forte che sono arrivati un bel po’ di persone e hanno iniziato a filmarci... Siamo tifosi pure noi».
Lei farà 45 anni il 5 ottobre. C’è chi pensa non avrà più gli stimoli giusti per scendere in campo. È così?
«Sto bene fisicamente e di testa. Ho voglia di arbitrare e lo farei già domani. Fino a quando ho queste sensazioni vado avanti. E di brutto. Il prossimo obiettivo? Ottenere la deroga per restare internazionale. La posso ottenere solo facendo benissimo da qui fino a dicembre nelle partite che dirigerò, iniziando dalla A. Quindi...».
Fonte:
Francesco Ceniti per La Gazzetta dello Sport de 13/07/16, pag. 17