Infantino, presidente Fifa: «Ok la prova a Bari, si rifà a Milano. Obiettivo tecnologia già al Mondiale 2018». L’arbitro Kuipers: «Sensazioni positive»
Altro che Paganini, la neonata Var incassa i primi consensi e annuncia il bis. Ancora in Italia, questa volta a Milano. La notizia la dà Gianni Infantino, presidente Fifa, durante la conferenza di Bari (poco paludata e molto empatica: notevole la differenza col passato) dove il debutto della Video Assistant Referee è stato spiegato nei dettagli dai protagonisti, a iniziare
dall’arbitro olandese Kuipers che ha diretto la sfida tra gli azzurri e la Francia. Ma siccome il futuro viaggia veloce e ilm Mondiale 2018 non è così lontano, urgono nuovi esperimenti di un certo livello. E allora Infantino illumina i giornalisti con due novità. La prima è lessicale: chiama la Var «moviola in campo» sfaldando in un secondo il tabù di decenni; poi va oltre: «Il prossimo test lo faremo il 15 novembre a Milano, nell’amichevole Italia-Germania».
LA FIDUCIA DI KUIPERS
Anche in quell’occasione ci sarà la comunicazione aperta tra l’arbitro seduto davanti ai replay e il collega in campo. Un passo in avanti rispetto al protocollo Ifab che prevede un anno in off line, vale a dire senza nessuna interazione. Ma solo camminando in parallelo (alternando la sperimentazione chiusa a quella aperta) si può da subito migliorare la gestione della Var e puntare ad averla nel 2018 in Russia. Si dovrà trovare un punto di caduta accettabile perché è alto il rischio che a dirigere la partita sia l’arbitro invisibile a giocatori e tifosi. Ecco perché non si userà l’aiuto tecnologico in ogni azione, ma solo su errori certi e decisivi. Massimo Busacca (designatore Fifa) è stato molto chiaro: «Gli arbitri dovranno continuare a prendersi delle responsabilità, devono scendere in campo sapendo che hanno loro le chiavi in mano della partita. Chi sta davanti ai monitor servirà per eliminare errori certi, evidenti a tutti. Come la mano di Henry o il gol non assegnato all’Ecuador contro il Brasile nell’ultima Coppa America. Nelle situazioni in cui c’è invece una interpretazione, la Var non entrerà. In questi mesi lavoreremo in modo costante per migliorarci, ci sono difficoltà e magari faremo degli sbagli. Ma siamo altrettanto sicuri che solo provando si troverà la strada migliore da seguire. Sul fuorigioco stiamo pensando di mettere due telecamere dedicate: una su chi effettua il passaggio e l’altra sul penultimo difensore. Lo scopo è dare in tempi brevissimi un dato certo agli assistenti. E in quel caso tutti dovranno fidarsi della tecnologia, come accade per la goal line. Se la macchina dice “fuorigioco”, basta discussioni. Mi pare che l’aspetto più significativo del debutto di Bari sia stato proprio questo». Non è una sensazione, ma una certezza. Così Kuipers: «Il fallo su De Rossi? Ho preso tempo. Gli italiani chiedevano il rosso. In pochi secondi mi hanno informato: ho dato il giallo e i giocatori hanno accettato il verdetto. Che cosa penso del test? Avere nell’orecchio un suggerimento aumenta la sicurezza dell’arbitro nella gestione della gara. Ho piena fiducia del collega che vede i replay: se mi comunica un cambio, seguo l’indicazione senza problemi. E non credo che la cosa possa condizionare l’aspetto mentale degli assistenti sul fuorigioco: se annulliamo un gol dopo averlo dato e perché stavamo per commettere un errore. E nessuno di noi vuole questo, quindi l’aiuto è benvenuto».
STORIA
Insomma, i test serviranno a oliare i meccanismi, ma la strada sembra segnata. «Prima esperienza molto positiva – ha sintetizzato Infantino –. Non possiamo più permetterci, nel 2016, di assistere a errori che tutti vedono in tv tranne l’arbitro. I test serviranno a capire se un progetto può funzionare o meno: potrebbe essere utilizzato nel Mondiale 2018, ma intanto a Bari abbiamo scritto una importante pagina di storia del calcio mondiale». Sulla stessa linea Zvonimir Boban, vicesegretario Fifa: «Puntiamo a migliorare il gioco ponendo fine alle grandi disonestà». Gongola Carlo Tavecchio, numero 1 Figc: «La Var sperimentata a Bari è pure un riconoscimento all’Italia: primi effetti di scelte politiche risultate vincenti»
Roberto Rosetti (responsabile VAR per l'Italia): «In Serie A audio chiuso Svolta in Coppa dal 2017-18»
«L’avessi avuta io la Var...». Roberto Rosetti è il responsabile del progetto per l’Italia: lavora a getto continuo dallo scorso luglio per portare i suoi ex colleghi all’avanguardia su un terreno decisivo per il futuro del calcio. A Bari ha seguito il test nel Van insieme con Domenico Messina (designatore Can A) e Marco Brunelli (d.g. della Lega di A). Dal primo ottobre comincia la sperimentazione nel nostro massimo campionato. Si guarda al futuro, ma per spiegare le potenzialità della «moviola in campo» (copyright Gianni Infantino, presidente Fifa) si può partire dal passato. «Mondiale 2010, ottavo Argentina-Messico spiega Rosetti. Il primo gol arriva con Tevez in netto fuorigioco. In campo avevo avuto quella sensazione, ma il mio assistente era sicuro del contrario. Si era perso il momento decisivo. Ecco, quello sbaglio sarebbe stato cancellato in pochi secondi. La gara poteva cambiare e forse pure il nostro Mondiale (era candidato alla finale e invece fu mandato a casa dopo quella sfida, ndr)».
In Italia si parte a ottobre, i nostri arbitri che cosa ne pensano?
«Sono entusiasti di questa novità. La prima volta che ci siamo visti, ho chiesto di mandarmi i tre errori peggiori della loro carriera. Riviste le immagini, ci siamo resi conto che il 90% delle sviste con la Var non ci sarebbero state. Ora, con Messina abbiamo messo giù un piano dettagliato da seguire, così come seguiremo alla lettera il protocollo Ifab, senza passi in avanti».
Quindi niente comunicazione tra arbitro in campo e quello davanti ai monitor, come accaduto a Bari?
«No, in campionato si andrà avanti in modalità chiusa per tutta la stagione, mentre apriremo la comunicazione da gennaio solo per le sfide amichevoli. Un ulteriore salto di qualità nella Coppa Italia 201718: dagli ottavi in poi ci sarà interazione e quindi possibilità di cambiare una decisione con l’aiuto tecnologico».
Tutti gli arbitri di Serie A testeranno la Var? E il numero di partite è stato deciso?
«Sì, ci sarà una rotazione completa (Messina seduto a fianco di Rosetti conferma, ndr). Ogni arbitro proverà la Var almeno 5 volte in questo campionato. I test saranno effettuati su due match di ogni giornata e naturalmente interesseranno tutte le 20 squadre di A».
La designazione dell’arbitro Var come sarà fatta?
«Non sarà pubblica, ma nemmeno un segreto. Starà nella postazione gestita dal provider indipendente Hawk Eye, lo stesso di Italia-Francia, e lì selezionerà i casi certi. Quelli rivisti alla Var, e che potevamo diventare un aiuto per il collega in campo, andranno in un report che finirà poi in un centro dati, dove saranno elaborati i risultati. In ogni caso cercheremo di renderli pubblici: la Fifa vuole la massima trasparenza. Altra cosa importante: l’arbitro che si occuperà della Var non ha le classiche preclusioni. Rizzoli potrà fare una gara del Bologna, Valeri di Roma e Lazio e così via».
Quante telecamere saranno utilizzate in Italia e la postazione Var sarà fuori dallo stadio?
«Per le gare di Serie A le telecamere sono circa 10, qualcuna di più per le sfide più importanti. A San Siro e all’Olimpico l’arbitro della Var starà dentro lo stadio. Noi preferiamo questa soluzione, dove non sarà possibile ci saranno i Van come a Bari».
La Var riuscirà a eliminare le discussioni care ai bar sport?
«Serve a riparare gli errori certi. Ma siccome ci sono tante decisioni frutto d’interpretazione, ho il sospetto che si continuerà a parlare delle scelte arbitrali. La tecnologia non fa miracoli...».
Fonte:
Francesco Ceniti per La Gazzetta dello Sport del 03/09/16, pag. 7