Ho appena finito di vederlo e devo dire che è stato estremamente interessante e anche io non vedo l'ora che arrivi la seconda parte. Davvero un lavoro ben fatto, che può essere etichettato senza problemi come "documentario" vero e proprio sull'arbitraggio.
In questo contesto, la prima riflessione che faccio è quella riportata proprio da Aladar (e appunto, concordo con lui): non sembra a mio giudizio molto coerente la scelta di non indossare il microfono da parte del secondo arbitro intervistato. Per carità, liberissimo di farlo ovviamente, ma nell'ottica didattica di quel che si guardava, questo si sarebbe dovuto appurare / concordare dall'inizio, allora a quel punto si sarebbe intervistato un altro più propenso. Così come invece non ha avuto peli sulla lingua la Vitulano.
E devo dire che proprio la Vitulano col suo linguaggio "forte" mi ha colpito molto: non me l'aspettavo. Parla davvero molto, instaura un rapporto veramente profondo con i calciatori e diciamo pure si prende qualche licenza (candidamente poi infatti chiedeva scusa per eventuali parolacce da lei proferite mentre era in campo).
Carattere molto forte, beh chiaramente, altrimenti non potrebbe arbitrare gare maschili a questo livello e fare quello che fa, mi è piaciuta davvero molto, si è aperta in tutti i suoi aspetti (appunto a differenza del secondo intervistato).
Ma alla fine quanto sentito anche dal secondo intervistato è tutto sommato molto positivo: anche lui forte e incurante degli insulti (unica medicina per andare avanti sui campi come ben sappiamo), una cosa però tra le altre mi ha basito, quando ha detto: "Almeno ad inizio gara mettete tutti le maglie nei pantaloncini"
Mi chiedo a che pro, solo per far bella figura nelle foto pre-partita? Comunque bellissimo anche questo aneddoto.
Interessante ovviamente anche all'inizio la spiegazione di Morganti sul rigore non concesso, all'epoca, in Palermo-Juventus, la visione "mentale" che ti fa pensare che le cose vadano in un certo modo, che prevale dinanzi alla visione "effettiva" che magari hai davanti agli occhi.
Davvero ben fatto questo lavoro, sicuramente Nicchi avrà coordinato ed approvato il tutto, chiudo dicendo che è stato "positivo" il messaggio messo in luce su tutti gli altri, e cioè la vita di sacrifici che fa un arbitro, e lo fa quasi esclusivamente per passione, a fronte di tutto quello che subisce.
Il comune spettatore, che magari non pensa a queste cose, potrebbe magari fermarsi un attimo guardando questo documentario.