Antonio Martiniello, l'arbitro con il DASPO, si suicida

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Re: Antonio Martiniello, l'arbitro con il DASPO, si suicida

Messaggioda Simone De Palma il dom mar 08, 2020 11:31 am

Con tutto il rispetto, siamo al limite dello stucchevole. Sia per questa tua, inutile e a tratti odiosa, difesa sull’episodio della testata, testimoniato per altro non solo dai compagni del portiere, ma anche dagli avversari e da parti estranee, sia per questa faccenda della denuncia per stalking che dici ingiusta, tesi suffragata da non so che cosa.
Arrenditi ai fatti e all’evidenza che in un momento del genere non interessa a nessuno se sia stata colpa sua, del portiere, della ragazza. L’unico interesse è per una vita tormentata e finita troppo presto.

Assolutamente d'accordo, il Daspo non viene dato a cuor leggero.
Ad occhio e croce il collega aveva problemi psicologici da tempo che non ha mai affrontato.
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Re: Antonio Martiniello, l'arbitro con il DASPO, si suicida

Messaggioda Doraemon il lun mar 09, 2020 3:46 pm

Sainz ha scritto:I complici sono i soliti haters da tastiera che lo hanno diffamato gratuitamente e messo alla gogna mediatica in tutta Italia quando si diffuse la notizia della testata, questo è un altro motivo per il quale soffriva di depressione

A volte bisogna tacere, soprattutto se si scrivono cose senza prova alcuna.
Peraltro saresti passibile di querela, ma proprio facile facile.
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Re: Antonio Martiniello, l'arbitro con il DASPO, si suicida

Messaggioda Sainz il mar mar 31, 2020 10:36 pm

Leggete questa lettera riguardo all'accaduto pubblicata da un giornalista di sky, Lucio Rizzica.

"QUELLA PALLOTTOLA NEL CUORE...

Io posso solo provare a ragionare. A me non spetta nè svolgere indagini, nè spartire colpe, nè tirare conclusioni. Non ne ho gli elementi, non ne ho il ruolo, non ne ho neppure forse la capacità. Ma ragionare sì, quello posso farlo. Proprio per questo ci provo...

In una vecchia serie tv, che portava più o meno lo stesso titolo, una volta Gigi Proietti sussurrò a una disperata protagonista, facendole forza in un momento difficile, "ognuno di noi ha una pallottola nel cuore...". Poi c'è chi smette di fare qualunque cosa per evitare che si sposti, chi invece prova a condurre un'esistenza normale nella speranza che non accada ma evitando di vivere nell'attesa di chissà cosa. Questione di carattere. Però quello che conta è che "ognuno di noi ha una pallottola nel cuore...".

Ieri, a Porto Potenza Picena (MC), è morto il giovane ex arbitro Antonio Martiniello, 31 anni, il primo arbitro colpito da un provvedimento di Daspo (per un mese), per aver colpito con una testata un portiere, Matteo Ciccioli, al termine della partita di Seconda Categoria tra il Borgo Mogliano e il Montottone. Fu a inizio febbraio.

Ma Martiniello però si trovava pure agli arresti domiciliari (gravato dalla misura cautelare del
braccialetto elettronico) per via della condanna ricevuta dopo una denuncia per stalking di una sua ex fidanzata. Secondo quanto raccontano i colleghi del 'Resto del Carlino', Martiniello era però uscito dall'abitazione (tecnicamente, era evaso) e per questo, avendo violato la legge, i Carabinieri si erano presentati al suo domicilio per arrestarlo e condurlo in carcere.

L'ex direttore di gara, preso dal panico, prima si è barricato in casa poi, quando sul posto sono giunti i Vigili del Fuoco, ha tentato la fuga ed è scappato dal balcone, correndo in direzione della stazione ferroviaria, inseguito ovviamente dai Carabinieri. Con con Martiniello aveva solo un cellulare, una carta di credito e le chiavi di casa. Nel corso della sua fuga, tuttavia, l'ex arbitro è stato travolto sui binari da un treno diretto verso Ancona, proprio nei pressi della stazione. E per lui non c'è stato scampo.

Il legale ha fatto sapere che alla sua ultima telefonata Martiniello aveva sì risposto, però chiudendo subito la comunicazione. Adesso la dinamica di quanto è successo è al vaglio degli inquirenti e nessuna ipotesi viene scartata: dal
tragico, fatale incidente fino alla possibilità di un gesto volontario.

Secondo il collega Stefano Rispoli, che segue la vicenda da Macerata per la 'Gazzetta dello Sport', gli inquirenti (e anche la versione resa dal macchinista, che non ha potuto evitare l'impatto) propenderebbero per il suicidio. E chi gli stava vicino sostiene che Martiniello non ce la facesse più a sostenere il peso di quell'onta sportiva dalla quale difendersi in tribunale (per farlo si era appunto dimesso dall'AIA).

A chi chiedeva la propria versione, Martiniello ripeteva di essere innocente e non avere mai colpito il portiere del Borgo Mogliano, finito in ospedale, per questo contro-querelato, dicendo di aver ricevuto semmai un calcio, sputi, insulti.

'Il Daspo di un anno aveva minato la sua fragile tenuta psicologica' -scrive Rispoli- 'ancor più il braccialetto elettronico scattato al suo posto nel giorno di San Valentino'. Anche rispetto alla denuncia per stalking Martiniello protestava la propria innocenza. Il padre per tutta la giornata di ieri non ha fatto che gridare "ve lo dicevo che non stava bene e avrebbe fatto una pazzia". La sera prima della disgrazia, Carlo Ricolfi, che è il presidente dell'AIA Marche, gli aveva parlato... "era inquieto, ribadiva la sua innocenza, ma non avrei mai immaginato un epilogo simile".

Ora, io non saprei dire se la 'condanna sociale', prima ancora della giustizia, possa essergli stata così pesante. Certo le due vicende, una dopo l'altra, avrebbero fiaccato l'autostima pure di un leone. Soprattutto se -come egli stesso sosteneva- si trattava di torti subìti e non colpe commesse. Tantomeno sulla vicenda dello stalking, già giudicata peraltro, mi permetto di dire anche solo 'a'. So che a volte si crede di aver ragione perchè non ci si rende conto o non si vuole ammettere di avere torto, so pure che non sempre chi vince davanti a un giudice è effettivamente la vittima. Questo perchè la giustizia giusta è tutto sommato una bella (si fa per dire) utopìa. Ma so anche che se per una fatalità, per davvero, Antonio Martiniello stesse scontando due 'sanzioni' ingiuste (o anche da lui soltanto ritenute tali), questo di sicuro su un uomo instabile, anzi destabilizzato, si sono trasformate in pesi pressoché insostenibili.

I sogni che svaniscono crudamente (siano essi legati agli affetti o al calcio) costringono, chi ha forse affidato loro tutto il proprio destino, a pagare un prezzo altissimo. Perchè nel giusto o nel torto, con senso di colpa o con senso di ingiustizia, angosciato o deluso, ognuno di noi porta la propria "pallottola nel cuore". E basta un nulla a farla spostare di un centimetro. Una sentenza, una stupidaggine, la rabbia repressa, un carabiniere alla porta.

Se poi il treno non lo vedi o fai finta di non vederlo, cambia davvero poco. Un cellulare e la carta di credito dietro non dànno l'impressione di un progetto di farla finita. O invece forse erano l'ultima risorsa, l'ultima spiaggia: fare o ricevere la telefonata giusta, prendere il treno e fuggire lontano o lasciarsi trasportare dal treno chissà dove. Andandogli incontro per salirci sopra o per finirci sotto. Dipende da come, se e di quanto si è spostata una frazione di secondo prima quella "pallottola nel cuore" di Antonio. A volte basta un nulla perchè la vita esploda...

"Nessuno si suicida perché vuole morire. Lo fa
solo perché vuole fermare il dolore..."

(Tiffanie DeBartolo)"

Fonte : Profilo di Facebook di Lucio Rizzica
Sainz
 
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