da bracco75 il ven nov 04, 2016 2:34 pm
Oggi sono in vena di amarcord, ed allora mi diletto in questo piccolo excusrus storico-arbitrale. premettendo che sarebbe auspicabile, da parte di chi lo dovesse ritenere interessante, una partecipazione costruttiva, senza accenni di "politica" che qui non rilevano, e senza la banalità dei tempi che son cambiato e che oggi non si può osare come invece si poteva osare in passato. Siccome ne sono stato testimone diretto, ecco a voi. Il fattore tv e soldi: il trinomio calcio/soldi/tv è antico quanto il mondo. Naturalmente, gli interessi economici di oggi non sono quelli degli anni 60 e neppure quelli degli anni 90, ma, forse, in tali epoche vi erano delle implicazioni "politiche" maggiori, se è vero, come è vero, che sovente le squadre di calcio erano anche un mezzo per catturare consenso politico e sociale (la Roma e la DC, il Napoli ed il riscatto sociale del Sud, la Juve e la dinastia Agnelli, il Milan e l'epopea Berlusconi, il Bari e i Kennedy di Puglia). Ecco che, ad un certo punto, dopo anni in cui arbitri 35-40enni languivano in serie B e, se mai esordivano in A, lo facevano all'ultima giornata e poi erano destinati a fare 2-3 gare l'anno in A, e sempre di basso livello, arrivò un uomo un pò stempiato, imponente ed incaxxoso, mestrino di nascita e milanese di adozione, anche lui ex grande arbitro mondiale, cui fu affidato il compito di svecchiare il paludato mondo AIA, di sovvertire determinate gerarchie che avevano ormai fatto il loro tempo, e di plasmare una generazione di nuovi arbitri in grado di rinverdire i fasti della gloriosa scuola arbitrale italiana. Con il settennato di Paolo Casarin (che durò dalla stagione 1990/91 a quella 1996/97, poi gli subentro Baldas, e che si trovò a fronteggiare un clima avvelenatissimo dalle celebri direzioni di Rosario Lobello in Verona-Milan, e di Lanese in Bologna-Milan, quest'ultimo assistito proprio dal nostro Marcellone) iniziò una primavera arbitrale e nacque, supportata dalle spalle e dalla faccia di Casarin, una generazione di ottimi arbitri, alcuni veri e propri fuoriclasse (Collina e Braschi su tutti), altri, tanti altri, di livello medio elevatissimo, in grado di poter dirigere tutte le partite: dai big match agli incontri di metà classifica. Funzionava così: un esordiente in B veniva provato per 3-4 gare di serie cadetta, poi gli si affidava il big match di giornata e, se andava bene, la domenica successiva era in A: ecco, dunque, gli esordi dei primi anni entro Natale, salvo eccezioni. In tutto questo la "vecchia" generazione degli arbitri trascurati (i vari Beschin, Felicani, Bruni, Di Cola, Quartuccio, Coppetelli) venne valorizzata, ed alcuni, tipo il veronese, arrivò ad avere i galloni da internazionali. Ragazzi con 10 partite di A alle spalle vennero mandati a fare i big match di A. Forse Observer ricorderà il buon Sergio Coppetelli, mai internazionale, sotto una fitta nevicata torinese, dirigere il derby della Mole di lunedì, oppure il commissario Cardona a fare Juve-Roma, o Cesari a fare Milan-Inter, o Beschin a fare Juve-Inter. Il carisma di Casarin, molto ascoltato anche a livello internazionale (per chi è curioso, cliccate su google le parole Casarin, Puhl, Havelange e vedete...) coprì i suoi arbitri (al netto degli errori che anche lui, inevitabilmente, ha commesso) anche di fronte al "potere" calcistico, che tale era pure allora. Arriviamo al giorno d'oggi: cosa lascerà Messina al suo successore? Un Cervellera che al secondo anno di A viene dismesso. Un Di Bello che al terzo anno fa ancora gare da debuttante. I big match diretti sempre dai soliti noti. Direte, è la divisione della Can che comporta anche questo. E' vero, ma solo in parte. Intanto ad oggi una netta presa di posizione sulla scissione della Can da Nicchi io non l'ho sentita. E poi, chi impedisce a Messina di collaborar con Farina anche al di là delle divisioni? Vorrà dire che Rizzoli (per citare il nostro arbitro più titolato) dirigerà 3-4 partite in meno, e Ghersini, o Abbattista, o Manganiello ne faranno 6 in A invece che 1 o 2. Se si vuole guardare al futuro, deve essere così! Altrimenti continueremo a fare il nostro toto arbitri, incerti tra mandare Rizzoli o Rocchi a fare il derby di Milano, e Orsato o Banti a fare Milan-Juve.
Non è che ho paura di morire. Solo che non voglio esserci quando accadrà. W. Allen