gad ha scritto:E non mi sono neanche sforzato più di tanto.
Questo per dimostrare che volere è potere. Personalmente non mi piace quando vengo limitato da un paletto regolamentare nello scrivere (ex: tot paragrafi, min/max tot righe) ma quando mi viene chiesto mi sforzo per starci dentro; e non è detto che sia per forza un impoverimento, anzi, alle volte dovendo stringere si impara ad usare termini nuovi e a rendere il discorso più incisivo. Questo fermo restando che l'attività dell'OA è aperta a gente di ogni tipo spaziando dall'avvocato al contadino e quindi, per chi legge, è necessario avere a disposizione dei paletti che aiutino il villico ad esprimere in modo esaustivo dei concetti e allo stesso tempo limitare la prolissità del togato.
P.S. I contadini sono sicuramente tanto intelligenti da comprendere che si tratta di una metafora e non c'è nessuna mancanza di rispetto.
In linea di principio, sono d'accordo. Ma non si tratta di trovare termini nuovi o incisivi.
Se l'oggetto di una causa penale è un omicidio, il giudice non può chiedere ad un avvocato di avere il dono della sintesi nella produzione degli atti processuali di difesa.
La sintesi contiene in sé il concetto dell'abbreviare i concetti: il problema è che sei hai 6 concetti da esprimere, lo spazio che ti viene concesso per raccontarli è poco.
Il "villico" non prova nemmeno a raccontarli tutti: si limita a scrivere frasi fatte, sempre le stesse, e pace!
Se devo parlare di soglia di punibilità, maturazione e precisione tecnica, applicazione delle regole di gioco e mettiamoci anche il controllo della gara, 5 righe in croce non bastano.
Il rischio concreto è la banalizzazione di quanto si scrive o peggio ancora, il compitino da farmacista che scrive 2 frasette che vanno bene per ogni arbitro e via con la prossima relazione.
Ripeto: a questo punto, meglio una relazione fatta di crocettature e due righe di commento come erano le relazioni qualche anno fà.