Ecco, qualcosa da dire sulla questione
"buon senso",
"Regola 18" e fratelli l'ho anch'io. E mi servirò, neanche a dirlo, di due citazioni del Regolamento: l'una viene dall'ultimissima edizione, l'altra da quella immediatamente precedente.
Questa è quella del 2013, la penultima:
Regolamento del Gioco del Calcio (2013) ha scritto:19. Come va interpretato il dovere dell’arbitro di interrompere il gioco per infrazioni alle regole?
Nello spirito delle Regole del Gioco le gare devono svolgersi col minor numero possibile di interruzioni. In questa ottica, l’arbitro deve punire soltanto le infrazioni sancite dal regolamento. Se interrompe frequentemente il gioco per lievi o dubbie infrazioni, può provocare nervosismo nei calciatori e sottrarre divertimento al pubblico.
Questo invece viene dall'edizione di qualche mese fa, quella del 2015:
Regolamento del Gioco del Calcio (2015) ha scritto:18. Come va interpretato il dovere dell’arbitro di interrompere il gioco per infrazioni alle regole?
Nello spirito delle Regole del Gioco le gare devono svolgersi col minor numero possibile di interruzioni. In questa ottica, l’arbitro deve punire soltanto le infrazioni sancite dal regolamento. Se interrompe frequentemente il gioco per dubbie infrazioni, può provocare nervosismo nei calciatori e sottrarre divertimento al pubblico.
Non evidenzio la differenza con grassetti, sottolineature o quant'altro: lascio che vi salti all'occhio da sé... e no, non è che il numero progressivo prima è 19 e poi retrocede a 18.
L'avete trovata?
Nel 2013, e in tutti gli anni precedenti, il Regolamento prescriveva di non interrompere il gioco a fronte di...
Regolamento del Gioco del Calcio (2013) ha scritto:LIEVI o dubbie infrazioni
Ora l'arbitro deve astenersi solo in caso di
"dubbie" infrazioni, mentre le lievi sono lasciate fuori. Secondo voi, perché è successo?
Lasciate che vi dia il mio personalissimo, e quindi comunque soggettivo, parere: semplicemente, è possibile che di quel passo
se ne abusasse. D'altronde io penso che quella frase fosse lì solo per circostanze eccezionalissime, e in fondo è così che io ho sempre visto il buon senso. Per me buon senso è... eccezionalità. Non la norma. Il buon senso è una minuscola fogliolina che
fa parte dell'albero del Regolamento, non una filosofia di pensiero che si contrappone alla sua applicazione pedissequa. Buon senso e osservanza delle regole possono coesistere perfettamente, e il primo non può piegare il secondo. Così un cartellino rosso per condotta gravemente sleale è tale al 1' come al 90', è tale in Italia come ad Antigua e Barbuda, è tale alla finale della Coppa del Mondo come al torneo scolastico under-11 di Cuneo. Non è il buon senso a dirti di non espellere un calciatore che merita un rosso, non è il buon senso a dirti di non fare ripetere un rigore anche se in area c'è più gente che sulle gradinate di San Siro, e non è buon senso se, in generale, vai contro il Regolamento. Quello non è
MAI buon senso, perché è venire meno al tuo ruolo più importante: essere il garante dell'uniformità regolamentare nel campo da gioco.
Cos'è il buon senso, allora? È un argomento comunque arduo, lo ammetto. Ma vi farò un esempio: immaginiamo che attaccante e difensore tocchino il pallone contemporaneamente e che questo rotoli oltre la linea laterale; a chi assegni la rimessa?
Darla alla difesa è buon senso, per me: interpretazione
NON contra-legem (perché nessun passo regola il tocco contemporaneo che manda il pallone fuori), e che dirime una situazione altrimenti di stallo nel modo più accettato: ottimo. Oppure, facciamo che ci sia un calciatore infortunato a terra, e nel mentre un difensore sta chiaramente spazzando il pallone dalla propria area di rigore; aspettare mezzo secondo che il pallone sia lanciato via prima di fischiare per interrompere il gioco, approfittando così dell'opportunità di eseguire la rimessa da parte dell'arbitro altrove anziché — pericolosamente — dentro l'area di rigore... è ancora buon senso, per me. Così come il saper discernere l'atteggiamento di un capitano che può suonare burbero ma che sta solo chiedendo spiegazioni da quello di uno che sta protestando, o il non autorizzare (se gli attaccanti chiedono la verifica della distanza) l'esecuzione di una punizione finché il portiere non è pronto, o l'avvertire preventivamente che non è ammesso segnare sulla ribattuta se un calcio di rigore viene eseguito allo scadere dei tempi per evitare piogge di ammonizioni per proteste dopo il fischio finale.
Niente di ciò che ho appena elencato è contro il Regolamento, né lo è il loro contrario. Sono infatti tutti comportamenti che, se omessi, ti fanno comunque sì restare nella sfera del Regolamento... ma, paradossalmente,
minerebbero lo spirito del gioco. Com'è possibile, direte voi? Il succo del buon senso, e lo dico qui in chiusura, è che
il Regolamento è stato scritto da umani, e come tale è fallace: l'arbitro intelligente e dotato di buon senso è quello che,
riuscendo a restare entro i limiti imposti dalle Regole (e lo sottolineo), ottiene il massimo profitto dalle proprie azioni in termini di divertimento del pubblico e dei calciatori, di agonismo e di sportività. In quest'ottica, quindi, dubito sia
"buon senso" molto di ciò che allo stato attuale viene etichettato come tale.
E a maggior ragione non lo è il non interrompere il gioco solo perché un'infrazione è
"lieve". Il fatto che il Settore Tecnico abbia tolto quella frase è per me l'epitome di quel concetto fondamentale che ho espresso sopra: e cioè che il buon senso, in ogni caso, non deve
MAI contrastare la corretta applicazione delle Regole. Incluso, e da quest'anno ancor più ufficialmente che mai, il sanzionare qualsiasi infrazione passi sotto gli occhi della terna: lieve o da carcere che sia.