Non c’entrava il caldo. L’invasione della falene nella serata di gala di Euro 2016 ha un «colpevole» illustre: Pierluigi Collina. Il capo degli arbitri Uefa le aveva in qualche modo invitate prima dell’inizio del torneo, quando aveva detto ai suoi uomini: «Dovete volare come farfalle e pungere come api». Un chiaro omaggio ad Alì (morto il 3 giugno), ma soprattutto un auspicio: vederli protagonisti positivi in terra di Francia. La finale del 10 luglio ha sancito la vittoria del Portogallo, ma anche l’ottimo Europeo dei direttori di gara. Sette giorni dopo, il designatore è ancora al lavoro: a Nyon, in Svizzera, ha scelto gli arbitri che dirigeranno i turni preliminari di Champions ed Europa League. Ma prima di guardare al futuro è giusto voltarsi indietro per un bilancio di Euro 2016, svelare qualche segreto sui fischietti, parlare delle nuove regole e degli sviluppi legati alla Video assistenza. Collina, per fortuna a Parigi non sono arrivate pure le api, ma gli arbitri hanno seguito alla lettera il suo invito. Soddisfatto?
«Abbiamo ricevuto tanti complimenti, ad esempio le parole di elogio espresse da importanti allenatori come Ferguson e Wenger. Arrivavamo da un Europeo, quello del 2012, andato bene. Non era semplice fare meglio. Ci siamo riusciti nonostante un torneo molto più difficile: 51 gare contro le 31 di 4 anni fa. Non solo, la formula con le migliori terze qualificate ha fatto sì che ogni match fosse decisivo».
Polemiche azzerate, non ricordiamo errori che hanno influito sul risultato. Ogni designatore sogna una manifestazione così. Segreti?
«I risultati arrivano col lavoro. Voglio ringraziare tutti gli arbitri e gli assistenti di Euro 2016: professionisti incredibili che per arrivare all’obiettivo comune hanno affrontato grandi sacrifici. Nel loro cammino sono stati affiancati da altri professionisti: ne hanno curato la preparazione fisica e quella tattica, dove abbiamo introdotto una novità importante».
Ci dica.
«Sapere gli schemi dalle squadre e le caratteristiche tecniche dei giocatori è fondamentale per prevedere situazioni che altrimenti potrebbero cogliere di sorpresa arbitro e assistenti, condizione che spesso porta all’errore. Su questo aspetto abbiamo fatto un salto di qualità grazie a due match analyst, Cristiano Ciardelli e Gianvito Piglionico, entrambi allenatori con patentino Uefa A, messi al servizio degli arbitri».
Il loro compito quale era?
«Ogni nazionale qualificata per Euro 2016 è stata studiata nei minimi particolari: per ognuna è stata creata una relazione dove erano evidenziati gli accorgimenti tattici utilizzati dai reparti, uno studio approfondito sugli schemi su palla inattiva, un focus sui calciatori. Un work in progress con aggiornamenti dopo ogni match disputato in Francia. Grafici e filmati utilizzati nella riunione tecnica nella quale gli analisti li hanno spiegati a ciascun “team arbitrale” alla vigilia della propria gara».
Esempi pratici di situazioni fatte notare agli arbitri?
«Il Portogallo giocava i calci di punizione laterali con Cristiano Ronaldo in fuorigioco, questo per cercare di abbassare la linea difensiva. A volte è riuscito a rientrare in tempo, altre no, come nel gol annullato contro l’Austria. Oppure l’Italia e la Svizzera utilizzavano lo scarico del pallone al centrale difensivo (Bonucci e Schar) non per spostare il gioco lateralmente, ma per cercare subito la profondità con un lancio lungo a favorire l’inserimento di un centrocampista».
Errori ridotti al minimo sindacale...
«È utopistico pensare di non sbagliare mai. Stiamo parlando di persone, ma c’è un dato molto significativo: le chiamate degli assistenti sono state corrette nel 93,7%. Percentuale incredibile nonostante la difficoltà di molte decisioni e il limite fisico dell’occhio umano che ha bisogno di un certo tempo per mettere a fuoco un’immagine, limite che a volte spiega l’errore».
Anche per gli assistenti c’erano metodi di allenamento particolari?
«Sì, abbiamo ricostruito sul campo, con giocatori istruiti ad hoc, delle situazioni tipo. Oltre 700 clip sottoposte agli assistenti di Euro 2016, che dovevano indicare non solo se c’era o no l’offside, ma anche chi era il giocatore in posizione irregolare e di quanto era al di là dei difensori».
A livello fisico gli arbitri sono sembrati al top.
«È così da alcuni anni. Sono seguiti costantemente da uno staff all’avanguardia guidato dal professor Helsen: devono rispettare parametri rigidi, i test da superare sono quelli dei calciatori».
Lei e i suoi avete girato nei raduni spiegando le linee guida degli arbitri e cosa non sarebbe stato tollerato. Un’opera di prevenzione riuscita.
«Anche qui rispondo con dei numeri significativi: sui 205 totali ci sono stati solo 9 gialli per proteste e uno per simulazione. E ancora: un solo rosso diretto, in Francia-Irlanda, dovuto a una chiara occasione da gol negata. Significa che si è pensato molto a giocare e poco ad altro. Ne ha guadagnato lo spettacolo. E pure gli interventi pericolosi sono stati minimi».
C’è stato però l’infortunio di Ronaldo in finale...
«Diciamo subito due cose: l’entrata di Payet andava fischiata. Era fallo. Meritava anche il giallo? si può discutere, ma la dinamica dello scontro, ginocchio contro ginocchio, è stata casuale. Episodio sfortunato, Payet non voleva fare male».
Clattenburg ha diretto la finale, poteva toccare ad altri?
«Basta vedere cosa avevano fatto prima i due arbitri delle semifinali, Rizzoli ed Eriksson. E anche Kassai e Mazic, rimasti fino alla fine».
Come si fa a tenere unito un gruppo di arbitri che sono rivali tra loro?
«Perché sanno che l’obiettivo è comune: se vanno bene solo in due o tre, la squadra degli arbitri ha perso. Ho visto in ritiro uno spirito di collaborazione sincero. Arbitri spiegare ai colleghi le insidie di una squadra che loro avevano già diretto. E poi proprio sulla Gazzetta ho letto del sms mandato da Rizzoli per complimentarsi con Clattenburg: fotografa bene quanto detto».
A Euro 2016 c’era per la prima volta la goal line technology. Vantaggi?
«Indiretti: gli addizionali hanno potuto concentrarsi su cose essenziali, molto più frequenti del gol fantasma. Alcune decisioni decisive sono arrivate grazie a loro. Quali? Il rigore per la Romania contro la Francia, quello chiamato da Damato in favore del Portogallo con l’Austria. E poi il gol di Vardy al Galles: c’è stato un gioco di squadra tra arbitro, addizionale e assistente».
Avete fatto da apripista alle modifiche dell’Ifab su falli di mano e tripla sanzione. Come le giudica?
«Positive. Sul mani il cartellino arriva solo se si interrompe un’azione pericolosa, come accaduto a Ramsey in Galles-Belgio. Non ci sono state situazioni in cui si è evitato il rosso a un portiere autore di un fallo da rigore dopo aver cercato d’intervenire sul pallone, non riuscendoci. Ma pure questa novità evita ingiustizie. Altre modifiche? Si dovrebbe mettere mano al fuorigioco: ora rende difficilissimo il lavoro di un assistente».
Oppure si risolve affidandosi alla Video assistenza: previsti 2 anni di test e poi forse proprio a Euro 2020 ci sarà il battesimo.
«Va sperimentata per capirne le potenzialità. Dare giudizi, positivi o negativi, a priori è sbagliato. Sul fuorigioco potrebbe essere un bel vantaggio: se dopo un gol segnato, in pochi secondi la visione dell’immagine dà una certezza, stabilendo se una posizione è irregolare oppure no, allora perché non usarla. Ripeto: va sperimentata. Ma se porta benefici sicuri, perché farne a meno?».
Fonte:
Francesco Ceniti per La Gazzetta dello Sport de 17/07/16, pag. 15