La stroncatura peggiore in assoluto. Bocciato senza mai essere stato valorizzato sul campo di gioco con una partita importante nella serie cadetta o quanto meno delicata nella massima serie. L'arbitro trentino Denis Salati, 34enne esponente della sezione di Trento che due stagioni fa nel dopo Calciopoli e le «gesta» di Moggi venne chiamato nella Can A-B, è stato lasciato su un «binario morto» dalla coppia Collina-Gussoni, designatore e presidente dell'associazione arbitri italiana. Salati, laureato in Economia e Commercio, bancario, con una brillante militanza in Can-C, vicepresidente di sezione a Trento, è rimasto vittima della cura dimagrante voluta dalla coppia dirigenziale che ieri ha ufficializzato il suo taglio, nell'aria da qualche giorno. Per il movimento regionale una mazzata da far paura. Lui, all'ultimo giorno di ferie e rintracciato sul telefonino, è amareggiato a dir poco. Parla con scioltezza, è finita la clausura verbale ed anche il terrore di incorrere nelle punizioni di una categoria che da una parte professa il «superprofessionismo» (è una fissa di Collina) e dall'altra è ancorata a remore medioevali. Vien da pensare al peso «politico» di un Trentino che a Roma conta meno di niente (evviva il Mezzocorona che ha sfidato tutti per ottenere il Briamasco e la modifica di regole senza senso), ad una «geografia» di scelte arbitrali mirate non sulla meritocrazia ma sulle lobby dei numeri e delle influenze.
Denis, è una situazione da rimanere senza parole, ma lei invece qualche sassolino se lo può togliere.
«Quindici anni di carriera finiti nel cestino - esordisce un Salati sconsolato e deluso - e dopo aver assaporato la serie A nell'unica gara del 27 maggio 2007 (allo stadio «Friuli», ultima di campionato, 2-2 per lo spettacolo tra Udinese e Palermo). Una partita senza stimoli come lo sono stati questi due anni. Mai designato per gare decisive nella serie cadetta, una Coppa Italia tra Inter e Reggina buona solo per farmi correre nella Scala del calcio. Non è giusto. Esco di scena senza mai essere stato messo alla prova. Avessi fatto una "cagata" potrei capirlo ma sono stato messo da parte a priori».
Lo scorso anno una presunta maturazione, una A da contentino e poi un inizio difficile di questa gestione Collina-Gussoni. Ma chi ha valutato il suo comportamento?
«Mi sono infortunato all'inizio della stagione, avevo dolori al polpaccio. Poi mi sono ripreso. I commissari che ci seguono stilano una graduatoria. Ci sono coefficienti che determinano i punteggi. Non so il motivo della mia epurazione. Lo scorso anno ci furono 5 bocciature e 5 promozioni. Stavolta i "segati" sono stati nove. Io non so perchè è capitata anche a me».
Il grande Pierluigi Collina non l'ha mai tenuta in considerazione.
«Lui è un personaggio con un carisma impressionante. Non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Crede nei giovani, a parole mi ha sempre rincuorato ma nei fatti proprio non mi ha mai considerato».
Così solo il meranese Livio Bazzoli resterà arbitro regionale più compiuto di lei.
«La mia scomparsa non è certo un bell'affare per il movimento. Non so se resterò in sezione, non posso più fare nulla arrivato all'apice senza soddisfazione. Non ho nessuna intenzione di andare a fischiare in Provincia, zona da non superare, o tra gli amatori. E poi anche Bazzoli venne bistrattato: Bergamo e Pairetto lo tolsero dai ranghi un anno prima, lui che era stato internazionale».
Ha ricevuto telefonate?
«Da voi giornalisti. Trentini naturalmente. E poi il mio presidente di Trento, Gianni Picaro. Un amico. Ha cercato di tirarmi su. Il presidente regionale Marino lo sentirò. Ormai sono un ex».
Bruciato, senza pietà. Senza aver avuto la possibilità di dimostrare il proprio valore.
Fonte: "l'Adige" del 05/07/2008