Gli arbitri parleranno con un portavoce: Giannoccaro
Inviato: mar nov 09, 2021 4:02 pm
ROMA - L'abitudine che José Mourinho non ha perso è quella di dettare l'agenda del calcio italiano. Da quando ne ha fatto la propria bandiera sembra che tutti, a tutti i livelli, abbiano riportato al centro della discussione i protagonisti meno retribuiti: gli arbitri. Il primo effetto della nuova stagione delle polemiche sarà la nascita di un "intermediario": l'ex arbitro Antonio Giannoccaro farà da raccordo tra l'Aia e i club per conto della Federcalcio. Un nome voluto dal presidente Gabriele Gravina e che ha convinto tutti: debutterà a brevissimo, perché il pressing di chi ogni settimana si sente danneggiato si fa sempre più forte. E serve accelerare i tempi di un intervento peraltro già previsto.
Anche perché quella appena iniziata è una sorta di stagione zero: nuovo designatore dopo 4 anni, con Rocchi che ha sostituito Rizzoli; e nuovo presidente dell'Associazione arbitri addirittura dopo 12, con Trentalange al posto di Nicchi. Vogliono rendere più trasparente il mondo arbitrale: un progetto inizialmente nato e naufragato con l'intervista di Orsato a Novantesimo minuto, che ha reso evidente come, senza un controllo a monte, si finirebbe per esporre ogni settimana gli arbitri a un processo mediatico. Ma la rivoluzione non è (ancora) morta. Aia e Figc lavorano all'ipotesi di un punto, il lunedì o il martedì, in cui spiegare un paio di episodi in maniera didattica. Una lezione di regolamento utilizzando i casi della giornata di campionato: non necessariamente i più discussi. Ma non solo: prima della fine del campionato, l'idea sarebbe anche più ambiziosa. Far sentire al pubblico a casa gli audio dei discorsi tra arbitro e Var per una decisione chiave. Difficile che accada in diretta: più semplice a posteriori, utilizzando le conversazioni salvate per scopi didattici (tutte le altre non vengono salvate). Un modo per "spiegare", indirettamente, le scelte dei direttori di gara. E provare a togliere fiato alla polemica.
Più difficile da spiegare è la difformità di giudizio. Motivo per cui tutti o quasi i dirigenti italiani hanno fatto squillare i telefoni dei vertici arbitrali. In questa stagione sono stati fischiati troppi rigori: da fine ottobre il numero è sceso, ma fino a quel momento la media era di un rigore in più a giornata rispetto alla scorsa stagione. I giovani però sono più predisposti degli "anziani" a seguire la direttiva: basta "rigorini". Aureliano, l'arbitro di Venezia-Roma, se lo è sentito ripetere ieri come il disastroso Maresca dopo Roma-Milan, ma lui non sarà fermato. Crescono però gli under 40: Sozza, promosso in Juve-Fiorentina, Marinelli, bravissimo in Verona-Juve, Sacchi, apprezzato in Juve-Sassuolo. Saranno provati in scontri Champions nel girone di ritorno. Perché la principale missione del nuovo corso è proprio garantire una nuova classe arbitrale a un sistema dichiaratamente in crisi.
Un sistema in cui, dall'inizio del nuovo corso, le scosse telluriche non sono mancate: dal caso del reintegro dell'ex designatore di Calciopoli, Paolo Bergamo, che stava per portare al commissariamento dell'Aia se non avesse immediatamente restituito la tessera. Fino alla nota questione dei rimborsi spese costati la sospensione agli arbitri La Penna e Pasqua, e al caso dei due loro colleghi dismessi, Minelli e Barone, ora reintegrati dopo un anno di stop, con molte discussioni tra i direttori di gara. Ma sono questioni politiche, e ovviamente a Mourinho non interessano.
fonte: La Repubblica
Anche perché quella appena iniziata è una sorta di stagione zero: nuovo designatore dopo 4 anni, con Rocchi che ha sostituito Rizzoli; e nuovo presidente dell'Associazione arbitri addirittura dopo 12, con Trentalange al posto di Nicchi. Vogliono rendere più trasparente il mondo arbitrale: un progetto inizialmente nato e naufragato con l'intervista di Orsato a Novantesimo minuto, che ha reso evidente come, senza un controllo a monte, si finirebbe per esporre ogni settimana gli arbitri a un processo mediatico. Ma la rivoluzione non è (ancora) morta. Aia e Figc lavorano all'ipotesi di un punto, il lunedì o il martedì, in cui spiegare un paio di episodi in maniera didattica. Una lezione di regolamento utilizzando i casi della giornata di campionato: non necessariamente i più discussi. Ma non solo: prima della fine del campionato, l'idea sarebbe anche più ambiziosa. Far sentire al pubblico a casa gli audio dei discorsi tra arbitro e Var per una decisione chiave. Difficile che accada in diretta: più semplice a posteriori, utilizzando le conversazioni salvate per scopi didattici (tutte le altre non vengono salvate). Un modo per "spiegare", indirettamente, le scelte dei direttori di gara. E provare a togliere fiato alla polemica.
Più difficile da spiegare è la difformità di giudizio. Motivo per cui tutti o quasi i dirigenti italiani hanno fatto squillare i telefoni dei vertici arbitrali. In questa stagione sono stati fischiati troppi rigori: da fine ottobre il numero è sceso, ma fino a quel momento la media era di un rigore in più a giornata rispetto alla scorsa stagione. I giovani però sono più predisposti degli "anziani" a seguire la direttiva: basta "rigorini". Aureliano, l'arbitro di Venezia-Roma, se lo è sentito ripetere ieri come il disastroso Maresca dopo Roma-Milan, ma lui non sarà fermato. Crescono però gli under 40: Sozza, promosso in Juve-Fiorentina, Marinelli, bravissimo in Verona-Juve, Sacchi, apprezzato in Juve-Sassuolo. Saranno provati in scontri Champions nel girone di ritorno. Perché la principale missione del nuovo corso è proprio garantire una nuova classe arbitrale a un sistema dichiaratamente in crisi.
Un sistema in cui, dall'inizio del nuovo corso, le scosse telluriche non sono mancate: dal caso del reintegro dell'ex designatore di Calciopoli, Paolo Bergamo, che stava per portare al commissariamento dell'Aia se non avesse immediatamente restituito la tessera. Fino alla nota questione dei rimborsi spese costati la sospensione agli arbitri La Penna e Pasqua, e al caso dei due loro colleghi dismessi, Minelli e Barone, ora reintegrati dopo un anno di stop, con molte discussioni tra i direttori di gara. Ma sono questioni politiche, e ovviamente a Mourinho non interessano.
fonte: La Repubblica