"Mancano gli arbitri di calcio" (Il Post)

Tutto ciò che fa discutere sul mondo arbitrale

"Mancano gli arbitri di calcio" (Il Post)

Messaggioda Tanica il sab nov 27, 2021 8:24 am

https://www.ilpost.it/2021/11/26/mancan ... seramento/

MANCANO GLI ARBITRI DI CALCIO

Tra pandemia e problemi antichi, negli ultimi anni se ne sono “persi” circa cinquecento: gli effetti si stanno già vedendo e non si risolveranno in fretta

di Pietro Cabrio

Nell’ultima domenica di settembre, durante Oleggio Castello-Carpignano, partita della Prima categoria del campionato maschile di calcio italiano, l’arbitro ventitreenne assegnato all’incontro è stato preso a pugni in campo dall’allenatore della squadra ospiti, espulso poco prima per proteste. La brutalità dell’aggressione, ripresa in un video diffuso online il giorno stesso, ha fatto discutere e ha richiesto l’intervento dei vertici del calcio italiano, che hanno punito con cinque anni di squalifica l’allenatore.

I maltrattamenti e le aggressioni agli arbitri fanno notizia regolarmente. Uniti agli effetti della pandemia e a un sistema di incentivi e benefici ritenuto non più sufficiente, sono i motivi che rendono sempre più difficile l’avvicinamento all’arbitraggio da parte di ragazzi e ragazze. Secondo Paolo Mazzoleni, arbitro di Serie A per oltre quindici anni e ora impiegato nel VAR, c’è bisogno di nuovi approcci: «L’arbitraggio è un’esperienza sana e formativa. È un modo istruttivo di occupare il proprio tempo e anche un’attività fisica paragonabile a sport veri e propri. Ma bisogna capire anche che i ragazzi d’oggi sono diversi da quelli delle nostre generazioni. Parlare di sacrifici alla base della passione per l’arbitraggio può essere frainteso. Bisogna trovare altri mezzi».

Questa “crisi di vocazione”, come viene chiamata, sta già creando molti problemi nei campionati minori e in quelli giovanili, e alla lunga rischia di avere degli effetti anche sui tornei maggiori.

Dal 2018 a oggi l’Associazione Italiana Arbitri (AIA) ha perso tra i 500 e i 550 direttori e assistenti di gara (gli assistenti sono più noti col nome di “guardalinee”). Con la ripresa dei campionati locali dopo la lunga sospensione dovuta alla pandemia, gli effetti di questo mancato ricambio generazionale si stanno notando e si faranno notare ancora, dato che il problema avrà bisogno di tempo per essere risolto.

Da quando è iniziata la stagione, alcune partite del campionato Promozione – sesto livello del campionato italiano, tra la Prima Categoria e l’Eccellenza – in Piemonte e in Valle d’Aosta sono state giocate senza guardalinee, per mancanza di personale. Per gestire il problema, il comitato dilettantistico locale ha proposto alle squadre di far disputare le partite in più giorni della settimana, non solo la domenica, e di “distribuire” guardalinee a rotazione fra le partite per la durata del campionato, con tutti i rischi del caso.

Nell’ultimo anno le sezioni arbitrali piemontesi più piccole, come quella del Verbano Cusio Ossola, non hanno raccolto nessuna iscrizione. In Emilia-Romagna le varie sezioni locali dell’AIA stanno cercando di arginare il problema collaborando fra di loro nella distribuzione settimanale degli arbitri, ma questo non sta impedendo il rinvio delle partite di Terza Categoria, il primo livello del campionato nazionale.

In Lombardia, un po’ per bisogno e un po’ per dare un segnale a tutto il movimento, è stato chiesto aiuto agli ex arbitri di Serie A e Serie B, come nel caso recente di Daniele Minelli, rientrato dopo un anno di inattività e mandato ad arbitrare la partita del campionato “giovanissimi” – cioè per calciatori con meno di quindici anni – tra Enotria e Ausonia, nel milanese. Vista la situazione, seguirà l’esempio anche Mazzoleni, che una volta risolte le questioni burocratiche legate al suo attuale ruolo si è detto intenzionato a tornare ad arbitrare nei campionati minori.


Ma come si spiega questa emergenza? Innanzitutto, i campionati locali e giovanili sono stati sospesi per oltre un anno a causa della pandemia. In questo periodo centinaia di arbitri hanno abbandonato la professione, per limiti d’età o per altri motivi ritenuti fisiologici. A differenza degli anni passati, però, non si è verificato un vero ricambio, sia per il maggior numero di arbitri da sostituire sia per i pochi nuovi arbitri formati in questo periodo, cosa che già nel 2018 aveva spinto numerose sezioni in tutta Italia a organizzare corsi straordinari per rinfoltire le loro file.

Non a caso il reclutamento è stato uno dei punti principali nel programma elettorale di Alfredo Trentalange, ex arbitro internazionale eletto lo scorso febbraio alla presidenza dell’AIA con il 60 per cento delle preferenze in sostituzione di Marcello Nicchi, in carica per dodici anni.

Trentalange è intervenuto subito modificando i limiti d’età per diventare arbitri: ha spostato da 15 a 14 l’età minima per partecipare ai corsi di formazione necessari per l’avviamento, e da 45 a 50 il limite per continuare l’attività. L’altra iniziativa, considerata la più importante, è stata lanciata di recente. Attraverso la modifica dell’articolo 40 comma 1 delle norme federali, è ora consentito ai ragazzi dai 14 ai 17 anni di essere tesserati sia come arbitri che come giocatori: il cosiddetto “doppio tesseramento”. Una volta superato il corso di avviamento all’arbitraggio, i ragazzi e le ragazze che aderiranno potranno quindi continuare a giocare con le loro squadre e allo stesso tempo arbitrare (in campionati diversi da quelli delle loro squadre).

L’AIA ha definito il doppio tesseramento «un momento storico» per la categoria, mentre per Trentalange si tratta di un salto culturale: «L’idea di avere un arbitro che ha giocato a pallone è un salto culturale. In questo modo non sarà più visto come l’uomo nero, ma come un compagno di giochi: ne beneficeranno sia i direttori di gara che i calciatori». Gli effetti si potranno notare con il tempo: i primi corsi del nuovo ciclo, iniziati ad agosto, si stanno concludendo in queste settimane. Per Mazzoleni, che ha accolto favorevolmente l’iniziativa, se ne potrà valutare il successo o meno nel giro di un anno.

Se la base del reclutamento è stata allargata, rimane però il problema dell’attrattiva e degli incentivi. Il corso di formazione, punto di partenza del percorso arbitrale, è gratuito. Dopodiché inizia la cosiddetta gavetta, la fase più selettiva, dove per anni si arbitra fra campionati giovanili e locali – in contesti lontanissimi e ben più complessi di quelli dei campionati professionistici – ricevendo rimborsi sommari. Nelle prime categorie aperte all’arbitraggio, i campionati “giovanissimi” e “allievi”, si va da un minimo di 30 euro di rimborso per trasferte entro i 25 chilometri fino a 88 euro per spostamenti di 300 chilometri, che però sono rari, dato che i campionati giovanili si disputano perlopiù a livello provinciale o al massimo regionale. I rimborsi sono forfettari e non vengono erogati a fronte di ricevute che provino le spese sostenute.

Nella fase successiva di una carriera arbitrale, il passaggio dalle giovanili ai dilettanti comporta solo pochi euro di aumento nei rimborsi: i 30 euro per i 25 chilometri diventano 35, per esempio, e così via con l’aumentare della distanza percorsa. I guardalinee prendono rimborsi minori, sui livelli di quelli destinati ai settori giovanili.

Come ha spiegato nel suo blog Luca Marelli, ex arbitro di Serie A e ora commentatore tecnico arbitrale di Dazn, «tutti gli arbitri che oggi sono in Serie A hanno dovuto passare per le categorie inferiori, facendo i salti mortali con lavoro ed affetti per riuscire ad arbitrare turni infrasettimanali o partecipare a raduni, spesso usando le proprie ferie. Tutti partono con il sogno della Serie A, consapevoli però che ogni anno solo pochi potranno contare su compensi non marginali. Tutti gli altri semplicemente seguono una passione pazzesca».

Nella passata stagione l’AIA aveva circa 30.537 associati tra arbitri e assistenti, 1.724 dei quali donne. Anche i pochi tra queste migliaia che arrivano a ottenere i compensi fissi e le diarie previste per chi arbitra in Serie A e in Serie B – con guadagni compresi tra i 90 e i 200mila euro a stagione – lo fanno dopo anni in cui arbitrare è stato di fatto solo un hobby impegnativo segnato da sacrifici non così sostenuti dall’esterno e motivati perlopiù dalla passione: la stessa che ora però sembra non bastare più.
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Re: "Mancano gli arbitri di calcio" (Il Post)

Messaggioda OldRef il ven gen 21, 2022 1:24 pm

Articolo in tema dal Corriere della Sera:
https://www.corriere.it/sport/calcio/22 ... 8537.shtml


Gli arbitri non si trovano più, è crisi delle vocazioni: ne mancano 4mila. Colpa anche delle violenze
di Stefano Agresti

I professionisti vengono mandati ad arbitrare le partite dei ragazzini che sennò dovrebbero saltare. Trentalange: «I genitori ci dicono “da quando arbitra mio figlio è più bravo, ma la domenica abbiamo paura”». La soluzione il doppio tesseramento

Settembre 2021, Cus Torino contro Resistenza Granata, campionato di Terza categoria: il primo — oppure l’ultimo — livello del calcio italiano, sotto non c’è niente. Arbitro: Marco Serra. Lui, l’uomo di San Siro, del fischio frettoloso, del Milan sconfitto dallo Spezia (anche) per un gol ingiustamente negato. Quattro mesi fa era su un campetto del Torinese e la star della partita era lui, non Ibra, tanto che alla fine i calciatori lo hanno fermato: scusi, si fa un selfie con noi?
L’Aia, l’Associazione italiana arbitri, aveva rispedito Serra e un’altra ventina di suoi colleghi a dirigere partite in periferia, durante quel fine settimana. Due i motivi. Primo, inviare un messaggio: c’è il massimo rispetto anche per i campionati minori. Secondo, colmare una falla: se non si fossero mossi i professionisti del fischietto, quelle partite di dilettanti e ragazzi non si sarebbero giocate. Perché? Perché di arbitri non ce n’erano più. Finiti. Azzerati.
In cinque anni sono spariti quattromila arbitri. Nel 2016 erano 33 mila, all’inizio di questa stagione ne sono rimasti 29 mila. Crisi di vocazione, la chiamano. Colpa del Covid? Anche, chiaramente. E dei rimborsi: bassi, quasi ridicoli, in media 30 euro a partita tutto compreso.
Ma non è solo questo il problema. Colpa delle botte, della violenza, della paura. «I genitori vengono nelle sezioni e ci dicono: da quando mio figlio arbitra è più sereno, più riflessivo a scuola, più ordinato in casa. E tra di voi ha trovato amici nuovi. Però non possiamo mandarlo nei campi e vivere ogni domenica con il terrore di essere chiamati dal Pronto soccorso». Alfredo Trentalange, presidente dell’Aia da meno di un anno — da quando è riuscito a mettere fine all’interminabile (e discusso) regno ultradecennale di Nicchi — racconta una realtà di cui molti non si accorgono, o fingono di non accorgersi, ma che rischia di mettere in seria difficoltà l’intero movimento. Perché per giocare a calcio, a tutti i livelli, gli arbitri sono indispensabili, un po’ come il pallone. E se non ci sono, non si gioca.

L’ULTIMO EPISODIO
Arbitro 18enne aggredito nel Savonese finisce in ospedale
I numeri delle violenze subite dagli arbitri sono impressionanti anche in questa stagione, benché per fortuna ci sia un calo rispetto al recente passato. A dicembre gli episodi erano già stati 85; in 4 di queste situazioni, la vittima è stata una donna. Gli atti gravi sono stati 25, che hanno determinato 126 giorni di prognosi prescritti dai Pronto soccorso sparsi per l’Italia. Già, perché la violenza non conosce confini: 12 episodi in Campania, 10 in Piemonte, 9 in Toscana, 8 nel Lazio, 7 in Lombardia e Umbria. E può arrivarti addosso da qualsiasi parte: calciatori (47), dirigenti (29), anche «estranei» (9), e tra questi ultimi rientrano i genitori.
Crisi di vocazione: come combatterla? Da questa stagione si sta sperimentando una strada nuova, almeno per il nostro calcio (non per quello inglese oppure per il basket, che già la percorrono da tempo e con successo): il doppio tesseramento. In pratica un ragazzo che gioca a pallone, dai 14 ai 17 anni, può anche arbitrare. In questo modo innanzitutto si amplia la possibilità di reperire direttori di gara: se un adolescente deve scegliere tra giocare e arbitrare, è quasi sicuro che punti sulla prima possibilità; se può praticare entrambe le attività, è tentato pure dal fischietto. C’è però anche una questione culturale, educativa. «L’arbitro viene ancora visto come uno diverso, come l’uomo nero. Ma quando un giovane calciatore entra nello spogliatoio e racconta l’esperienza differente che sta facendo, avvicina i compagni al ragazzo che la domenica successiva dirigerà la loro partita. E poi può spiegare il regolamento perché — parliamoci chiaro — quasi nessuno lo ha mai letto», aggiunge Trentalange. L’impatto del doppio tesseramento è interessante, non ancora rilevante sul piano numerico: «Una dozzina di ragazzi ha sfruttato questa opportunità, tra loro un paio di donne, e tutti sono soddisfatti». Il passo successivo sarebbe quello di incentivare le società a tesserare calciatori-arbitri: «In Inghilterra succede».
A Trentalange è rimasta in mente una frase di Ibrahimovic. «Ha raccontato che in passato scendeva in campo contro dodici nemici: gli avversari e l’arbitro. E che ora ha cambiato idea». Se n’è accorto Serra, addirittura consolato da Zlatan dopo l’errore fatale in Milan-Spezia. «Bisogna umanizzare la figura dell’arbitro, perché non siamo tutti presuntuosi e arroganti come ci dipingono. Anche se non siamo infallibili».
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Re: "Mancano gli arbitri di calcio" (Il Post)

Messaggioda lahir il ven gen 21, 2022 5:33 pm

inizino ad aggiungere 10 euro e a pagare subito e vedete quanti ne arriveranno, anziché buttare via soldi in iniziative inutili (i 1000 euro dati alle sezioni per il reclutamento, le quote gratis agli under 21, la pubblicità sul televideo... etc etc).

O ancora, a dare vero valore alle tessere.

E aggiungo: la violenza non è un problema. Non fraintendetemi, è un problema gravissimo, ma non è la barriera all'intraprendere la carriera arbitrale. Di tutti gli arbitri che hanno subito violenza che conosco, nessuno ha mai lasciato l'AIA per la violenza subita (ovviamente non sono un campione statistico, ma tant'è).

Tanti arbitri invece lasciano per mancanza di stimoli: criteri di valutazione che cambiano in continuazione (e una volta la diagonale era sacra, adesso conta più, etc), gestione non sempre trasparente delle designazioni (ovviamente mi riferisco alle categorie sezionali), zero riconoscenza e i mille problemi che sappiamo benissimo affliggono le nostre sezioni.
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Re: "Mancano gli arbitri di calcio" (Il Post)

Messaggioda Heisenberg il ven gen 21, 2022 6:51 pm

A mio modesto parere quello delle violenze è l'ultimo dei problemi, sono sempre esistite, anche quando quasi due decenni fa mi sono iscritto al corso.

Senza nasconderci, oltre la passione per il calcio e il sogno di calcare campi e categorie importanti, cos'è che ha spinto la maggior parte di noi ad avvicinarci al mondo dell'arbitraggio?
La tessera, la quale permetteva di entrare in tutti gli stadi d'Italia e i rimborsi, con i quali, soprattutto in età giovanile, ci si poteva mettere da parte qualche soldino.

Allo stato attuale, con la tessera non è possibile nemmeno entrare direttamente nei campi di Eccellenza, per cui la maggior parte delle società richiede la richiesta di accredito una settimana prima.
La questione dei rimborsi forse è ancora più complessa, con il prezzo della benzina arrivato alle stelle, quale ragazzino o ragazzo in età pre lavoro è disposto ad anticipare parecchi soldi che nel migliore dei casi vedrà dopo 3 mesi?
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Re: "Mancano gli arbitri di calcio" (Il Post)

Messaggioda lahir il sab gen 22, 2022 4:40 pm

Heisenberg ha scritto:......


Esatto. Non capisco se individuare nella violenza il problema della carenza di arbitri sia ipocrita malafede o semplice incapacità di capire il fenomeno e di trovare una soluzione.
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