da Observer il lun mar 20, 2023 1:57 pm
Se mi è consentito, alcune riflessioni:
- Effettivamente non c’è nulla da festeggiare, o toni che possono essere ritenuti trionfalistici in questa vicenda perchè in questo blob indistinto nel quale cercherò di mettere un poco di ordine, ci ha perso la credibilità del mondo del calcio in prima istanza, e tutti noi Arbitri di calcio intesi come associati senza distinzioni di perdenti e di vincenti
- Altrettanto saggia è la considerazione che ci consiglia prudenza. Iniziamo a leggere il dispositivo di sentenza che irroga i 3 mesi di inibizione all’ex presidente Trentalange, e poi ci faremo una idea più definita di come sono verosimilmente andate le cose.
Iniziamo con il premettere che questa sentenza, di 3 mesi, non è una sentenza della giustizia AIA, ma una sentenza della Giustizia della FIGC, difatti la ha emessa il Tribunale Federale Nazionale, sezione Disciplinare. Quindi, per favore, iniziamo a sgombrare il campo da un possibile fraintendimento. Chiunque accosti questa sentenza di 3 mesi di inibizione alla Giustizia Domestica dell’AIA dice una cosa semplicemente falsa nei fatti. Questo è stato un procedimento FIGC, del tutto estraneo alla giustizia domestica AIA.
Quello che in prima analisi mi balza all’occhio è che la insussistenza delle tesi accusatorie, stesse “di fatto” nelle richieste di pena richieste dalla accusa stessa. Se dopo interminabili indagini fiume, e un elenco da brividi di capi di inputazione il procuratore accusatore non ritiene di meglio che chiedere 6 mesi di inibizione, sinceramente da questo già si capisce che la gran parte del castello accusatorio, è stato demolito durante le istanze dibattimentali. Ma come, mi son immediatamente detto, Alfredo Trentalange è stato accusato di qualsiasi crimine e nefandezza possibile e immaginabile, con una lista di capi di inputazione a cui mancava solo di aver gettato una carte per terra mettendo a repentaglio la salvaguardia dell’ambiente, e la richiesta a fine dibattimento è di 6 mesi? Solo 6 mesi? E qui, introduciamo un altro elemento che deve far riflettere, e cioè che 3 mesi o 3 anni sono la stessa minestra. Ma nemmeno per sogno, altrimenti non si comprenderebbe a cosa servirebbe il principio della corrispondenza tra sanzione e comportamento contestato. Perchè ve lo ripeto, per esemplificare: 3 mesi li prende un giovane Arbitro che scrive sciocchezze su un social network. 3 mesi li prende uno assente a 5 RTO senza giustificazione. 3 mesi di inibizione in primo grado, sono un buffetto su una guancia, atteso che se tutto va come di solito, in appello verranno ancora diminuiti.
E a questo punto allora occorre chiedersi come siamo arrivati a questo? Quali sono le responsabilità politiche di Alfredo Trentalange e soprattutto quali sono le responsabilità politiche di tutto il Comitato Nazionale al gran completo, che secondo molti dei Colleghi che frequentano questo forum, avrebbero dovuto tutti gettarsi nel bidone dell’umido.
Perchè la verità vera, è che per la prima volta nella storia di questa veneranda associazione abbiamo subito un evento talmente apocalittico, ma al tempo medesimo talmente impreventivabile, che ovviamente ci ha colto tutti di sorpresa, e ci ha visti tutti tramortiti e attoniti.
Rosario D’Onofrio è un ex associato con precedenti penali? Sembra che sia così, ma in tutto questo periodo di tempo in cui indagini rigorose sono state fatte, ad oggi, si è riusciti a dimostrare che solo una persona era a conoscenza di notizie di rilevante entità, e se le è tenute gelosamente per se, ovvero il suo presidente di Sezione. Circostanza aggravata dal fatto che, una volta messo di fronte alla cosa, ha tentato numerose volte di negare mentendo, per poi essere costretto ad ammettere che era stato attenzionato della situazione di D’Onofrio più di un anno prima. Ed aveva taciuto. Anzi, a leggere dal disposto di sentenza, si era trovato anche a casa dello stesso una sera con i Carabinieri che erano venuti a controllare se lo stesso era in Casa, la compagna di D’Onofrio ha fatti scudo con il proprio corpo per non farlo vedere, e una volta che se ne sono andati lo stesso D’Onofrio gli ha raccontato che non poteva assistere al colloquio con la sua scorta perchè era nei servizi segreti! Tutto nero su bianco, nel dispositivo di condanna del povero presidente a cui hanno tolto la tessera.
Sono stati eccessivi nel togliergli la tessera? Forse si, forse no, ma faccio notare che tra i due, Alfredo Trentalange si è presentato dimissionario innanzi alla giustizia sportiva FIGC, mentre il presidente della sezione di Cinisello si è presentato assolutamente nell’esercizio delle proprie funzioni, seppur sospeso cautelativamente, e si apprestava a riprendere in mano la sua Sezione una volta scaduta la sospensione cautelativa. E allora una domanda mi sorge: ma se in questo forum si è detto che AT si doveva presentare dimissionario di fronte alla Giustizia, perchè per il presidente di Cinisello questa considerazione non vale? L’Etica dei comportamenti, al pari della presunzuone di innocenza, o vale per tutti, o non deve valere per nessuno. O no? Secondo me si, e sono dell’idea che se il presidente della Sezione si fosse presentato dimissionario davanti alla Giustizia Sportiva, magari, ma dico magari, avrebbe spuntato una condanna assai più lieve.
Ma allora quali sono le colpe di AT e del Comitato Nazionale? Avere nominato D’Onofrio Arbitro Benemerito? Averlo premiato come dirigente dell’anno? Beh io non so quali siano stati i driver di scelta attraverso cui si è arrivati alla nomina di D’Onofrio a AB, e al suo premio. Però una cosa la so, avendo quasi 40 anni di anzianità di tessera: una e l’altra cosa sono due medagliette sul petto di latta, che non significano assolutamente niente prese ognuna per se stessa, ma che diventano funzionali a un percorso. Ovvero, nel momento in cui si rompe con una tradizione di oltre 12 anni di reggenza unidirezionale, un gruppo dirigente sente il bisongo di crearsi dei “ranghi” di persone fidate e per questo porta attorno a se un gruppo di lavoro. Mi viene da pensare che D’Onofrio fosse prima del fattaccio una di quelle persone su cui il gruppo di management voleva puntare per costruire un gruppo dirigente nuovo e alternativo. Scelta che si è rivelata del tutto infelice per una serie di questioni esterne.
Napisan ci dice, da persona che del diritto fa la propria vita, che bastava un occhio attento per rendersi conto che D’Onofrio non era un dirigente valido. Se io fossi il presidente dell’AIA vorrei Napisan a capo del team legale associativo, ma siccome non lo sono purtroppo il suo suggerimento, che si è rivelato vero e fondato, è rimasto lettera morta. Ma basta questo per pretendere che un gruppo dirigente a metà del proprio mandato tiri su e se ne vada?
Per alcuni si, perchè in questo forum, era già stato deciso a mezzo Fanpage che AT era colpevole, e che il presidente di Cinisello è una povera vittima del sistema.
Comoda come letteratura, anzi direi funzionale.
Ma funzionale a che cosa? Funzionale a una parte dell’Associazione che si è vista soccombente alle ultime elezioni per riemergere e per poter usare la vicenda D’Onofrio strumentalmente per poter mandar via il gruppo dirigente a metà del proprio mandato, usando ogni mezzo lecito (e anche meno lecito) per gettar guano addosso a Alfredo Trentalange.
Ha fatto bene a dimettersi? Non lo so, non sono nessuno per poterlo sapere e non ho una idea definita a riguardo. Io al posto suo lo avrei fatto, per dare un segnale di etica e di morale e per poter arrivare libero da ogni carica di fronte alla giustizia. Ma chissà se sia stata questa oppure no, la scelta giusta!
Chi siamo noi per giudicare i comportamenti di una persona? E ecco, io credo che da parte degli antagonisti di AT sia stato talmente evidente e talmente smaccato il tentativo di gettargli guano addosso, che lo hanno trasformato da un aspirante colpevole a un martire. E questo credo che i presidenti di Sezione lo abbiano percepito, e compreso.
Le persone con cui parlo ogni giorno si rendono conto che questo è stato un evento apocalittico, ma talmente eccezionale da essere imprevedibile. E per questo tutti mi dicono: come avremmo potuto saperlo? E se è vero che AT non aveva alcuna idea di trovarsi di fronte a una persona così esposta nei confronti della Giustizia, come avrebbe potuto fare diversamente?
Se qualcuno avesse avuto dei dati di fatto a confutazione di questo assunto, sarebbero certamente emersi in dibattimento. Ma siccome non esistono fatti, che possano dimostrare che vi sia stata una qualsivoglia negligenza nella gestione di D’Onofrio, ma perchè AT e il Comitato Nazionale dovrebbero far fagotto e andarsene?
Semmai, succederà tra 1 anno e mezzo, quando tireremo le somme di quello che si erano prefissi di fare, e di quello che hanno effettivamente fatto nel quadrinennio olimpico nel quale hanno governato.
Questo gruppo di management ha commesso degli errori? Ma certo, ne ha commessi e nemmeno uno solo. Alcuni di inesperienza, alcuni altri di eccessivo campanilismo. Certo che, poi, se appena ti apri a chi non era parte del tuo progetto, e questo una volta ottenuto di tornare “nel giro” alla prima occasione ti pianta in asso e ti accoltella alla schiena, certo non ti viene molta voglia di allargare lo steccato, e di essere inclusivo.
Ma questa è un’altra storia.
Come sta accadendo, io non mi aspetto un commento a queste mia riflessioni da parte degli utenti di questo forum che smaccatamente sono congruenti con la tesi che è tutta colpa di AT e che il Comitato Nazionale doveva dimettersi ecc. Ecc. Mi rendo conto di non meritare la loro attenzione.
Queste riflessioni sono destinate a tutti coloro che ci leggono in silenzio. E che non interagiscono in maniera evidente ma che pensano con la loro testa. E riflettono. Mi bastano loro, come uditorio e come destinatari di questi 4 pensieri sciolti.
E' assurdo dividere le persone in buoni o cattivi. Le persone o sono affascinanti o sono noiose.
(O. Wilde)