Conferenza stampa di fine stagione

[kocis]

Vorrei soffermarmi un attimo sullo "status" degli arbitri della CAN. Di fatto sono tutti professionisti che hanno lasciato il loro lavoro autonomo o si sono licenziati perchè dipendenti. L'AIA non ha ancora risolto, quando questi colleghi smettono per limiti di età o tecnici, cosa fargli fare per continuare a mantenere la famiglia. Coloro che avevano un'attività privata, forse, la possono riprendere, ma gli altri come fanno ad arrivare alla pensione? Non tutti possono essere inseriti in qualche OT o come commentatori televisivi, e allora? Dare la possibilità di poter riprendere a lavorare durante la settimana? Non lo so. Ma proposte concrete non mi pare esistono. Quando non esisteva il "professionismo" arbitrale, l'AIA mi pare che abbia avuto i migliori talenti anche internazionali.

[missed_approach]

L'AIA non ha ancora risolto, quando questi colleghi smettono per limiti di età o tecnici, cosa fargli fare per continuare a mantenere la famiglia. Coloro che avevano un'attività privata, forse, la possono riprendere, ma gli altri come fanno ad arrivare alla pensione?

Ad Amazon ti assumono anche se hai un passato da AE in CAN.Chiaro, passare da 150k a 26k annui è un bel downgrade ma l'AIA mica è l'INPS. In Italia c'è questa mentalità socialista dove "qualcuno" deve mantenerti.
Semmai, andrebbe rivisto il compenso: 150k per le responsabilità e i rischi di dismissione sono pochi.
Io sono per aumentare i compensi fissi ma a fine anno se non sei dentro tanti saluti e ti organizzi.
Anche sto reddito di cittadinanza del VAR PRO è ridicolo.

[Observer]

Vorrei soffermarmi un attimo sullo "status" degli arbitri della CAN. Di fatto sono tutti professionisti che hanno lasciato il loro lavoro autonomo o si sono licenziati perchè dipendenti. L'AIA non ha ancora risolto, quando questi colleghi smettono per limiti di età o tecnici, cosa fargli fare per continuare a mantenere la famiglia. Coloro che avevano un'attività privata, forse, la possono riprendere, ma gli altri come fanno ad arrivare alla pensione? Non tutti possono essere inseriti in qualche OT o come commentatori televisivi, e allora? Dare la possibilità di poter riprendere a lavorare durante la settimana? Non lo so. Ma proposte concrete non mi pare esistono. Quando non esisteva il "professionismo" arbitrale, l'AIA mi pare che abbia avuto i migliori talenti anche internazionali.

scusa, ma vediamo di capirci bene, perchè forse la mia vision sul mondo dell'AIA è limitata, ma dal punto di vista dei rapporti professionali e di lavoro ne so qualcosa ...

ho fatto sia il dipendente che il consulente nella mia vita.

e non ho mai visto, da nessuna parte, che una azienda xxxx si sia mai posta il problema di "come" un consulente professionale a contratto e a gettone avrebbe dovuto campare una volta terminato il contratto che lo vincola all'azienda summenzionata.

facciamo a capirci: persino nel rapporto di lavoro dipendente è prevista la cessazione del rapporto professionale per "giustificato motivo oggettivo" ovvero per la soppressione della mansione da parte della struttura organizzata.

qui non siamo nemmeno in questa ipotesi. gli arbitri CAN sono professionisti a contratto per corrispettivo a partita IVA con un contratto annuale, rinnovabile.

terminato il periodo di contratto, non è un problema dell'AIA come il professionista CAN continuerà nella propria carriera professionale.

del resto, prendono una sbarcata di quattrini anche per questo! per fare in modo che siano pronti al distacco quando il contratto, per ennemila motivi, non verrà rinnovato.

cioè qui non stiamo parlando di un vigile urbano ... ops di un operatore della polizia locale, che una volta inidoneo al servizio in strada viene impiegato in ufficio. con la risultante che, in questo paese disgraziato, siamo pieni di dattilografi sindacalizzati negli uffici della Polizia Locale, ma se cerchi un operatore in strada aspetti una vita.

qui stiamo parlando di rapporti di collaborazione a tempo determinato. peraltro, se i contratti non fossero scritti con i piedi, non ci sarebbero nemmeno appigli legali per qualsivoglia ricorso, ma sta di fatto che la cosa per sempre ennemila motivi è stata sempre così sottovalutata che fino ad ora, sono riusciti a infilare la polvere sotto il tappeto perdendo alcuni ricorsi, evitandone altri con il VAR di cittadinanza, ecc.

ma non esiste al mondo che un professionista, nel mondo del lavoro, perchè idoneo a una prestazione debba per questo avere il TFR, lo scivolo, o peggio ancora il posto a vita.

sono professionisti accidenti! ripassassero il termine sullo Zingarelli!

[javasup]

I professionisti di cui parli hanno tutti delle "casse previdenziali" che gli arbitri non hanno. Ad esempio Enasarco, Cassa Forense ecc

[benhorne]

C'è davvero da vergognarsi se la dismissione di Scatena venisse confermata. Gli venga dato lo stesso margine che hanno avuto alcuni colleghi prima di lui.

Vada come vada, si spera come sempre nel tanto buon lavoro degli avvocati questa estate e nell'autunno. È diventato oltremodo necessario che determinati personaggi rispondano nelle sedi opportune delle loro scelte.

[UW54]

Io non capirò mai perché nell'AIA ci sia sempre la regola e la deroga, poi è chiaro che si va avanti a ricorsi. Se è stabilito, a torto o a ragione, che un primo anno non si possa dismettere, non lo si dismette a maggior ragione se ha fatto 8 partite in un anno.

[Observer]

I professionisti di cui parli hanno tutti delle "casse previdenziali" che gli arbitri non hanno. Ad esempio Enasarco, Cassa Forense ecc

certo, che alimentano con versamenti volontari ... o no?
l'importo in fattura è onnicomprensivo.
se poi il libero professionista vuole farsi l'assicurazione sanitaria integrativa, la previdenza, l'assicurazione sulla casa o sull'animale domestico, compie una libera scelta in un libero mercato!

beninteso, io sono assolutamente favorevole a una revisione dei rapporti professionali tra gli Arbitri e il datore di lavoro, ma a determinate condizioni ... ovvero che se i colleghi CAN vogliono "davvero" essere trattati come professionisti ... va bene, ma potrebbero scoprire che la disciplina del lavoro autonomo non è poi così favorevole e "normata" come i nascenti sindacati vogliono fargli credere.

vedi ... amico mio ... qui il problema è che manca il requisito della trattativa relativa all'emolumento professionale. non siamo in un regime di concorrenza e di libero mercato dove il singolo Arbitro CAN può andare in trattativa e spuntare migliori condizioni in virtù della "unicità" del proprio contributo professionale.

se stessimo parlando di un consulente nel mondo IT, o Fiscale, uno avrebbe la scelta del posizionamento come leva di marketing. Se vuole il consulente della PriceWaterhouseCoopers lo paga, altrimenti si prende l'applicatico della Zucchetti e spera che gli vada bene (con tutto il rispetto per Zucchetti). Idem se vuole farsi certificare il bilancio, da KPMG, o da Deloitte Touche Tohmatsu.

I nostri ragazzi arrivano alla CAN in maniera del tutto "atipica" ma non sono (e non gli conviene essere) ne dipendenti ma ne tanto meno collaboratori autonomi.

E' un problema complesso, che richiede una risposta complessa e di alto livello consulenziale!

[Nereida]

Hai sollevato un tema delicato e importante, e condivido che sia una questione che richiede un approccio serio e ben strutturato.

È vero che i liberi professionisti operano in un mercato dove possono posizionarsi, negoziare, e scegliere i propri clienti — ma è altrettanto vero che gli arbitri, pur svolgendo un’attività altamente qualificata e sottoposta a costante valutazione, non godono delle stesse tutele né degli stessi margini di libertà.

Se da una parte non sono dipendenti, dall’altra nemmeno possono definirsi veri autonomi, visto che non esiste una reale contrattazione sul compenso né la possibilità di valorizzare individualmente il proprio contributo. In questo senso, parlare di trattamento “da professionisti” ha senso solo se si comincia davvero a riconoscere agli arbitri i diritti e le garanzie che spettano a chi svolge un’attività con serietà e responsabilità.

Credo quindi che sia giusto rivedere i rapporti professionali, ma tenendo conto delle specificità del ruolo e tutelando adeguatamente chi oggi, di fatto, si trova in un limbo giuridico non più sostenibile.