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Occhiali si, occhiali no: il Bernalda non può schierare Ghislandi e nasce un caso. Che succederà?
Sabato 13 febbraio, nel match valido per la quarta giornata di ritorno del girone D del campionato di A2, tra Bernalda e Regalbuto, prima dell’inizio della partita gli arbitri non hanno consentito alla squadra di casa di poter schierare il neoacquisto, tra l’altro nazionale belga, Marvin Ghislandi.
Oggetto della discordia gli occhiali del giocatore. La società lucana ha puntualmente preannunciato ricorso, e avanzerà la richiesta di poter rigiocare la partita contro i siciliani, invocando l’errore tecnico dei direttori di gara.
La domanda sorge spontanea: come mai è stato impedito al calciatore belga di scendere in campo per disputare la partita con il Regalbuto? La risposta l’ha data il direttore generale Mazzei nell’intervista rilasciata subito dopo la conclusione del match, rilevando che a Ghislandi sarebbe stata impedita la partecipazione al match proprio perché portava gli occhiali (CLICCA QUI PER L’INTERVISTA). Gli stessi con i quali non solo ha giocato la gara precedente contro il Polistena (nella foto di Valentina d’Elia si nota chiaramente, n.d.r.), ma gli stessi con i quali Ghislandi ha giocato sia le partite di Champions League con lo Charleroi (la sua precedente squadra di club prima del recente trasferimento in Italia) sia con la propria Nazionale in occasione delle gare di qualificazione ad Euro 2022 contro Finlandia e Montenegro (ricordiamo a proposito che il Belgio affronterà l’Italia il 9 marzo prossimo a Prato).
Per cui viene altrettanto spontaneo domandarsi: se già in campo internazionale, e in base alle normative UEFA vigenti, non c’è stato alcun tipo di problema circa l’impiego del giocatore belga con una montatura di occhiali evidentemente considerata a norma, perché allora contro il Regalbuto i direttori di gara hanno operato in maniera differente, tra l’altro sconfessando i colleghi che avevano diretto il precedente incontro con il Polistena?
Alla pagina 43 del Regolamento del Calcio a 5 per la stagione 2020-2021, al punto 4 della sezione “Equipaggiamento dei calciatori”, si legge testualmente: “E’ consentito l’uso di equipaggiamento protettivo non pericoloso, per esempio caschi, maschere facciali, ginocchiere e protettori del braccio, fatti di materiale soffice, leggero, imbottito, come pure cappellini per i portieri ed occhiali per lo sport”.
Quindi, se l’UEFA ha ritenuto a norma gli occhiali di Ghislandi consentendogli di prender parte ad avvenimenti sportivi a carattere internazionale, per quale motivo gli stessi occhiali non dovrebbero essere ritenuti adeguati per l’impiego nei nostri campionati di futsal?
Il giocatore non le ha certo mandate a dire nel commentare l’episodio sul proprio profilo facebook.
“…essere rifiutato di giocare a futsal per gli occhiali… In cinque anni che gioco ad alto livello è la prima volta che mi viene impedito di rientrare in campo per via dei miei occhiali, è una vergogna assoluta”.
Viene altresì da chiedersi il perché questi “dispositivi ottici” sono stati considerati regolamentari fino a qualche giorno prima del match contro il Regalbuto e improvvisamente vietati in quella gara?
La parola passa al Giudice Sportivo, ma da parte nostra, senza giocare ruoli di parte, propendiamo inevitabilmente per una clamorosa topica degli arbitri. D’altronde, tutti avranno ben presente lo juventino Davids, che giocava sistematicamente indossando un paio di occhiali (così come nelle competizioni internazionali con la maglia dell’Olanda): non ci sembra che la Juventus abbia mai dovuto far ricorso perché l’arbitro di turno abbia impedito al giocatore di scendere in campo indossando quei dispositivi certamente autorizzati.
Che se vengono definiti “per lo sport” anche dal nostro Regolamento, saranno - per ovvi motivi - prodotti realizzati in base a determinati parametri tecnici, per poi essere impiegati in condizioni che non pregiudichino la sicurezza tanto di chi li indossa quanto di chi può accidentalmente venirvi a contatto nelle fasi di gioco. Di sicuro un precedente sul quale la giurisprudenza sportiva deve subito adottare una decisione regolamentare palese e che non si presti a interpretazioni di sorta.