Firenze, 24 novembre 2017 - Molestie sul lavoro, in ambienti pubblici e privati. Non ne è esente il mondo sportivo. Lo sa bene Maria Grazia Maestrelli, consigliera di parità della città metropolitana di Firenze e da qualche mese della Regione Toscana, che, durante il suo incarico, ha trattato 50 denunce.
Donne molestate, discriminate, arrivate al punto di licenziarsi, pur di non subire più i palpeggiamenti di colleghi o datori di lavoro. «C’è anche chi ha rinunciato alla carriera di arbitro – spiega la consigliera – perché non ha voluto ‘fare la carina’ con il selezionatore regionale. E’ uno dei casi di discriminazione che non si è chiuso e ne sono amareggiata», spiega la Maestrelli. A rivolgersi alla consigliera è stata una ragazza di Prato. «Dopo aver rifiutato le attenzioni del selezionatore regionale, che verifica l’idoneità degli arbitri e assegna le gare – racconta Maestrelli – la ragazza è stata messa da parte. Non le è stata data la possibilità di avanzare nella carriera».
«Ho fatto il possibile, per quello che mi compete. Sono andata personalmente a Roma a parlare con il responsabile nazionale degli arbitri. Siamo state ascoltate dai legali dell’Associazione italiana arbitri e poi, un paio di anni dopo, convocate dai giudici sportivi a Coverciano. La ragazza è riuscita a trovare anche una collega che aveva subìto lo stesso trattamento. Ma il caso è finito nel dimenticatoio. Non si è saputo più nulla». Anche per questo per una donna non è facile parlare. «E’ bene denunciare le molestie, ma consapevoli che questo tira addosso tanto di negativo – aggiunge la Maestrelli – per questo la prima reazione della vittima è nascondere».
mo.pi
Fonte : la nazione