Ivan Savvidis, accompagnato da due guardie del corpo, ha minacciato l'arbitro per un gol annullato alla propria squadra. È attualmente ricercato dalla polizia. È il quinto stop in 5 anni. L'opposizione insorge contro il governo Tsipras.
ROMA - Il calcio greco torna nel caos e il governo sospende, per l'ennesima volta, il campionato. Questo a seguito dell'invasione di campo - con tanto di pistola alla cintola - del presidente del Paok di Salonicco, Ivan Savvidis, dopo l'annullamento per fuorigioco di un gol della sua squadra nella partita con l'Aek di Atene sul punteggio di 0-0. L'oligarca russo, 58enne di origini greche, ha fatto irruzione sul terreno di gioco all'89' seguito da un paio di nerborute guardie del corpo contestando (minacciando, dicono in molti) l'arbitro Georgios Kaminis che, due ore più tardi, a bocce ferme, ha poi convalidato la rete di Fernando Varela. Savvidis è ora ricercato dalla polizia assieme ad altre quattro persone.
L'annuncio è arrivato dal ministro dello Sport, Giorgos Vasiliadis, al termine di una riunione d'urgenza dell'esecutivo ellenico. "Abbiamo deciso di sospendere il campionato - le parole scandite dal ministro -. Le partite non si svolgeranno fino a quando il quadro della situazione non sarà totalmente nuovo e condiviso da tutti". Vasiliadis ha quindi aggiunto che della decisione è stata informata l'Uefa, che è "in contatto con Atene". Una fonte di polizia ha precisato che Savvidis è ricercato per "flagrante violazione della legge sportiva. Nel quadro di una specifica procedura, se entro mezzanotte si manterrà irreperibile, sarà perseguito secondo la normale legislazione". Savvidis, ha aggiunto la fonte, dispone del porto d'armi.
Dopo l'incredibile invasione di campo del patron del Paok, il ministro Vassiliadis aveva subito avvertito che ci sarebbero state conseguenze: "Certe scene non sono tollerabili e richiedono decisioni coraggiose". Anzi, la decisione estrema: lo stop alla massima serie dopo una consultazione con la Uefa. Che non è una novità assoluta per il calcio greco, travolto negli ultimi anni da gravissimi incidenti e scandali che hanno già portato al fermo del campionato.
A settembre del 2014 venne temporaneamente sospeso, a seguito della morte di un tifoso. Due mesi dopo fu bloccato una seconda volta per l'aggressione ad un arbitro di prima divisione e, nel 2015, si è fermato a causa dei violenti scontri tra i tifosi del Panathinaikos e le forze dell'ordine durante il derby di Atene giocato in casa contro l'Olympiakos. L'ultimo stop risale al 2016, quando la federazione ha deciso la sospensione dopo l'incendio doloso all'abitazione di Georgios Bikas, presidente dell'associazione arbitrale greca. La decisione della federazione è arrivata anche in seguito alle minacce ricevute da tre membri della commissione arbitrale.
L'opposizione è andata stamattina all'attacco del governo Tsipras, reo a suo parere di non aver fatto niente per fermare la deriva violenta nel calcio. "Avevano promesso di bonificare ultra e proprietà poco trasparenti e non ci sono riusciti" ha detto il portavoce del Pasok Andreas Loverdos. Nelle scorse settimane l'incontro tra Paok e Olympiakos è stato sospeso dopo che un oggetto lanciato dagli spalti ha colpito e ferito l'allenatore della squadra del Pireo Oscar Garcia. Un tribunale ha anche condannato il patron dell'Olympiakos, l'armatore Vangelis Marinakis, e i presidenti di Levadiakos e Atromitos a vendere le loro squadre per un caso di combine.
Fonte:
repubblica.it