Sconcerti, uno che talvolta potrebbe tacere invece di dire cose senza senso, commenta dicendo che gli arbitri per fare carriera devono arbitrare le big, quindi devono tenerselo buone e non scontentarle.
Parole folli che danno seguito a quelle recenti di caressa...
Giornalisti che Azzano la questione arbitri in questo modo...
Qui l'articolo da goal.com https://www.goal.com/it/notizie/serie-a ... bffk3qqgjm
Ormai quasi due anni fa si pensava che l'introduzione del VAR avrebbe cancellato le polemiche arbitrali dal nostro calcio, ma così non è stato. Anzi, ogni giornata di campionato offre una nuova polemica. Mario Sconcerti, sul 'Corriere della Sera', ha detto la sua riguardo la classe arbitrale.
"Si è reintrodotta la regola che l’arbitro che sbaglia contro una squadra non l’arbitrerà più per molto tempo. Una vecchia legge del taglione che è alla base della maggior parte dei sospetti di questi 90 anni. Un arbitro fa carriera se arbitra grandi partite. Per arbitrarle non deve farsi «squalificare» dalle grandi squadre. Per non farsi squalificare non deve scontentarle troppo. Questo non è un sospetto, è la regola forzata. E alla fine è ancora la grande società che sceglie da chi essere arbitrata".
Sconcerti dopo aver esposto la sua visione, non certo pulita e ottimistica, sugli arbitri e sul sistema, commenta anche il VAR.
"È un errore pensare cheil VAR sia scienza. Non lo è. La scienza dà risposte esatte, o sì o no. Il VAR è solo tecnica che può falsare la vita. Più rallenti un’azione e più la cambi. Se guardo una mano al microscopio non vedo dita, vedo un mostro. Non cambia in sostanza il problema di fondo: dobbiamo continuare a fidarci degli arbitri. Il VAR è un moltiplicatore di arbitri, non un taglio".
Infine arriva anche il richiamo all'ordine e l'auspicio di un nuovo pensiero comune che possa guidare il nostro calcio, da una parte e dall'altra.
"Dobbiamo ora scegliere in due, loro e noi. Loro di darsi un protocollo comune, regole certe e universali, tutti nel dubbio guardano tutto, non una volta sì e una no. Noi di capire che le nostre reazioni sono un’altra parzialità, perché un tifoso è di parte. Ma abbiamo diritto a essere trattati tutti alla stessa maniera. E aspettarsi molto di più da Nicchi e il suo mondo".