Sono tanti anni che non faccio più l'arbitro perché le mie scelte di vita mi hanno portato altrove, ma non rimpiango né queste (perché anche ora faccio ciò che mi piace) né quella scelta originaria (perché il tempo che ho passato all'interno dell'Associazione l'ho molto amato). E a me sono sempre piaciute le regole, incluse quelle associative: ed è giusto che chi le infranga sia punito. Però, detto questo, vorrei aggiungere un paio di cose.
Quando mi iscrissi a questo forum, ero molto curioso e ponevo domande in continuazione. Avevo tartassato con le mie domande i docenti al corso arbitri, ma non potevo monopolizzare il loro tempo, e tutte quelle domande che non avevo mai potuto porre loro le avrei riproposte qui. E uno di questi dubbi, che mi aveva seguito da sempre, era il punto di esecuzione del calcio di punizione indiretto. Un dubbio così grosso che decisi di
chiedere agli utenti in un thread apposito, ottenendo molte risposte utili da un utente in particolare, l'utente
tony, il quale compilò qualcosa che dopo tutti questi anni ricordo ancora: il suo
manuale del calcio di punizione indiretto. Non solo mi chiarì ogni dubbio, ma si può quasi dire che vedendo quell'elenco così preciso nacque in me la voglia di studiare tanto bene il regolamento del calcio da poter un giorno conoscerlo a un livello simile.
La mia domanda pertanto è: come possiamo classificare quest'attività divulgativa?
Non voglio che si crei confusione tra aspetti diversi, quindi lo dico qui come premessa generale: so che, a quanto pare, Arbitrino (il ragazzo oggetto del thread) pubblicava anche video in cui mostrava i procedimenti preparatori alle gare, e in alcune occasioni aveva anche commentato brevemente prestazioni altrui. Questo mi pare di aver capito, lui non ha contestato la ricostruzione (e ha anzi accettato di buon grado la sua pena), queste norme sono in un qualche modo di buon senso (perché parliamo di ambiti strettamente attinenti all'AIA) e perciò io non sono intervenuto. Fin qui mi sono trovato abbastanza d'accordo con tutte le parti in causa, per quanto possibile.
Ma non adesso. Perché se io vedo un articolo di giornale come quello postato da
BlueLord in cui si evidenzia l'importanza di spiegare il
regolamento (non aspetti tecnici o associativi interni all'AIA, o criticare prestazioni di colleghi), e comunque si prende in giro anche questa posizione, allora io devo dire che in questo sono in disaccordo. Stando a punti di vista simili, un post come quello che ho linkato sopra non dovrebbe nemmeno esistere.
Io voglio porre due domande, e a questo punto le pongo da totale inesperto. Perché come ho detto non faccio più parte dell'AIA, quindi ora come ora sto solo ponendo domande su argomenti che non tocco da tantissimo e su cui quindi, ragionevolmente, molti di voi ne sanno molto di più di me. E le due domande sono le seguenti.
- Fino a che punto, secondo voi, è anacronistica la scrittura dell'articolo 42 del regolamento associativo? Mi riferisco al fatto che il regolamento punisca pedissequamente le ‘interviste’ o le ‘dichiarazioni’, anche lasciate su forum a mezzo di nickname.
Regolamento associativo AIA, art. 42 ha scritto:4. Agli arbitri è fatto divieto:
[...]
e) di rilasciare dichiarazioni pubbliche [...]; in ogni caso, eventuali dichiarazioni non rientranti nei predetti divieti [...].
Ma mentre sulle interviste non c'è dubbio che tenga, sulle dichiarazioni sì: perché tutte le definizioni del termine lo declinano come una comunicazione più o meno ufficiale, il che si allinea a un regolamento scritto molti anni addietro in cui, per forza di cose, qualsiasi frase che potesse raggiungere un numero indeterminato di persona non era certamente una chiacchiera da bar, ma era o un'intervista o comunque una dichiarazione rilasciata a terzi in un contesto sufficientemente importante; il regolamento è sì stato poi emendato per includere il riferimento a ‘forum, blog, social network o simili’, ma a me resta il dubbio di come sia possibile che semplici conversazioni possano—da dizionario—costituire dichiarazioni per il semplice fatto di avvenire online e non al bar, come se una dichiarazione fosse tale in virtù del pubblico che può raggiungere anziché qualificarsi come tale a priori. - Ma lasciamo anche stare il primo punto, che è solo una questione linguistica: anche perché lo scontro legale c'è già stato e la sospensione è stata decisa, quindi evidentemente il regolamento può leggersi in tal senso; la mia opinione diversa lascia il tempo che trova. Andiamo piuttosto a quello che mi preme di più: il regolamento del calcio è un aspetto tecnico/associativo dell'AIA? Fare dichiarazioni in tal senso è quanto l'articolo 42 punisce, insieme al parlare delle gare dirette, al valutare colleghi, ecc.:
Regolamento associativo AIA, art. 42 ha scritto:4. Agli arbitri è fatto divieto:
[...]
e) di rilasciare dichiarazioni pubbliche in qualsiasi forma attinenti ogni aspetto tecnico ed associativo dell’AIA [...]
Qui io ho il mio cruccio principale.
A me sembra assurdo, e molto, che il regolamento possa mai contare come aspetto tecnico o associativo dell'AIA. Agli arbitri non è vietato parlare di calcio in generale (sarebbe inconcepibile sospendere un associato che apertamente tifa l'Italia ai Mondiali o agli Europei su Facebook), pertanto il calcio in sé non può essere aspetto tecnico o associativo; né tantomeno il regolamento allora,
che non è nemmeno edito dall'AIA: loro lo traducono in italiano e lo distribuiscono qui, ma
il regolamento è stilato dall'IFAB ed è proprietà loro. Sarebbe assurdo scrivere un post in cui si spiegano tutte le casistiche che possono portare a un calcio di punizione indiretto e dire di star rilasciando dichiarazioni su aspetti tecnici o associativi dell'AIA,
per me.
È ovvio che potrei sbagliare (ma in tal caso sono curioso di sapere dove il mio ragionamento sia fallace), però questo spiega perché io intervenga solo ora. Quest'articolo di giornale letteralmente parla di spiegare le regole, di avvicinare i ragazzi alle norme. C'è chi, anche prima, scriveva che l'AIA ha un'immagine da tutelare, e quindi se ci dev'essere qualcuno a spiegare il regolamento allora ciò deve avvenire col beneplacito dell'AIA. Ma perché qualcuno dovrebbe essere autorizzato dall'AIA a spiegare qualcosa che con l'AIA non c'entra nulla? Se io fossi ancora arbitro e volessi dichiarare pubblicamente che il calcio è un bello sport perché il campo è più grande che nella pallavolo,
nessuno (immagino) recriminerebbe, perché il calcio come sport non è un aspetto strettamente attinente all'AIA, e io non starei violando l'articolo 42. L'AIA
si occupa di calcio, ma non è
proprietaria del calcio.
Invece violerei quell'articolo se spiegassi le regole, anche se queste parimenti non sono proprietà loro? E un articolo di giornale che allo stesso modo sottolinei l'importanza di avvicinare i ragazzi alle regole, anche con video su TikTok, merita di essere deriso per la stessa ragione?