da digitalcam2016 il gio giu 08, 2017 6:38 am
Comunicato Ufficiale N° 382/C5 dell’ 1/06/2017 del CR LAZIO
Comunicazione del Presidente
Cari Amici
La stagione sta volgendo al termine, i campionati sono arrivati tutti alla loro conclusione e credo sia giusto fare, qui con voi, il punto sull’andamento di un anno calcistico che, purtroppo, è stato segnato da alcune situazioni che non posso esimermi dal sottolineare.
Al di là di come si sono conclusi i campionati, il cui andamento è stato più che regolare e in certi momenti anche avvincente per le attenzioni sportive che hanno richiamato, ci sono stati momenti in cui la trance agonistica ha valicato i confini della sana competizione sportiva, della normale tensione e di quel pizzico di nervosismo che possiamo riconoscere in ogni competizione.
Sottolineo questo aspetto con molto rammarico, con la tristezza di dover analizzare comportamenti e reazioni che non sono insite nel nostro movimento, ma che minano l’immagine dello stesso, che è sempre stato in linea con quei principi di correttezza e lealtà sportiva che sono alla base dei valori sportivi.
Purtroppo, i dati che ci sono stati forniti in materia di giustizia sportiva, evidenziano un elemento che considero allarmante, oltre che disarmante. E che colloca il Lazio ai primi posti tra i Comitati Regionali che hanno fatto registrare il maggior numero di sanzioni disciplinari per violenza nei confronti degli arbitri. Sanzioni che possono rientrare nell’applicazione di quanto disposto dal Comunicato n.104 della Federcalcio che, come avete ormai modo di conoscere, comporta, come sanzione, il pagamento, da parte delle società il cui tesserato ha commesso l’infrazione, delle
spese arbitrali della categoria interessata all’episodio che l’ha causata.
Sono state 46 le situazioni che potrebbero incorrere nell’applicazione del Comunicato 104. E queste riguardano soprattutto un campionato, quello della categoria Juniores, sicuramente la più delicata da gestire per tutti voi. Ma non sono mancati episodi anche in altri campionati dilettanti di calcio a 11 e di calcio a 5, anche se in numero minore. E, purtroppo, si sono registrate alcune situazioni sanzionabili anche nei campionati giovanili Giovanissimi e Allievi.
Alla luce di questa situazione, che suscita preoccupazione in tutti noi, mi corre il dovere di ricordarvi quanto sia importante l’impegno e il lavoro che voi dirigenti e tecnici siete chiamati a svolgere all’interno delle vostre società. La categoria Juniores, quella che accompagna i nostri ragazzi al compimento della maggiore età, è quella che comporta le difficoltà maggiori. Sia per le intemperanze giovanili, che si acuiscono al sorgere di una nuova fase della vita dei giovani; e sia per le influenze che gli stessi ragazzi, arrivati alla conclusione del percorso scolastico obbligatorio, subiscono giorno dopo giorno, per non dire ora dopo ora.
Il richiamo che sento il dovere di fare è quello di raddoppiare gli sforzi affinché si riesca a far capire a questi ragazzi quanto sia importante praticare calcio nel rispetto dei valori sportivi, che sono anche i valori della vita. So benissimo che le colpe, di quanto accade sui nostri campi, non stanno tutte da una sola parte, come magari qualcuno vuole far passare. Ma sono però convinto che sia nostro il compito di cambiare le cose, di invertire la tendenza, cercando di usare le strade dell’educazione e della prevenzione, piuttosto che quella della repressione.
So benissimo che non sempre gli arbitri che dirigono le gare sui nostri campi sono all’altezza della situazione, per via di una giovane età che non si sposa con esperienza e pragmatismo, per non dire addirittura con adeguata preparazione. Come so benissimo che da parte vostra c’è una certa insofferenza perché le vostre categorie sono spesso considerate una “nave scuola” per la classe arbitrale. Ma a voi dirigenti e voi tecnici, persone che in moltissimi casi siete padri di famiglia con
un’esperienza calcistica più che decennale, non posso che rivolgere l’appello affinché siate i primi ad alzare la barriera di protezione per fermare questo flusso di violenza che mina tutto il movimento, e non parlo soltanto sul piano dell’immagine.
Voglio infatti ricordare che le conseguenze degli atti di violenza si possono avere anche sul piano penale, e non solo su quel piano economico che può portare a delle crisi irreversibili all’interno della gestione delle vostre società.
Da parte del Comitato Regionale Lazio sono state messe in atto tutta una serie di iniziative che tendono a valorizzare ed esaltare i comportamenti in linea con quelli della lealtà e del rispetto. Iniziative come quelle di “Leali fino in fondo”, che attraverso i buoni comportamenti vuole fornire un sia pur piccolo aiuto economico alle società premiate; oppure, sostenendo le campagne di sensibilizzazione di fenomeni sociali quali il bullismo, la violenza sulle donne e altro. Senza
dimenticare il premio disciplina, che da tantissimi anni e senza mai perdere l’entusiasmo iniziale, assegniamo a quelle società che sul piano comportamentale risultano le migliori ad ogni fine stagione. Un premio che, forse, in alcune società non ha riscontrato quel valore che merita di avere.
A breve, poi, daremo vita a dei corsi di formazione (articolati su poche ore di lezione) riservati ai dirigenti accompagnatori delle squadre, figure che hanno grande importanza nell’organizzazione di una società, anche se troppo spesso questo ruolo viene lasciato all’improvvisazione e alla casualità. Il nostro intento è quello di fornire le adeguate conoscenze affinchè ci sia un corretto rapporto con la terna arbitrale fin dal momento della presentazione delle liste di gara, nel corso della partita e alla fine della stessa, evitando incomprensioni e malintesi che contribuiscono ad alzare la tensione tra le parti. Il nostro obiettivo, sarà quello di fornire, al termine dei corsi, i dirigenti accompagnatori di un attestato che ne qualifichi il ruolo.
In collaborazione con l’AIAC del Lazio, l’Associazione Italiana Allenatori di Calcio, vigileremo poi con particolare attenzione alla presenza in panchina di allenatori abilitati in tutte le categorie in cui è previsto l’obbligo di avere un tecnico tesserato. Un passaggio che vuole contribuire a qualificare sempre di più le presenze a bordo campo, responsabilizzando le diverse parti che animano una partita di calcio.
Nel ringraziarvi ancora per quanto sapete e volete fare per supportare e mandare avanti il nostro movimento, chiudo questa mia breve relazione rinnovandovi l’invito a raddoppiare gli sforzi affinché, tutti insieme, si riesca a invertire la tendenza e si possa consentire al nostro movimento di far emergere il suo lato migliore, fatto di passione, amore ed entusiasmo.
Roma il 1° giugno 2017
IL PRESIDENTE
Melchiorre Zarelli
Il Presidente ZARELLI con il citato comunicato ha evidenziato l'aumento della violenza nei "So benissimo che le colpe, di quanto accade sui nostri campi, non stanno tutte da una sola parte, come magari qualcuno vuole far passare. Ma sono però convinto che sia nostro il compito di cambiare le cose, di invertire la tendenza, cercando di usare le strade dell’educazione e della prevenzione, piuttosto che quella della repressione.", e poi "So benissimo che non sempre gli arbitri che dirigono le gare sui nostri campi sono all’altezza della situazione, per via di una giovane età che non si sposa con esperienza e pragmatismo, per non dire addirittura con adeguata preparazione. Come so benissimo che da parte vostra c’è una certa insofferenza perché le vostre categorie sono spesso considerate una “nave scuola” per la classe arbitrale...."; al riguardo, nella pubblicazione di questa missiva circostanziata mette in risalto le responsabilità della gestione arbitrale laziale, delegittimandola pubblicamente di fronte alle società calcistiche laziali.
Sicuramente si sono verificate situazioni particolari nei campi di gioco, nel triennio della gestione Palanca, però è opportuno e doveroso, per il bene della classe arbitrale laziale, che l'AIA centrale, con le prossime nomine, risolva tale situazione.