"Intervengo per l'ultima volta, ma sono stato tirato in ballo in modo del tutto inopportuno. Poi parlerò in seguito solo in altre sedi. Inizio tranquillizzando l'Esanatoglia: d'accordo con il Presidente regionale, non avrete più gli arbitri della sezione di Jesi! In attesa dell'uscita del Comunicato Ufficiale, che renderà di pubblico dominio i particolari di quanto accaduto con le relative sanzioni (e su tutto ciò né posso né voglio entrare) ribadisco, sentito l'arbitro, quanto gravi, gravissimi, siano stati i fatti accaduti nella gara di Coppa Marche di Seconda Categoria Esanatoglia - Agugliano Polverigi, culminati con UN ATTO DI VIOLENZA all'arbitro, colpito sia con uno sputo in pieno viso sia con un pugno alla mano. Ma non è accaduto solo questo: chi avrà la pazienza di leggere il Comunicato Ufficiale quando uscirà, penso potrà facilmente rendersi conto del clima difficile (e uso un eufemismo...) vissuto dall'arbitro in quel contesto. Questi sono i fatti accaduti sui quali si pronuncerà il Giudice Sportivo. E questa vi pare una partita di calcio? Alla luce di questi fatti, il Comunicato dell'Esanatoglia si rivela per quello che è: un documento pieno di considerazioni fuori luogo, contenente affermazioni false e pure considerazioni inappropriate sulla mia persona delle quali gli estensori saranno chiamati a rispondere nelle sedi opportune. Nel comunicato dell'Esanatoglia, inoltre, manca ogni pur minimo tentativo di scusarsi con l'arbitro per il comportamento riprovevole di alcuni suoi tesserati, laddove l'invocata "necessità di maggior rispetto verso gli arbitri" non sostituisce certo le mancate scuse. Che, sia chiaro, non sono obbligatorie, ma in un mondo civile...
Del comunicato dell'Esanatoglia vanno comunque evidenziati i seguenti punti:
Punto 1: il mezzo web da me utilizzato, che nel comunicato mi viene contestato, è uno dei modi a mia disposizione per denunciare un grave atto di violenza commesso ai danni di un mio associato, della cui incolumità, essendo io suo presidente e designatore, sono responsabile. Tale denuncia è fatta al solo scopo di evitare che in futuro altri possano soffrire tutto quello che ha sofferto quel ragazzo in questa gara e per far presente a che livello di inciviltà si possa giungere in certi campi di "gioco".
Punto 2: l'inizio fuorviante del comunicato non ha nulla a che vedere con quanto io ho denunciato: chi si è permesso mai di dire una sola parola sulla storia dell'Esanatoglia calcio negli ultimi cinquant'anni? Io mi sono riferito a questa sola gara, nella quale vanno individuati i responsabili di quanto accaduto, che sono inseriti nei ranghi attuali dell'Esanatoglia calcio.
Punto 3: "La gravità del gesto" del vostro calciatore posso e debbo giudicarla liberamente anche io (ci mancherebbe!), che mando settimanalmente gli arbitri sui campi di gioco: casomai è la pena relativa a quel gesto che viene stabilita non da me, ma "dagli organi di giustizia preposti". E' una differenza non difficile da cogliere. Inoltre il fatto di non essere presente all'incontro non mi esonera (anzi è un mio obbligo!) dal dover ricevere i fatti dalla voce dell'arbitro da me designato a dirigere la gara, e dal darne un giudizio di merito per quanto compete le mie funzioni.
Punto 4: definire le mie parole "toni offensivi e minatori" è un'inaccettabile distorsione delle stesse e anche per questo mi vedo costretto a tutelarmi nelle sedi opportune.
Punto 5: le parole "troglodita, codardo, violento e vigliacco" (che ho utilizzato con cognizione di causa e che ribadisco, poiché l'uso della lingua italiana è la base di ogni comunicazione) qualificano alla perfezione l'autore del gesto violento nel momento in cui lo commette: un violento sputo al volto da distanza ravvicinata ad un ragazzo, ad un arbitro, e un pugno in una mano. Con tutto il rischio connesso che la saliva, entrando nell'occhio, possa provocare un grave danno alla salute della vittima, per la trasmissione di eventuali malattie! Per rimanere poi al solo termine "troglodita": nel Dizionario Treccani l'uso figurato della parola qualifica una "persona rozza o molto arretrata sul piano culturale e scientifico". Ebbene: chiunque compie quel gesto in quei modi e in quel contesto è (vocabolario della lingua alla mano) qualificabile come minimo come "troglodita, codardo, violento e vigliacco". O dovrei qualificarlo come un "gentleman"? Non vedo dove stia l'offesa? L'offesa fisica violenta, signori, l'ha commessa il vostro calciatore! Non giriamo la frittata! E questa sarebbe da parte mia violenza verbale? Per il solo fatto di aver qualificato con i vocaboli appropriati il gesto violento commesso? Da tutto ciò ne consegue che qualificare il mio intervento come "offensivo" è del tutto gratuito e destituito di fondamento! Sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Punto 6: l'Esanatoglia scrive che "l'arbitro non ha assolutamente subìto nessuna violenza fisica né psicologica, né da parte dei giocatori, né da parte dei dirigenti". Falso! Ebbene sappiano tutti che lo sputo è violenza fisica, inserito dal Regolamento del gioco del calcio fra gli atti di "condotta violenta"! Che in quel caso, unitamente al comportamento di alcuni tifosi, calciatori e dirigenti dell'Esanatoglia, ha procurato violenza psicologica. Dunque nel comunicato dell'Esanatoglia è stato dichiarato il falso!
Punto 7: l'auspicio di mettere fuori rosa il colpevole non era da parte mia "un occuparsi dei tesserati" dell'Esanatoglia, era solo una speranza, peraltro rivolta a chiunque si faccia autore di atti di violenza. Infatti ho usato non a caso il verbo "spero" (indicativo presente). Per il resto ci penserà il Giudice Sportivo, Codice di Giustizia alla mano, ad allontanare il colpevole dai campi di gioco per il tempo che riterrà opportuno.
Punto 8: inoltre, qualificare il mio intervento (mirato a denunciare una grave violenza fatta ad un mio associato nel tentativo che fatti simili non si ripetano) "attacchi" che vanno a ledere "nome dignità e onore" della società, rappresenta davvero una distorsione della realtà e un'inversione di ruoli inaccettabili. Cari signori, chi eventualmente ha leso "nome dignità e onore" della vostra società e ne ha "denigrato il nome" sono quei calciatori, dirigenti e tifosi della vostra stessa società, che si sono resi colpevoli di gravissimi atti di violenza fisica e verbale ai danni dell'arbitro, i cui atti saranno a breve sanzionati.
Punto 9: quanto al pretendere che io avrei dovuto "mettermi in contatto con la società per avere una visione più globale di quanto accaduto" è davvero assurdo! No signori: nel mondo civile non funziona così. Nel mondo civile è chi sbaglia (per giunta in modo così grave) che casomai doveva contattare le vittime della violenza subita, o chi li rappresenta, per scusarsi! La visione globale me la danno i miei ragazzi e gli osservatori che periodicamente mando per valutarli, poiché sono abilitati ad espletare quel ruolo di "ufficiali di gara" e di "osservatori".
Punto 10: per quanto riguarda la paura di "intaccare la regolarità del campionato", chiedendosi "con quale spirito verrà diretta una partita dell'Esanatoglia" è già di per sé un'insinuazione assai grave gettata sull'intera classe arbitrale, che spero verrà presa in considerazione dagli organi federali, con l'apertura di un fascicolo nei confronti degli estensori. E comunque, non certo per raccogliere tali insinuazioni, ma per non creare problemi ai miei ragazzi, già mercoledì avevo concordato col Presidente Regionale il fatto di non inviare più arbitri della sezione di Jesi (gli unici che rappresento) a dirigere gare dell'Esanatoglia, provvedendo a rifiutare la gara di sabato dell'Esanatoglia che avevo lunedì sera (come faccio ogni lunedì, dunque prima dell'accaduto) già designato. Così tutti saremo tranquilli.
Infine, ribadisco che, per quanto mi riguarda, l'unica strada per "arginare situazioni di violenza" è quella di allontanare dai campi di gioco chi si rende colpevole della stessa violenza!
Dispiace constatarlo, ma il comunicato dell'Esanatoglia poteva rappresentare un'occasione importante per assumersi fino in fondo le proprie responsabilità! Infatti, riconoscere "la gravità del gesto del nostro tesserato, che noi condanniamo senza ombra di dubbio" non è sufficiente: perché allora non condannare anche i comportamenti violenti, anche solo verbali, degli altri giocatori, dirigenti e tifosi della vostra società, che hanno intimorito l'arbitro? Le uniche parole che in tale ottica, a mio avviso, quel ragazzo, dopo tutto quello che è stato costretto a subire e a sopportare, meritava di ascoltare, purtroppo voi non gliele avete saputo dire: Ti chiediamo scusa per il comportamento violento di alcuni nostri tesserati". Non era chiedere molto!".
Riccardo Piccioni