quagliabella ha scritto:io comincio a pensare che non sia poi cosi un dramma fallire. non paghi i debiti (i puffi, come dicono dalle mie parti) riparti da categorie di poco inferiori e nelle quali hai poca concorrenza, con un nome praticamente identico, tanto che le persone manco se ne accorgono (mai visto qualcuno gridare forza Città di Palermo o forza Napoli Soccer) e tempo due tre anni torni dov'eri... un po come quelle ragazze che ne hanno fatto "più di carlo n francia" , vanno dal chirurgo a rifarsi l'imene intatto e poi diventano di nuovo signore rispettabili .. scusate il paragone un po greve ma rende l'idea
Dipende dai punti di vista. Innanzi tutto devi considerare cosa significhi il fallimento di una società (di calcio, ma non solo): i dipendenti, già creditori di emolumenti retributivi, a spasso. I tecnici ed i calciatori (questi ultimi, in verità, sono i meno danneggiati) svincolati a parametro zero. L'indotto, inteso come merchandasing, strutture alberghiere e ristorative, dall'hotel di lusso che ospita arbitri e ospiti sino alle roulotte che vendono birra e salamelle, in deficit. E poi, dal punto di vista sportivo, la risalita, soprattutto dall'inferno della serie D, non è agevole, infatti sia il Napoli che la Fiorentina ripartirono dalla serie C, ed addirittura la viola dopo un anno di C2 fu incredibilmente promossa direttamente in serie B. Ciò detto, al fallimento non vi era alternativa.
Non è che ho paura di morire. Solo che non voglio esserci quando accadrà. W. Allen